“Mangiare senza limiti in poco tempo, il binge eating può colpire chiunque. Lo psicologo a volte non basta”. Parla l’esperto

Oggi, 15 marzo, è la giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata ai disturbi del comportamento alimentare. Il Dottor Lorenzo Giacomi – psicologo clinico – racconta cos’è il Binge Eating Disorder e mette in allerta sulle prime avvisaglie a cui prestare attenzione: “Può colpire chiunque e non esiste un prototipo di paziente, ma ci sono alcune tendenze comuni”.

In cosa differisce il Binge Eating Disorder rispetto ad altri DCA?

“A differenza di altri disturbi, nel Binge Eating (in cui una persona mangia grandi quantità di cibo in breve tempo e in modo incontrollato) non ci sono comportamenti compensatori come il vomito. Questo porta spesso a sensi di colpa e vergogna”.

È un disturbo che può colpire chiunque?

Spesso le ragazze adolescenti, ma sì, può colpire chiunque. E soprattutto non è una questione di ‘peso’. Le persone che ne soffrono possono essere normopeso o sovrappeso. Non esiste un ‘prototipo’ di paziente con Binge Eating. Tuttavia, ci sono alcune tendenze comuni.

Per esempio?

“Difficoltà emotive e problemi con la propria immagine corporea. In generale, riguarda un rapporto disfunzionale con il cibo, dove il cibo viene utilizzato per gestire emozioni difficili invece che per nutrirsi. E poi ci sono i fattori legati alla vita familiare. I traumi nell’infanzia, come per esempio abusi o una grande trascuratezza. Anche una famiglia distante o un ambiente poco supportivo può contribuire, poiché la mancanza di legami affettivi forti può spingere una persona a cercare conforto nel cibo, scaturendo un meccanismo di coping”.

Prima parlava degli adolescenti. Cosa può fare un genitore ad accorgersi delle prime avvisaglie e come può muoversi?

“I genitori devono fare attenzione ai cambiamenti nell’umore del figlio, legati al cibo: mangiare in segreto oppure se sembra che l’adolescente utilizzi il cibi per affrontare le emozioni difficili. Ovviamente anche se mostra preoccupazione eccessiva per peso, calorie e immagine corporea ma questo vale più in generale per i DCA”.

Cosa non deve fare assolutamente un adulto?

“Giudicare o minimizzare il problema. Se il disturbo sembra persistere, un genitore dovrebbe cercare l’aiuto di un professionista, come uno psicologo”.

Lo psicologo è sufficiente?

“I DCA possono essere trattati in modo efficace con la psicoterapia, che aiuta a comprendere e affrontare le cause emotive e psicologiche del disturbo. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è una delle opzioni più efficaci, poiché aiuta a modificare i pensieri e i comportamenti disfunzionali legati al cibo. Tuttavia, in alcuni casi, può essere necessario anche l’intervento di uno psichiatra, soprattutto se ci sono comorbidità, come depressione, ansia o altre problematiche psicologiche che richiedono un trattamento farmacologico. Un psichiatra può prescrivere farmaci per aiutare a gestire questi sintomi, ma la psicoterapia rimane una parte fondamentale del trattamento”.

A quali altre sfere della personalità è collegato il cibo? 

“Oltre a quanto già detto, è legato anche all’autostima: una relazione disfunzionale con il cibo può riflettere insicurezze o insoddisfazione per l’immagine corporea. Per alcuni, può rappresentare un mezzo per cercare controllo quando ci si sente vulnerabili o sopraffatti”.

Che ruolo ricoprono i social media in questo contesto?

“Negativo, perché spesso promuovono ideali di bellezza irrealistici, creando pressione sull’immagine corporea. La continua comparazione con altri può far sentire le persone inadeguate, alimentando ansia e comportamenti disfunzionali legati al cibo. Ma anche positivo perché possono anche offrire supporto e comunità, dove chi soffre di DCA può condividere esperienze e trovare solidarietà. Inoltre, molte pagine educano su un rapporto sano con il cibo e promuovono l’accettazione del corpo, contribuendo a sensibilizzare e ridurre lo stigma”.

Qual è il miglior supporto che possono dare le persone che sono accanto a chi soffre di DCA?

“Ascoltare con empatia e senza giudicare. È importante incoraggiare la persona a cercare aiuto professionale e sostenere il percorso di cura, anche nei momenti difficili. È fondamentale avere intorno a sé un ambiente di accettazione e di rispetto, evitando commenti su peso e aspetto estetico”.

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Fonte : Today