Apple rimanda il lancio della nuova Siri: proviamo a capire perché

Alla WWDC di giugno 2024, assieme alle altre funzioni di Apple Intelligence, Apple ha presentato in anteprima una nuova versione di Siri più intelligente, con l’intenzione di lanciarne la versione definitiva con un successivo aggiornamento di iOS 18. La nuova assistente virtuale è in grado di comprendere il contesto delle conversazioni e capire ciò che avviene sullo schermo in ogni momento, utilizzando le informazioni raccolte per condurre una conversazione con l’utente sulla base di richieste complesse. Nelle intenzioni di Apple, la nuova Siri può inoltre utilizzare le app installate sul telefono per compiere operazioni per conto dell’utente.

Mentre le altre funzionalità di intelligenza artificiale sono arrivate alla spicciolata nel corso degli ultimi mesi su iPhone, iPad (nei paesi supportati) e Mac (anche in Europa), Siri è rimasta ferma ai blocchi di partenza, salvo per qualche limitato miglioramento alle capacità di comprensione dei comandi.

Siri non è pronta
Ora sappiamo perché: la nuova Siri non è pronta per il lancio. Alla fine della scorsa settimana, con un’inusuale comunicazione ufficiale, Apple ha confermato che la versione potenziata dell’assistente non debutterà su iOS 18 ma arriverà in una data futura non meglio precisata.

La formula “in the coming year” utilizzata dai portavoce della Mela nella dichiarazione rilasciata alla stampa è vaga e si presta a differenti interpretazioni. Può voler dire “nel corso dei prossimi 12 mesi”, o “nel corso dell’anno che viene”, quindi nel 2026. Quel che è certo è che l’atteso lancio in primavera, possibilmente con iOS 18.4, non avverrà. È invece molto probabile che vedremo debuttare la nuova Siri con iOS 19, di cui ci attendiamo un’anteprima alla prossima WWDC, a giugno 2025.

Alti e Bassi dell’IA di Apple
Il lancio di Apple Intelligence è stato finora caratterizzato da buoni risultati, sporcati però da qualche scivolone importante. Mentre molte delle funzioni, in particolare quelle di supporto alla scrittura e di generazione delle illustrazioni, sembrano funzionare abbastanza bene, altre lasciano molto a desiderare.

In particolare, Apple è finita sotto accusa per le clamorose imprecisioni delle funzioni di riassunto delle notifiche, che pur restituendo spesso risultati accettabili, talvolta generano sommari sbagliati, o – forse ancora peggio – corretti ma caratterizzati da un tono del tutto inadeguato alle informazioni sensibili che dovrebbero comunicare. Ha fatto notizia ad esempio il caso di un utente che ha appreso di essere stato lasciato con messaggio della ex riassunto così dall’iPhone: “Relazione finita; rivuole le sue cose dall’appartamento”. La funzione è attualmente disabilitata per le notizie, dopo che il sistema aveva generato delle vere e proprie fake news, sostenendo che Luigi Mangione si fosse sparato in carcere, o che il Premier israeliano Netanyahu fosse stato arrestato.

Perché Siri è in ritardo: tre ipotesi

Apple non ha chiarito il motivo preciso per cui ha scelto di ritardare il lancio della nuova Siri, limitandosi a dire che lo sviluppo della funzione sta richiedendo più tempo del previsto.Secondo il sempre ben informato Mark Gurman, giornalista di Bloomberg, gli ingegneri di Apple avrebbero riscontrato che la versione di test della nuova Siri è piena di bug e troppo instabile, dunque inadatta al lancio pubblico.Del resto le aspettative riposta da Apple nella nuova funzione sono molto alte. I casi d’uso mostrati dall’azienda durante l’anteprima di Siri alla WWDC dello scorso anno richiedono estrema precisione nella gestione ed elaborazione delle informazioni. Se un utente chiede a Siri “qual è il mio numero di passaporto”, o “quando atterra l’aereo di mamma” (due esempi fatti proprio da Apple), il sistema deve essere in grado di capire perfettamente il contesto e di restituire sempre e comunque la risposta esatta. Non può dirci un numero di passaporto con una cifra errata, né può confondersi con il volo preso da mamma due settimane fa. Una risposta parzialmente corretta, insomma, non basta. Ottenere questa precisione, considerata la ben nota tendenza degli LLM ad “allucinare”, è però estremamente difficile (se non, secondo alcuni, impossibile).

In altre parole, se altre funzioni basate sull’IA possono funzionare anche senza essere perfette, la nuova Siri deve attenersi a standard ben più stringenti. E quindi, dal punto di vista di Apple, meglio annunciare un ritardo e prendersi la cattiva pubblicità per una decisione impopolare, anziché rilasciare una funzione che potrebbe innescare crisi di reputazione ben peggiori nel caso dovesse commettere errori o mettere in pericolo gli utenti fornendo informazioni errate.

Due Siri
L’altra ipotesi è che Apple non sia riuscita ad unificare come previsto le due differenti versioni di Siri, quella più obsoleta a cui sono demandate le funzioni più semplici (dall’attivazione di timer e sveglie alle informazioni sul meteo, per capirci) e quella nuova e più intelligente, che dovrebbe intercettare comandi e conversazioni più complesse.Senza conoscere dettagli tecnici è difficile capire a fondo quanto ci sia di attendibile in questa ipotesi, ma è verosimile che la difficoltà di integrare nuova e vecchia Siri possa aver contribuito a complicare ulteriormente l’aggiornamento.

Il rischio “prompt injection”

C’è una terza ipotesi, che ha a che fare con la sicurezza. Secondo lo sviluppatore Simon Willison, creatore dell’app di analisi Datasette, Apple non è ancora riuscita a blindare la nuova Siri contro il rischio di attacchi di tipo “prompt injection”, una forma di hacking molto efficace nel bypassare i limiti di sicurezza degli LLM.

“Queste nuove funzioni di Apple Intelligence prevedono che Siri risponda alle richieste di accesso alle informazioni nelle applicazioni e poi esegua azioni per conto dell’utente”, spiega Willison. “È la peggiore combinazione possibile per gli attacchi di tipo prompt injection. Ogni volta che un sistema basato su LLM ha accesso a dati privati e app che può comandare direttamente, ed è esposto a istruzioni potenzialmente dannose (come e-mail e messaggi di testo da sconosciuti non attendibili) c’è un rischio significativo che un aggressore possa sovvertire questi strumenti e utilizzarli per danneggiare o sottrarre i dati dell’utente”.

Considerata la credibilità che Apple ha maturato negli anni sul tema della privacy, è facile capire come anche in questo caso la pubblicità negativa di un lancio ritardato sia preferibile ai rischi che deriverebbero dal mettere in mano a miliardi di utenti un prodotto acerbo e non abbastanza sicuro.

Le conseguenze del ritardo
C’è poi un’altra prospettiva da considerare: quella del marketing. Contestualmente all’annuncio del ritardo della nuova Siri, Apple ha infatti ritirato anche lo spot in cui l’attrice Bella Ramsay utilizza una funzione dell’iPhone che di fatto non esiste (la nuova Siri, appunto) per riconoscere una persona incontrata a un party. Se è vero che da una parte Apple sceglie il male minore a ritardare un prodotto non ancora pronto, dall’altra viene quindi da chiedersi su quali aspettative interne l’azienda abbia basato l’intera campagna di lancio di Apple Intelligence.

Non è la prima volta che Apple ritarda o cancella un prodotto. Ci fu già in passato il caso del famoso iPhone 4 bianco, nel 2011. L’azienda, allora guidata ancora da Steve Jobs, rimandò di ben dieci mesi il lancio del prodotto, perché la finitura chiara non rispettava gli standard qualitativi di Cupertino. Qualcuno ricorderà forse anche l’AirPower, il supercaricatore wireless che fu cassato a 18 mesi dall’annuncio. In entrambi i casi si trattava però di lanci di importanza relativa rispetto al resto della strategia commerciale. Apple Intelligence, e in particolare la nuova Siri, sembra invece essere il frutto di decisioni affrettate radicate ben più a fondo nella struttura decisionale dell’azienda.

A giudicare dalle tempistiche di lancio delle nuove funzioni, l’impressione è infatti che Cupertino abbia voluto anticipare i tempi per rispondere alle pressioni della concorrenza e soprattutto per non apparire indietro sul tema tecnologico del momento.Se non fosse stato per la corsa all’oro dell’IA generativa e la frenesia generalizzata dei mercati e degli investitori, forse Apple avrebbe atteso senza troppa fretta la WWDC 2025 per annunciare l’intera piattaforma. Presentare qualche sparuta funzione AI per iOS 18 nel 2024, e poi rimandare un lancio più corposo a quest’anno, in vista di iOS 19, avrebbe evitato parecchi grattacapi.

Se fosse davvero andata così, sarebbe la prima volta nella storia recente di Apple che pressioni di mercato e necessità di marketing prevalgono su scelte ingegneristiche e di design: il risultato di questa deviazione dalla regola aurea che ha guidato le decisioni di Apple dalla fine degli anni 90, è sotto gli occhi di tutti. E chissà che, fra qualche mese, non ci siano conseguenze importanti anche sull’organigramma della leadership di Cupertino.

Fonte : Repubblica