Orissa: cristiani privati del diritto alla sepoltura, costretti a convertirsi all’induismo

A Siunaguda, nello Stato dell’Orissa, una famiglia cristiana si è vista negare il diritto di seppellire un proprio caro finché non avesse accettato di riconvertirlo all’induismo. L’episodio, che rientra in un più ampio contesto di discriminazione religiosa, ha sollevato preoccupazione tra attivisti e leader religiosi, che denunciano una crescente pressione sulle minoranze cristiane negli Stati tribali in India.

Nabarangpur (AsiaNews) – Ad alcuni cristiani dello Stato indiano orientale dell’Orissa è stato negato il diritto di seppellire i propri cari finché non si fossero convertiti all’induismo. L’episodio più recente risale al 3 marzo, quando a Siunaguda, un villaggio a 20 km da Umerkote, nel distretto di Nabarangpur, la famiglia di un uomo di 70 anni si è vista rifiutare il permesso di sepoltura.

“Come si legge nel preambolo della Costituzione indiana, l’India è una repubblica sovrana, socialista, laica e democratica che garantisce giustizia, libertà, uguaglianza e fraternità. Il diritto alla libertà di religione è garantito dagli articoli 25-28, che comprendono la libertà di professare, praticare e propagare la religione”, ha affermato Turpu Santa, il figlio maggiore dell’uomo deceduto. “Per cui abbiamo tutti i diritti, in quanto cittadini indiani, di seppellire i nostri cari nella nostra terra”, ha aggiunto.

“E invece non ci è permesso nemmeno di seppellire il nostro caro padre nella nostra terra in quanto cristiani”, ha denunciato Turpu Santa, in seguito alla richiesta, da parte degli abitanti del villaggio di convertirsi all’induismo. Siunaguda è un villaggio a maggioranza indù in cui solo tre famiglie sono cristiane. “Abbiamo accettato l’induismo per paura”, ha aggiunto il figlio maggiore, spiegando che il padre aveva abbracciato il cristianesimo cinque anni prima, ma è stato costretto a una riconversione postuma all’induismo.

Ajay Suna, missionario della Blessings Youth Mission (BYM) a Siunaguda, ha espresso solidarietà alla famiglia in lutto. 

L’episodio si inserisce in un quadro più ampio di discriminazioni nei confronti delle minoranze religiose. “A causa di alcune persone irrispettose, insensibili e prive di empatia, l’India, nota per la sua tolleranza, il rispetto, l’ospitalità, la pace, la fraternità e la fratellanza, perde la sua immagine di Paese laico”, ha sottolineato Benjamin Upasi, responsabile di Brothers In Assembly  a Umerkote

Secondo Ajaya Singh, sacerdote cattolico e attivista per i diritti umani, la negazione della sepoltura è una grave violazione dei diritti fondamentali: “Si tratta di una violazione costituzionale dei diritti umani e di una mancanza di rispetto per la dignità della persona anche dopo la morte”.

Singh ha ricordato che la recente sentenza della Corte Suprema indiana, che ha vietato la sepoltura di un cristiano nel proprio terreno in Chhattisgarh, sta diventando un pretesto per ulteriori atti discriminatori: “La negazione della sepoltura dei morti ha aperto il vaso di Pandora; un alibi per i fanatici per intimidire i cristiani e indurli ad abbandonare con la forza la fede cristiana. Questo non è in linea con la nostra fede secolare e con il nostro tessuto sociale”.

Fonte : Asia