Sviluppare una difesa europea, senza cedere alla deregolamentazione e al bellicismo

La manifestazione del 15 marzo “Una Piazza per l’Europa” è un momento cruciale per abbattere i tabù sulla difesa europea. Bisogna esserci. Costruire capacità di difesa comuni non è bellicismo, è un passo necessario per la stabilità internazionale e verso un’Europa più unita e forte dentro e fuori i suoi confini. L’opinione pubblica deve partecipare a questa fase, dobbiamo assicurarci che questa forza si sviluppi nel rispetto dei nostri valori fondamentali e dei diritti umani. Per questo è cruciale che si parli di difesa senza fomentare paure e populismo.

Il conflitto in Ucraina e le tensioni geopolitiche globali hanno accelerato la necessità di una difesa europea più autonoma e tecnologicamente avanzata. L’Unione europea ha avviato i primi passi importanti in questa direzione, con la nomina di un Commissario per la Difesa e lo Spazio e la predisposizione di un white paper sul futuro della difesa europea, e con i fondi Rearm Europe. C’è ancora molto da fare. Manca ancora un dibattito pubblico costruttivo su questi temi che contribuisca a definire i prossimi passaggi.

Io credo che l’orrore della guerra in Ucraina c’imponga di costruire una difesa europea, proprio per evitare altri orrori. Davanti alla necessità della difesa non possiamo girarci dall’altra parte o cercare la sabbia per nascondere la testa. Ma dobbiamo anche essere consapevoli che la difesa è la cartina di tornasole dei valori delle nostre società: una democrazia che si difende senza rispettare i diritti umani e i principi delle leggi umanitarie internazionali non è davvero tale. L’Europa deve costruire la sua difesa, ma deve farlo nel pieno rispetto dei suoi valori fondamentali. Questo richiede una governance attenta.

Oggi la difesa si sta trasformando digitalizzandosi. L’accelerazione dell’innovazione nel settore della difesa passa sempre più attraverso l’intelligenza artificiale, la cybersecurity e l’uso strategico dei big data. Senza un adeguato controllo e senza regolamentazioni rigorose, queste tecnologie rischiano di violare più che difendere i diritti umani e valori democratici. Per evitare questo rischio serve un dibattito e uno sforzo serio sulla governance del digitale e della difesa in Europa, un dibattito che deve vedere i cittadini protagonisti.

L’Unione Europea si trova oggi ad affrontare due sfide cruciali e connesse: colmare il divario con altre potenze globali nel settore della difesa e del digitale. Deve vincere entrambe le sfide senza cedere alla deregolamentazione indiscriminata che potrebbe compromettere la sicurezza e i valori democratici. L’innovazione non fiorisce nel vuoto normativo. Una governance agile dal punto di vista burocratico e attenta ai rischi etici e sociali rafforza l’affidabilità della tecnologia favorendone l’adozione e quindi il mercato. Allo stesso tempo, una difesa sviluppata nel rispetto di principi e diritti fondamentali europei sarà una garanzia più forte di stabilità.

Non dobbiamo scegliere tra difesa e democrazia; tra Europa e guerra; tra innovazione e diritti; tra crescita e responsabilità. Dobbiamo cercare degli equilibri, perseguire insieme un approccio che coniughi sviluppo tecnologico e responsabilità etica, che rafforzi la postura internazionale dell’Europa per salvaguardare la stabilità internazionale e continuare a far crescere i valori di cui questo continente e l’Unione Europea si fanno portatori. Per questo bisogna esserci domani di persona o con queste parole nel mio caso.

Fonte : Wired