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In questi giorni abbiamo avvistato e fotografato la prima upupa del 2025, appena arrivata in Italia dall’Africa subsahariana dopo un lungo ed estenuante viaggio. Cosa sappiamo su questi magnifici uccelli e perché si chiamano così. Le fotografie più belle che abbiamo scattato.
Upupa. Credit: Andrea Centini
La migrazione primaverile degli uccelli sta entrando nel vivo e in questi giorni continuano a moltiplicarsi gli avvistamenti di bellissime specie che si fermano in Italia durante la bella stagione, principalmente per riprodursi. Dopo gli incontri con torcicollo e cuculo da ciuffo, oggi vi segnaliamo anche quello con le prime upupe (Upupa epops), uccelli decisamente più comuni e noti al grande pubblico, ma non meno affascinanti. Del resto stiamo parlando del simbolo scelto – oltre cinquanta anni fa – dalla Lega Italiana Protezione Uccelli, meglio nota con l’acronimo di LIPU, dopo una “battaglia” con l’iconico e coloratissimo gruccione (Merops apiaster).
La prima upupa che abbiamo visto e fotografato nel 2025. Credit: Andrea Centini
La prima upupa del 2025 l’abbiamo avvistata e fotografata al Parco Nazionale del Circeo, in un parchetto non distante dal lago di Caprolace e dai cosiddetti “Pantani dell’inferno”, uno dei luoghi più amati dagli appassionati di birdwatching e fotografia naturalistica, oltre che naturalmente dagli ornitologi del Lazio (e non solo). Prima di descrivere questa splendida specie, desideriamo soffermarci sul suo caratteristico nome: upupa non è altro che un termine onomatopeico, relativo al caratteristico e triplice “up-up-up” emesso a ripetizione dai maschi soprattutto durante la stagione riproduttiva. Potete ascoltarlo in questo breve video che abbiamo filmato qualche anno fa.
L’upupa, appartenente all’ordine dei bucerotiformi come il meraviglioso bucero maggiore (Buceros bicornis), come spiega la LIPU arriva al massimo ai 29 centimetri di lunghezza – becco compreso di 4 o 5 centimetri – e ha un’apertura alare che sfiora il mezzo metro negli esemplari più grandi. Le caratteristiche distintive della specie sono il lungo becco leggermente ricurvo, utilizzato per catturare vermi, larve di insetti, aracnidi e altri invertebrati nel terreno (spesso si vedono le upupe puntellare più e più volte le aree con le prede) e la bellissima cresta erettile con apice bianco e nero, una configurazione che troviamo anche in altre parti del corpo.
Upupa. Credit: Andrea Centini
Il piumaggio è di un marroncino chiaro uniforme, mentre larga parte delle ali presenta spettacolari bande alternate nere e bianche, che conferiscono alle upupe un aspetto meraviglioso soprattutto quando sono in volo. Anche la coda è nera con una banda bianca. Di solito questi uccelli si avvistano al suolo, intenti a zompettare alla continua ricerca di prede. Le upupe hanno un volo leggiadro e inconfondibile, simile a quello di una farfalla, in cui si alternano battiti d’ali e planate che determinano un andamento ondulatorio. La cresta viene alzata spesso subito dopo l’atterraggio (su un ramo o al suolo) oppure in presenza di conspecifici, ma in genere viene tenuta abbassata. Non esiste dimorfismo sessuale come avviene in molte altre specie di uccelli; ciò significa che maschi e femmine praticamente identici nell’aspetto.
Upupa. Credit: Andrea Centini
La Guida degli Uccelli d’Europa, Nord Africa e Vicino Oriente di Lars Svensson indica che si tratta di animali diffidenti “ma non elusivi”. Possiamo confermare che è possibile fotografare abbastanza facilmente le upupe, naturalmente senza arrecare loro alcun disturbo. È sufficiente restare fermi ad osservarli, magari seduti dentro la propria auto, per poter sperare di catturare uno scatto ravvicinato con un teleobiettivo. Tutte le fotografie che vedete in questo articolo sono state ottenute proprio con un teleobiettivo con lunghezza focale massima di 600 millimetri. La maggior parte delle fotografie è stata scattata al Parco Nazionale del Circeo e in giardini e prati dei Castelli Romani, dove questi uccelli sono piuttosto comuni.
Upupa in volo. Credit: Centini Andrea
Le upupe sono migratrici e proprio in questo periodo dell’anno stanno tornando dall’Africa subsahariana per riprodursi. In questi giorni gli esemplari possono apparire un po’ stanchi ed emaciati, a causa del lungo ed estenuante viaggio compiuto per raggiungere i siti di nidificazione in Italia (e altrove). Anche quello che abbiamo fotografato noi alcuni giorni addietro appariva tranquillo, seppur attivo nella ricerca di cibo, fondamentale in vista della formazione delle coppie. Le upupe creano il nido all’interno degli alberi o in strutture antropiche abbandonate, come casette e muretti.
Upupa. Credit: Andrea Centini
L’upupa “è amante dei luoghi secchi, semi-alberati caldi e assolati”, spiega la LIPU. “La si può incontrare presso boschetti o frutteti o lungo strade sterrate dove spesso si concede bagni di polvere. Il tradizionale paesaggio agricolo dei versanti vallivi esposti a sud, con un mosaico di filari d’alberi, campi terrazzati, prati e vigneti, è ideale per l’Upupa”, sottolinea l’associazione. Le uova – fino a un massimo di sette – vengono deposte tra la fine di aprile e l’inizio di maggio; durante il periodo di cova è il maschio che si occupa di procurare il cibo alla femmina (lo farà anche con i piccoli). Abbiamo assistito diverse volte al cosiddetto dono nuziale, con il maschio che alimenta la compagna, come mostra la foto sottostante.
Dono nuziale dell’upupa maschio alla femmina. Credit: Andrea Centini
Sebbene la specie sia classificata con codice LC (minima preoccupazione) nella Lista Rossa dell’Unione internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), il simbolo della LIPU è in uno stato di conservazione definito “sfavorevole” nell’Unione Europea. Tra le principali minacce figurano la degradazione dell’habitat naturale e le pratiche agricole. La LIPU sottolinea che la popolazione italiana di upupe “è stimata in 20.000-50.000 coppie con trend in declino moderato di 0,66% annuo nel periodo 2000-2020”.
Upupa. Credit: Andrea Centini
Fonte : Fanpage