Ergastolo per Marco Bianchi e una condanna a 28 anni di carcere per Gabriele. È arrivata la sentenza nei confronti dei due fratelli nel processo d’Appello bis sull’omicidio di Willy Monteiro Duarte, il ragazzo di 21 anni ucciso durante un pestaggio a Colleferro, in provincia di Roma, la sera del 6 settembre 2020. “Le condanne non ci ridaranno Willy – ha commentato Lucia, mamma del giovane ucciso -. Mi auguro che questi ragazzi apprezzino il fatto di essere vivi con un famiglia che li può vedere e sentire la loro voce. A noi di Willy è rimasta solo una fotografia e la sua voce è solo un ricordo lontano. Mi auguro che i fratelli Bianchi imparino a rispettare gli altri e a fare in modo che un altra famiglia non viva quello che abbiamo vissuto noi”.
Omicidio Willy Duarte, il processo d’Appello bis
La procura generale aveva chiesto la condanna all’ergastolo per entrambi, senza il riconoscimento delle attenuanti generiche che, con la sentenza, sono state invece riconosciute a Gabriele. Al nuovo processo di Appello si è arrivati dopo che la Cassazione ha riconosciuto per tutti la responsabilità penale per omicidio volontario e ha disposto il nuovo giudizio limitatamente alle attenuanti generiche, che erano state riconosciute ai fratelli Bianchi nel primo processo di Appello, facendo scendere la condanna per i due dall’ergastolo a 24 anni. Sono già definitive invece le condanne per gli altri due imputati, 23 anni per Francesco Belleggia e 21 anni per Mario Pincarelli. “La morte di Willy è un evento indecente sia nelle modalità in cui è avvenuta sia per i motivi” aveva detto il pg nella sua requisitoria. Un pestaggio “brutale durato cinquanta secondi” nel quale i due fratelli Bianchi hanno avuto “un ruolo preponderante con Gabriele, esperto di Mma, che dà il via con un violento calcio al petto di Monteiro seguito subito da Marco Bianchi”. I due fratelli, secondo il rappresentante dell’accusa, non hanno avuto alcun tipo di “revisione critica” in merito a quanto hanno compiuto.
“La sentenza di oggi è quello che ci aspettavamo – ha commentato Pierluigi Sanna, sindaco di Colleferro -. È giusto che la magistratura abbia concluso l’iter con questa condanna; crediamo fortemente che non siano le sentenze da sole a lasciare il segno, ma che tutta questa vicenda debba essere di insegnamento essa stessa per i ragazzi e le ragazze del nostro territorio e di tutta Italia”. Sulla stessa linea anche le parole dell’avvocato Massimo Ferrandino, parte civile per il comune di Artena: ”Pene severe ma che rispecchiano un accaduto cruento ed efferato. Come parte civile eravamo già soddisfatti per aver cristallizzato una solidissima fase processuale questa ulteriore sentenza conferma l’ottimo operato di tutti i componenti della pubblica accusa con una particolare menzione al dottor Brando che ha portato avanti un lavoro faticoso e professionale”.
“Non siamo dei mostri”
Prima della sentenza i due imputati hanno reso delle dichiarazioni spontanee: “Siamo addolorati per la morte di Willy e per il dolore della sua famiglia ma non siamo dei mostri. Volevo replicare quanto detto in questi anni – ha sostenuto Gabriele Bianchi in aula- sono stufo: da quattro anni e più vengo definito come una persona che non sono. Non vivevo di delitti, avevo una frutteria, mi svegliavo alle tre del mattino per lavorare. Io e mio fratello abbiamo commessi degli errori e siamo pronti a pagare. In carcere sono la persona che sono sempre stata, mi sto laureando, svolgo il mio lavoro con serietà e impegno e non ho mai litigato con nessuno. Ripeto quello che ho dichiarato nel processo per quattro anni: voglio pagare per le colpe che ho, ma non ho mai colpito Willy, non l’ho toccato. Non posso confessare una cosa che non ho fatto, sono pronto a morire in carcere ma non dirò mai che l’ho colpito. Sono addolorato per la morte di Willy – ha detto Gabriele rivolgendosi alla madre della vittima – ho chiesto un incontro con i familiari per poterli guardare negli occhi. E se potessi cambierei le sorti di quella sera. Prego tutte le notti che mi venga data la speranza di poter abbracciare mio figlio fuori dal carcere”.
Videocollegato dal carcere ha preso la parola anche Marco Bianchi dicendosi dispiaciuto per quello che è accaduto “per il dolore che ho dato alla famiglia di Willy. Sono responsabile per il calcio al fianco ma non quando era a terra, mi dispiace per mio fratello che è stato coinvolto in questa situazione ma non ha mai colpito Willy. Pagherò per la mia responsabilità, ma non siamo mostri. Non meritiamo tutto questo odio mediatico, spero in una pena giusta”.
Fonte : Today