Secondo Mastrolorenzo, da sempre critico rispetto ai piani d’emergenza, bisognerebbe valutare il trasferimento della popolazione della zona rossa.
Giuseppe Mastrolorenzo
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Non si placa l’ansia a la preoccupazione dei cittadini dei Campi Flegrei, dopo quello che è stato registrato come, non solo il terremoto più forte dall’inizio della crisi bradisismica, ma anche il più forte mai registrato rispetto al fenomeno di sollevamento del suolo in quell’area. Lo sgombero di una palazzina a Bagnoli abitata da 10 famiglie, l’allestimento di un punto di raccolta permanente all’interno dell’ex base Nato di Bagnoli e la richiesta al governo dello stato di mobilitazione nazionale da parte della Regione Campania, sono le ultime notizie in ordine temporale. Ma tiene banco anche il dibattito scientifico intorno alle misure da adottare davanti ad una crisi bradisismica che genera sempre più paura nei cittadini. Il vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo è da sempre stato critico rispetto al piano bradisismico varato nel 2023, ed a lui abbiamo chiesto un’analisi della situazione alla luce della scossa di magnitudo 4.4 della notte tra il 12 e 13 marzo scorso. Per lo scienziato bisogna valutare la possibilità di una evacuazione della popolazione in zona rossa.
“Valutare l’evacuazione della popolazione intorno a Pozzuoli”
Le dichiarazioni crude e probabilmente senza il dovuto tatto istituzionale, rilasciate appena poche settimana fa dal capo della Protezione Civile, Fabio Ciciliano, che diceva che in caso di scossa di magnitudo 5 si conterebbero i morti, fanno ancora eco a maggior ragione dopo la scossa di magnitudo 4.4. Ed è da questa affermazione che parte il ragionamento di Mastrolorenzo: “Non c’è difesa che tenga davanti ai terremoti se non si vive in edifici antisismici, e d’altronde lo stesso capo della Protezione Civile ha detto in maniera chiara che in caso di scossa più forte ci sarebbe un rischio di crollo degli edifici e di conseguenza di vittime” spiega il vulcanologo. Il suo ragionamento parte dall’identificazione della zona in cui si sono registrate la maggior parte degli epicentri dei fenomeni sismici legati alla crisi bradisismica degli ultimi tempi. “Nel 2023 è stato realizzato il piano di emergenza per il rischio bradisismico – spiega lo scienziato – che riguarda un’area che comprende circa 80 mila abitanti, tra Pozzuoli e Bagnoli, perché si è evidenziato come a parte il rischio vulcanico, che è sempre presente, i fenomeni bradisismici e quindi i terremoti, e adesso abbiamo visto anche il rischio da anidride carbonica, o anche esplosioni freatiche, o anche la stessa deformazione del suolo, nel caso di una escalation di questi rischi, si prevedeva che la popolazione venisse trasferita in aree lontane a quelle a più alto rischio“.
Secondo Mastrolorenzo si dovrebbe valutare la possibilità di evacuazione a partire da un perimetro che non è quello del piano di emergenza nazionale, con i 4 livelli di rischio, ma quello con le misure specifiche previste per l’area rossa del piano di emergenza bradisismo del 2023. In quel piano viene indicata un’area rossa larga che comprende 80 mila abitanti ed una più ristretta che comprende 30 mila abitanti. Chiediamo quindi all’esperto quale dovrebbe essere l’area su cui valutare l’evacuazione. “Non devo dirlo io perché può essere pianificato dalla Protezione Civile nazionale, quello che è certo dal punto di vista scientifico è che in tutte le crisi presenti e passate gli epicentri dei terremoti si sono distribuiti in un raggio di 1,5 – 2 Km dal centro di Pozzuoli, tutti i terremoti più forti sono in questa zona, sia quello dell’12-13 marzo, sia quello del 20 maggio 2024 – spiega il vulcanologo – per quest’area va valutata, e non è detto che lo stiano già valutando, la possibilità di un trasferimento temporaneo della popolazione“.
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“Una crisi anomala, troppo lunga e con scosse forti”
Da molti anni Giuseppe Mastrolorenzo è tra gli esperti più critici rispetto alle misure istituzionali messe in campo a fronte della crisi bradisismica dei Campi Flegrei. Non sorprendono quindi le sue dichiarazioni forti, che si fondano però su degli studi scientifici condotti per anni. “Quello che io dico è che sia dal punto di vista del rischio bradisismico, sia per il rischio vulcanico, non siamo nelle condizioni di fare previsioni” dice. D’altronde è noto a tutti che i terremoti non si possono prevedere, quindi tutte le misure istituzionali che vengono messe in campo riguardano la riduzione del rischio ed il soccorso alla popolazione. Alla base del ragionamento di Mastrolorenzo c’è l’evidenza di alcune caratteristiche di questa crisi bradisismica che la caratterizzerebbero come particolarmente anomala.
“È una crisi molto più lunga – ci spiega – con tassi di deformazione molto minori, 2 centimetri l’anno scorso, 1 centimetro fino ad un mese fa, adesso probabilmente 3 centimetri, ma tutto questo ha prodotto le scosse più violente di magnitudo più forte mai rilevate nei Campi Flegrei“. Senza dubbio l’attuale crisi bradisismica è particolarmente lunga rispetto a quelle rilevate, è iniziata nel 2005 con l’inizio del sollevamento del suolo, ed in precedenza le crisi bradisismiche osservate erano durate dal 1969 al 1972 e dal 1982 al 1984. “Si tratta di un processo oggettivamente anomalo – sottolinea Mastrolorenzo – in più il flusso dei gas è enormemente superiore rispetto al passato“. Intanto dall’INGV fanno sapere che l’attuale sciame sismico si è concluso, è che oltre alla scossa più importante di magnitudo 4.4 ci sono state in totale 44 scosse di cui 9 superiori alla magnitudo 1.0. L’allarme insomma rientra fino al prossimo sciame. E non è solo un dato statistico registrare che va così da praticamente 20 anni.
Fonte : Fanpage