Starlink, mancherebbero solo poche settimane per avere i risultati dello studio di fattibilità commissionato dall’esecutivo all’Agenzia spaziale italiana (Asi): un rapporto utile per capire tempi, obiettivi e costi di una possibile costellazione satellitare nazionale, che potrebbe rappresentare un’alternativa a quella di Elon Musk. A parlarne è stato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, all’inaugurazione della nuova divisione di Cesi (una società che opera nel settore) dedicata allo spazio. L’incontro è avvenuto nella mattinata di giovedì 13 marzo.
Starlink o no? Il rebus risolto entro l’estate
“Il comitato interministeriale che presiedo ha affidato a dicembre scorso all’Asi lo studio di fattibilità che ci sarà consegnato nelle prossime settimane – ha detto Urso-. Nella legge sulla space economy è previsto anche che sia possibile realizzare una costellazione nazionale di satelliti a orbita bassa per fornire servizi istituzionali di sicurezza e di difesa al nostro Paese, che può essere integrata a pieno con la costellazione satellitare europea Iris2 a cui noi partecipiamo e con altri servizi offerti da altre costellazioni satellitari che possono essere usate in modo complementare. Abbiamo commissionato all’Asi lo studio di fattibilità per comprendere appieno tempi, modalità, obiettivi e costi di un’eventuale costellazione satellitare nazionale. Credo che al termine di questo percorso il paese possa assumere le decisioni più opportune”.
A margine della stessa presentazione milanese, il presidente dell’Asi, Teodoro Valente, ha ribadito che i risultati dello studio di fattibilità per una costellazione satellitare nazionale a orbita bassa saranno comunque pronti “entro l’estate”, e che l’Italia “non solo può essere indipendente” nei satelliti ma “leader”, cioè “si può lavorare insieme agli altri e per gli altri” perché “le capacità ci sono, ci vuole tempo [per completare le infrastrutture, ndr] e budget”. Insomma, non si dovrebbe aspettare troppo per capire se sia davvero possibile fare da sé (e nei tempi necessari) per avere un’alternativa a Starlink.
Inaugurata la divisione Cesi Space
Intanto cominciano a raccogliersi i frutti degli investimenti fatti, anche attraverso il Pnrr, nel settore dello spazio. Giovedì 13 marzo nella sede di via Rubattino a Milano è stato tagliato il nastro della divisione Cesi Space, inaugurando la nuova linea di produzione di celle solari per applicazioni spaziali. Tutto è possibile grazie a un investimento di 20 milioni di euro, un terzo grazie a partnership pubblico-privato previste dal programma Space Factory 4.0 relativo al Pnrr dell’Asi. Questo ha permesso un incremento della capacità produttiva del 200% attraverso anche un programma di 30 nuove assunzioni di tecnici specializzati, che ha portato la forza lavoro di alto livello a raggiungere quota 60 unità.
“Nel nostro gruppo ci sono molte donne, il 30% degli impiegati in questa linea sono donne anche in ruoli apicali (5 su 10)”, ha precisato durante la visita ai laboratori la direttrice scientifica della linea di business inaugurata, Roberta Campesato. Che ha aggiunto: “Siamo riusciti ad arrivare a un livello di efficienza superiore al 30% perché la nostra cella solare è costituita da circa 53 strati alcuni dei quali monoatomici. Con solo l’ultimo nuovo reattore MOCVD (Metal- Organic Chemical Vapor Deposition, ndr), per la crescita controllata di semiconduttori avanzati, che sarà installato nelle prossime settimane, dovremmo riuscire ad avere 20-25 mila celle solari all’anno. Come questo ne arriveranno altri due. Solo questa macchina, con il suo contorno, arriva a costare circa 6 milioni di euro”. Considerando che i reattori Mocvd nuovi saranno quindi in totale 3, Cesi punta nel futuro prossimo a circa 60/75mila celle annue.
Anche se inaugurato ufficialmente oggi come unità di business, che andrà a formare il terzo pilastro del gruppo, insieme ai servizi tecnici di consulenza di Cesi Consulting e alle attività di testing ispezioni e certificazione di Kema Labs, Cesi Space ha in realtà già collaborato a progetti per missioni interplanetarie destinate a Mercurio, Marte e Giove, producendo oltre 200.000 celle solari, che alimentano più di 100 satelliti civili per clienti provenienti da oltre 25 Paesi: “Quello inaugurato oggi è un risultato tangibile dei finanziamenti Pnrr dedicati allo spazio – afferma l’amministratore delegato di Cesi, Nicola Melchiotti -, un esempio anche di partnership pubblico e privato che rappresentano a nostro avviso l’elemento imprescindibile per cogliere le opportunità in questo settore”. Le celle multi-giunzione dell’azienda, qualificate per satelliti in orbita terrestre bassa (Leo) e in orbita geostazionaria (Geo), utilizzano GaAs (Arseniuro di Gallio) e InGaP(Fosfuro di Indio e Gallio), e Germanio come materiale di base.
Fonte : Wired