Chi è Lip-Bu Tan, il nuovo Ceo di Intel

Lip-Bu Tan è uno dei dirigenti del settore tech più potenti di cui non avete mai sentito parlare. Si è sempre mosso dietro le quinte, ma adesso, accettando uno degli incarichi di più alto profilo nel mondo della tecnologia, numero uno del travagliato e storico produttore di chip Intel, è destinato a diventare famoso, nel bene o nel male.

Infatti Tan, 65 anni, nominato alla guida di Intel mercoledì, ha davanti a sé una sfida enorme per riuscire a ribaltare l’azienda che in pratica ha messo la parola “silicio” nell’espressione “Silicon Valley” e l’ambizione di riuscirci, come gli ha riconosciuto il mercato che ha subito premiato il titolo di Intel in Borsa con un +10%.

Sebbene sconosciuto al grande pubblico, Tan gode di un vantaggio cruciale: praticamente ogni ex cliente o potenziale cliente di Intel lo conosce e ha fatto affari con lui. Acquistando una delle numerose startup in cui ha investito o utilizzando software dell’azienda che ha guidato, Cadence. Il nuovo Ceo si è guadagnato sul campo il rispetto dei più importanti leader tecnologici, da Lisa Su di Amd a Jensen Huang di Nvidia, e ora dovrà sfruttare al massimo queste relazioni per risollevare le sorti di Intel.

Una carriera brillante nel mondo dei chip

Tan è malese di nascita, è poi cresciuto a Singapore ed è diventato cittadino americano naturalizzato. Si è formato negli Stati Uniti studiando ingegneria nucleare al prestigioso Mit dopo una laurea in fisica a Singapore. Ha poi proseguito gli studi in California, concentrandosi sulla parte di business e amministrazione. Nel 1987 la sua prima mossa di rilievo: ha fondato la società di venture capital Walden International, il cui programma è già racchiuso nel nome. Infatti, “Walden” è anche il nome dello stagno davanti al quale viveva in maniera non convenzionale lo scrittore Henry David Thoreau, il padre della disubbidienza civile, dell’individualismo e della realizzazione di sé. Come Thoreau, anche Walden International ha deciso di ripensare le regole del gioco a modo suo. E la strategia degli investimenti fatti in startup nel corso dei quasi quarant’anni successivi riflette l’idea di un approccio controcorrente. L’intuizione principale di Tan è stata credere già negli anni Ottanta che startup composte da piccoli team di tecnici altamente specializzati potessero competere efficacemente contro i giganti consolidati del settore, e ha investito in centinaia di nuove imprese, dimostrando un fiuto eccezionale e risultati di tutto rilievo nel settore dei semiconduttori.

Tra i suoi successi più significativi figura l’investimento in Annapurna Labs, startup successivamente acquisita da Amazon per 370 milioni di dollari, che è diventata il cuore della divisione chip interna del colosso dell’e-commerce. Ha anche investito su Nuvia, rilevata da Qualcomm per 1,4 miliardi di dollari nel 2021, diventata un tassello essenziale della strategia di Qualcomm per competere con Intel nel mercato dei chip per laptop e PC. Il suo talento per individuare e sostenere tecnologie chiave nello sviluppo delle rivoluzioni nell’industria dei semiconduttori lo ha reso una delle eminenze grigie più importanti del settore, portandolo fino all’assegnazione del riconoscimento più importante, l’equivalente del premio Nobel per i semiconduttori: il Robert N. Noyce Award, dal nome del cofondatore di Fairchild Semiconductor e di Intel.

La trasformazione di Cadence

Il più grande successo di Tan però è un altro, e lo ha visto non nel ruolo di investitore di capitali ma come amministratore delegato. Infatti, dal 2009 al 2021, Tan ha guidato Cadence Design Systems, azienda specializzata in software per la progettazione di chip, in particolare il software EDA usato per la progettazione dei chip. Alla guida dell’azienda Tan è stato in grao di rivitalizzarla completamente, concentrandosi sulla fornitura di software per progetti sofisticati e stringendo partnership con aziende come Taiwan Semiconductor Manufacturing, conosciuta anche come Tsmc, che sin dalla sua fondazione si era dedicata esclusivamente alla produzione di chip.

In questa strategia e con queste collaborazioni Tan ha sostanzialmente anticipato e modellato una tendenza fondamentale del mercato che ha caratterizzato l’industria dei chip negli ultimi 30 anni: la separazione tra chi progetta e chi produce i semiconduttori. Cioè tra le aziende “fabless” (senza capacità produttiva) e le “fonderie” (cioè aziende com eTsmc senza capacità di progettazione).

Durante i suo periodo come numero uno a Cadence, il valore azionario dell’azienda è cresciuto del 3.200%. Uno dei clienti più importanti è stata Apple, che stava lasciando Intel come fornitrice dei chip per i suoi computer, e aveva bisogno di un software per progettare internamente i chip Apple Silicon che sarebbero stati prodotti da Tsmc per essere utilizzati negli iPhone, iPad e Mac dell’azienda. Gli strumenti di Cadence sono diventati essenziali anche per aziende come Broadcom, che progetta chip dedicati alla AI per Google, Amazon e altri, facendoli poi produrre sempre da Tsmc. Tan ha dimostrato una capacità rara di trasformare un’azienda in difficoltà in un campione del settore, ed è proprio questo “superpotere” quello che il consiglio di amministrazione di Intel spera di poter sfruttare.

La sfida di Intel

Il problema di Intel è complesso. L’azienda è integrata verticalmente, nel senso che progetta e realizza i suoi chip, seguendo una strategia che il mercato non privilegia più. Per questo Intel sta attraversando una delle fasi più buie della sua storia, con perdite che nel 2024 hanno raggiunto i 19,2 miliardi di dollari. L’azienda aveva perso l’opportunità della rivoluzione degli smartphone, iniziata nel 2007, facendosi superare da Qualcomm e Arm, e oggi fatica a capitalizzare il boom degli investimenti in chip AI avanzati che invece hanno fatto decollare le fortune del nuovi colossi del mercato Nvidia e altri produttori. Allo stesso tempo, Intel sta continuando a investire grandi quantità di capitale per diventare un produttore a contratto di chip per altre aziende, una strategia che preoccupa alcuni investitori per le pressioni sulla liquidità dell’azienda.

Nei mesi scorsi sono circolate voci su possibili smembramenti di Intel, con rivali come Broadcom che avrebbero valutato l’acquisizione della divisione di progettazione e marketing dei chip di Santa Clara, mentre Tsmc avrebbe studiato la possibilità di controllare parte o tutti gli stabilimenti produttivi di Intel. Il dossier, già complesso, è diventato ancora più complicato per via della amministrazione Trump. Il presidente avrebbe chiesto a Tsmc di aiutare a risollevare il produttore di chip in difficoltà, un segnale della rilevanza strategica dell’azienda per la sicurezza nazionale americana. Poco prima Tan aveva lasciato il suo posto nel consiglio di amministrazione di Intel proprio per disaccordi su come rilanciare l’azienda, frustrato dal numero a suo dire eccessivo di dipendenti, l’eccesso di burocrazia, la mentalità avversa al rischio e la nuova strategia di produzione a contratto.

Strategie per il rilancio

Adesso che è diventato numero uno, però, Tan deve indicare chiaramente qual è la direzione che intende seguire. Nel suo primo messaggio ai dipendenti, Tan ha dichiarato: “Insieme, lavoreremo duramente per ripristinare la posizione di Intel come azienda di prodotti di livello mondiale, affermarci come fonderia di livello mondiale e dare soddisfazione ai nostri clienti come mai prima d’ora”. Questo messaggio segnala l’intenzione di mantenere unite le operazioni di progettazione e produzione di chip di Intel, contrariamente alle speculazioni di un possibile scorporo. La sua strategia si concentrerà probabilmente sul rilancio della competitività tecnologica dell’azienda, sfruttando la sua profonda comprensione del settore dei semiconduttori.

Analisti e osservatori del settore hanno accolto positivamente la nomina, sottolineando che Tan ha una “comprensione intrinseca dell’industria dei semiconduttori, sia dal punto di vista della progettazione dei prodotti che delle esigenze di abilitazione della produzione di chip”. Jack E. Gold, analista e presidente di J. Gold Associates, ha evidenziato come questo sia un aspetto cruciale per rendere gli strumenti di Intel Foundry più user-friendly e accessibili per i potenziali clienti. Nonostante ciò, tutti concordano sul fatto che qualsiasi trasformazione del produttore di chip richiederà anni e necessiterà di pazienza da parte degli investitori.

Le sfide immediate

Tra le sfide più immediate che Tan dovrà affrontare c’è la necessità di dimostrare che Intel può produrre tecnologie all’avanguardia, compresa la tanto attesa tecnica di produzione 18A (il processo di fabbricazione dei chip con dimensione a 1,8 nanometri). Anche in questo caso, l’azienda sta giocando di rincorsa nel segmento più dinamico del settore: i chip AI per i data center, dove Nvidia mantiene una posizione dominante. La mancanza di una “narrativa AI” convincente rappresenta un handicap significativo che Tan dovrà colmare rapidamente per riconquistare la fiducia degli investitori.

Intel ha già iniziato a rallentare i piani di espansione avviati dal precedente Ceo Pat Gelsinger, posticipando ad esempio l’apertura del primo stabilimento in Ohio fino a dopo il 2030. Il responsabile delle finanze, Dave Zinsner, che ha ricoperto il ruolo di co-Ceo ad interim dopo le dimissioni di Gelsinger, ha dichiarato che Intel non aggiungerà capacità produttiva finché la domanda non lo giustificherà. Anche mantenere le attuali fabbriche distribuite in Oregon, Arizona, Nuovo Messico, Irlanda e Israele comporta costi enormi, che Tan dovrà bilanciare con la necessità di investire in innovazione.

Senza dare alcun dettaglio, Tan ha promesso di creare una “nuova Intel” che impari dagli errori passati e trasformi le battute d’arresto in opportunità. La sua formazione ingegneristica e il successo nella trasformazione di Cadence aumentano la fiducia che Intel possa sviluppare tecnologie più avanzate. Resta da vedere se questo sarà sufficiente per riportare l’azienda americana ai vertici dell’industria dei semiconduttori in un ambiente competitivo radicalmente mutato, dove l’intelligenza artificiale ha ridefinito le regole del gioco.

Fonte : Repubblica