Terremoto ai Campi Flegrei, gli scenari dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

Paura per una scossa di terremoto ai Campi Flegrei: All’1:25 di questa notte, 13 marzo, i sismografi hanno registrato nell’area un terremoto di magnitudo 4.4. L’epicentro è stato localizzato a 2,5 chilometri di profondità, in mare, a pochissimi metri dalle coste tra Pozzuoli e Bagnoli, causando, soprattutto in quest’ultimo quartiere di Napoli, danni, come la caduta di calcinacci, e un’unica persona rimasta ferita, in modo non grave.

Il terremoto ai Campi Flegrei

I Campi Flegrei, ricordiamo brevemente, sono una vasta area vulcanica attiva che ha una struttura chiamata caldera, caratterizzata dal fenomeno del bradisismo, ossia un lento abbassamento del suolo, alternato a fasi di sollevamento più veloce che può appunto causare attività sismica. Localizzato dalla Sala operativa dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia-Osservatorio vesuviano (Ingv-Ov), questo ultimo terremoto è stato particolarmente avvertito come minaccioso. Questo perché il terremoto libera energia e più è superficiale più ne percepiamo l’intensità macrosismica. Oltre alla superficialità, c’è anche la direttività, un fenomeno che si associa a un terremoto e indica la direzione privilegiata che prende l’energia. In questo evento, è stata molto marcata e avvenuta verso est, quindi verso Napoli. “Anche questo evento è avvenuto all’interno di uno sciame sismico dove però il contenuto energetico è finora basso, con magnitudo massima di 1.7 e sono tutti eventi che stanno avvenendo all’intorno dell’area colpita”, ha precisato in un recente punto stampa Francesca Bianco, direttrice del dipartimento Vulcani dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Il sollevamento del suolo

Recentemente la velocità del sollevamento del suolo è passata da 1 a 3 centimetri al mese. “Sono tre settimane che c’è una variazione della velocità di deformazione verticale”, ha spiegato Mauro Antonio Di Vito, direttore dell’Osservatorio vesuviano. “Il fatto che ci sarebbe stata sismicità era nelle nostre aspettative, ma è impossibile definire quando avverrà un terremoto”. Questo è un segnale, aggiunge l’esperto, che insieme ad altri ci indica che questo processo sta continuando e possiamo certamente aspettarci altra sismicità. Tuttavia, non c’è relazione tra sollevamento del suolo e magnitudo, e ad oggi i terremoti rimangono imprevedibili: non è possibile stabilire né quando arrivano né quanta intensità avranno.

C’è la possibilità di un’eruzione?

Per quanto riguarda invece la possibilità di una eventuale eruzione, al momento non ci sono dati ed evidenze di risalita del magma, che appunto possano suggerire questa eventualità. “Quello che stiamo osservando adesso è un altro degli step dell’intensificazione del processo di bradisismo, ma non stiamo misurando alcun elemento che ci dia evidenza di un eruzione imminente, ossia di magma in risalita”, ha sottolineato Bianco.

Cosa prevede il piano di evacuazione dei Campi Flegrei

Come vi abbiamo raccontato, il piano di evacuazione per i Campi Flegrei definito dalla Protezione Civile divide l’area dei Campi Flegrei in due zone a rischio: la zona rossa, in cui rientrano Pozzuoli e Bagnoli, più esposta al rischio di colate piroclastiche e la zona gialla, dove il pericolo è la caduta di ceneri vulcaniche. I livelli di allerta (che vanno dal verde, giallo, arancione fino al rosso, ossia “allarme”) possono cambiare in base ai dati forniti dall’Ingv. Da quando viene dichiarato il livello rosso, le stime della Protezione Civile indicano circa 72 ore per portare a termine le operazioni di evacuazione. In particolare, le prime 12 ore consentono alle persone di prepararsi a lasciare l’area e alle autorità di predisporre le misure di regolazione del traffico. Le 48 ore successive riguardano la partenza della popolazione da tutti i Comuni della zona rossa, mentre le ultime 12 ore sono riservate come “margine di sicurezza per la gestione di eventuali criticità e per consentire l’allontanamento anche degli operatori del sistema di protezione civile”.

Fonte : Wired