La decisione di Meloni sulle accise: cosa cambia per il prezzo di benzina e diesel

Il governo metta mano alle accise sui carburanti: il decreto legge che rivede la normativa di tassazione su energia e carburanti è all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri convocato per oggi alle 15.

Si tratta dell’esame definitivo del testo presentato dal ministero dell’economia che prevede un tendenziale riavvicinamento delle aliquote di accisa sul gasolio e sulle benzine “in modo da tener conto dell’impatto ambientale ed economico di ciascuno dei due prodotti”, con una “progressiva soppressione o rimodulazione di alcune agevolazioni, catalogate come sussidi ambientalmente dannosi”.

Aumenti per il diesel, si pagherà fino a 22 euro in più l’anno

Praticamente verrà rivista la minore tassazione che attualmente vige sul gasolio impiegato per autotrazione poiché, secondo la normativa europea, si configura come un sussidio ambientalmente dannoso. Pertanto è da attendersi che il governo approvi lo stop allo sconto sul diesel che attualmente vale 11,1 centesimi di euro al litro rispetto alla benzina. La normativa oggi in vigore, come si legge nella relazione illustrativa che accompagna il provvedimento, “appare oggi non del tutto ragionevole” sia per l’andamento del mercato di settore sia per i consumi assai inferiori di benzina rispetto al gasolio”.

Pertanto – in ossequio alla missione 7 del RePowerEu – il provvedimento prevederà il progressivo allineamento delle accise, da effettuarsi in un quinquennio a partire dall’anno 2025. Tale allineamento avverrà riducendo progressivamente l’aliquota di accisa sulle benzine e aumentando, contestualmente e nella stessa misura, l’aliquota di accisa sul gasolio a uso autotrazione”.

Benzina più economica: 1 centesimo al litro

Dunque, per ciascuno degli anni il Mase dovrà individuare “la misura della riduzione dell’accisa sulle benzine (e, quindi, dell’identico aumento dell’accisa applicata al gasolio per autotrazione) nell’ambito di un intervallo compreso tra 1 e 1,5 centesimi di euro al litro”.

Secondo i calcoli dell’associazione Unione Nazionale Consumatori, in pratica con l’aumento dell’accisa del gasolio di 1 cent al litro, considerando anche l’Iva al 22%, un pieno di 50 litri costerebbe 61 centesimi in più, con un rincaro annuo a famiglia pari a 14 euro e 64 cent, nell’ipotesi di due rifornimenti al mese. Se invece salisse di 1,5 cent allora un pieno sarebbe più caro di 91 cent (91,5) e su base annua l’aggravio sarebbe di 21 euro e 96 cent. Per chi ha una vettura a benzina, queste cifre diventerebbero invece un risparmio se le accise venissero ridotte di 1 o 1,5 cent.

“In merito ai carburanti, poi, ci domandiamo che fine abbia fatto l’unica cosa utile prevista dal decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5, ossia l’app che doveva suggerire ai consumatori quale è il distributore di carburanti più conveniente nella loro zona” incalza Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Dopo la bellezza di 2 anni e 2 mesi dal varo del decreto, l’app non ha ancora visto la luce e non se ne sa più nulla. Due anni di ritardo sono scandalosi!.

Le esenzioni alle accise

Restando in tema, verrà stabilita l’esenzione dall’accisa per i prodotti energetici impiegati come carburanti per la navigazione commerciale. Gli aumenti non colpiranno il gasolio utilizzato per le attività di trasporto merci e passeggeri, così come non colpirà il gasolio utilizzato per agricoltura.

quante accise benzina diesel gennaio 2025 unem

Nello stesso testo, poi, vengono rimodulate anche le aliquote di accisa sui prodotti energetici e sull’energia elettrica “in modo da tener conto dell’impatto ambientale di ciascun prodotto e con l’obiettivo di contribuire alla riduzione progressiva delle emissioni di gas climalteranti e dell’inquinamento atmosferico, promuovendo l’utilizzo di prodotti energetici ottenuti da biomasse o da altre risorse rinnovabili”.

Non solo, perché vengono determinati, nell’ambito del Testo unico delle accise, “i parametri di impiego per i prodotti comunemente utilizzati per produrre energia elettrica (oli vegetali non modificati chimicamente, gas naturale, GPL, gasolio, oli combustibili e oli minerali greggi, carbone, lignite e coke), sui quali è dovuta una tassazione assai ridotta rispetto a quella prevista per i medesimi prodotti impiegati in combustione o carburazione”.

Cambiano norme per vino dealcolato

Altro punto inserito nel decreto legislativo è quello che riguarda l’alcole etilico derivante dai processi di dealcolazione del vino. Il tema è delicato, perché le nuove disposizioni consentono anche a tali soggetti, “in possesso della licenza di deposito fiscale per la produzione di vino o di prodotti alcolici intermedi, di produrre alcole etilico direttamente dal vino stesso”, purché “il quantitativo annuo di vino dealcolato” che ne deriva “sia inferiore a mille ettolitri”. Tutto questo nasce dal fatto che “nell’ordinamento nazionale il vino risulta sottoposto ad accisa ma con un’aliquota pari a zero euro per litro, mentre l’alcole etilico, da questo ottenuto, è sottoposto ad accisa” con una specifica aliquota molto più alta.

L’accisa sull’autoproduzione di elettricità

Infine, il decreto modifica e aggiorna “l’intera disciplina in materia di accisa applicabile alla vendita ed anche all’autoproduzione di elettricità”, prevedendo, “un sistema basato non più sul pagamento delle rate fisse di acconto calcolate sui dati storici dell’anno precedente, ma sui dati relativi all’elettricità effettivamente fatturata in ciascun mese”.

Fonte : Today