A Pethiyagoda, una fabbrica di rame e ottone sta contaminando il fiume, danneggiando l’ambiente e la salute dei residenti. Dal Kelani, quarto corso d’acqua dello Sri Lanka, l’80% dell’acqua potabile di Colombo. Nonostante le denunce, l’impianto continua a operare senza le necessarie licenze ambientali. La denuncia degli ambientalisti: “Danni irreversibili”.
Colombo (AsiaNews) – A Pethiyagoda, nel sobborgo di Colombo Kelaniya, un’industria che estrae rame e ottone sta scaricando metalli pesanti nel fiume Kelani, quarto corso d’acqua dello Sri Lanka, contaminando la falda acquifera e il suolo. I residenti lamentano il rilascio anche nell’atmosfera di gas come ossido di zolfo, ossido di azoto e anidride carbonica, che sarebbero causa di difficoltà respiratorie, in particolare tra bambini e anziani. Il Kelani è la principale fonte di approvvigionamento idrico dei serbatoi di Labugama e Kalatuwawa, situati nell’omonima riserva forestale, che forniscono circa l’80% dell’acqua potabile alla città di Colombo e ai suoi sobborghi.
L’industria è situata a circa 40 metri dal fiume Kelani. La principale minaccia per l’ambiente e il fiume deriverebbe dal processo di elettrolisi, che coinvolge il solfato di rame e l’acido solforico. Gli ambientalisti Aditha Gamage e Shirantha Navinna denunciano ad AsiaNews che “la fabbrica, istituita come progetto del Board of Investment (BOI), non si trova in una zona industriale, ma nella Kelaniya-Pethiyagoda River Valley, in un villaggio abitato da secoli. In passato, nell’insediamento era attiva una fabbrica di compensato ma, dopo la sua chiusura, è stata sostituita dall’industria inquinante. Per questa fabbrica è stata ottenuta una licenza di protezione ambientale dall’Autorità Ambientale Centrale (CEA) il 18/01/2023, ma è scaduta il 01/11/2023”.
“Secondo le disposizioni della Legge Nazionale sull’Ambiente (Legge n. 47 del 1980) e le ulteriori normative entrate in vigore nel 2008 e nel 2022, le industrie che rilasciano o depositano inquinanti e causano un inquinamento su larga scala devono ottenere una licenza di protezione ambientale. Questa fabbrica di grandi dimensioni non ha ottenuto le necessarie raccomandazioni ambientali dalla CEA”, spiegano gli ambientalisti. “La compagnia in questione non ha nemmeno presentato la domanda. Pertanto, i residenti hanno presentato reclami alla CEA, sostenendo che il processo di elettrolisi stia causando ingenti danni ambientali”.
Gli attivisti sociali Cyril Mendis, Kusuma Attanayaka e Roshan Alwis sono dell’opinione che “le autorità competenti abbiano ottenuto licenze per l’estrazione e la produzione di rame e ottone da materiali di scarto, nascondendo la verità”. In questo modo è stato possibile aumentare la produzione del rame tramite il processo dell’elettrolisi. “Vari prodotti chimici, tra cui solfato di rame e acido solforico, sottoprodotti e sostanze utilizzate nel processo, si mescolano con l’acqua e il suolo del fiume Kelani. L’introduzione di questi prodotti chimici altamente tossici è dannosa per la salute umana e per le fonti di acqua potabile”, affermano preoccupati.
“Nonostante i ripetuti reclami alle autorità competenti riguardo ai danni ambientali e sanitari causati dalla fabbrica, non sono state adottate misure adeguate. Si stanno causando danni irreversibili all’ambiente e alla salute pubblica, le autorità esitano a prendere misure decisive a causa dell’influenza di un ex politico del distretto di Kalutara, poiché uno dei suoi familiari possiede azioni nella fabbrica”, aggiungono.
I residenti hanno messo in discussione la concessione del permesso di stabilire in una zona residenziale industrie che dovrebbero trovarsi in una zona industriale. Nel frattempo, il ministero dell’Ambiente ha dato disposizioni alla CEA di riconsiderare la regolarità della licenza.
Fonte : Asia