È Guido Caprino il protagonista della nuova puntata di “Stories”, il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Ospite del vicedirettore della testata Omar Schillaci, con la regia di Francesco Venuto, l’attore si racconta in “Guido Caprino – L’arte della scena”. In onda giovedì 13 marzo alle 21.00 su Sky TG24, sabato 15 marzo alle 13:20 su Sky Arte e sempre disponibile On Demand.
Caprino: “Con Valeria Golino, un bellissimo caos creativo”
Dal 28 febbraio nei panni di Carmine, uno dei personaggi chiave de L’arte della gioia, la serie Sky Original diretta da Valeria Golino. Liberamente tratta dall’omonimo romanzo di culto di Goliarda Sapienza, la serie è stata presentata in anteprima mondiale al Festival di Cannes ed è già disponibile su Sky e in streaming su NOW. “Questa serie racconta dell’ascesa dal fango di questa ragazzina che, come nelle storie più belle, riesce ad arrivare nei luoghi più alti, ma allontanandosi dal personaggio dell’eroe. Raccontiamo la storia di un’antieroina unica”, ha spiegato. Proprio su Modesta, protagonista della serie, interpretata da una bravissima Tecla Insolia, Caprino dice: “Il romanzo parla di un’età assolutamente patriarcale, il personaggio che io interpreto è da un certo punto di vista il maschio di corte, per cui le problematiche saranno tante per questa ragazza, per ottenere ciò che vuole in una società abbastanza patriarcale”. Passando invece a come sia lavorare con la regista Valeria Golino, l’attore spiega: “Valeria è un vulcano, è esplosiva e ha un’energia che non ha eguali. Lei crea un bellissimo caos, controllatissimo in realtà, dove riesce a prendere il meglio da ognuno, rendendo tutti partecipi in un modo creativo, quindi è bello lavorarci”.
Caprino si racconta: tra black out teatrali, rischi estremi e la passione per la storia
La storia di Guido Caprino inizia a Taormina “dove sono nato e ho vissuto i primi anni, poi mi sono spostato a Nizza di Sicilia, poi a Gallarate, poi a Palermo, poi son tornato indietro. Quindi, possiamo dire che le case Caprino sono state tante, ma probabilmente quella che mi è rimasta più impressa è quella di mia nonna in piazza, a Nizza di Sicilia”. Riguardo alla sua carriera teatrale e alla paura del pubblico: “Per quanto mi riguarda non passa mai, ma è anche bella come paura, sentire quella tensione, quel vuoto. Una volta mi è successo di dimenticare tutto, ma da quella situazione ne sono uscito benissimo. Si trattava di un adattamento de ‘Le tre sorelle’ di Čechov, con Favino alla regia, io dovevo entrare in scena nei panni del ‘Colonello Vacca’. Sono arrivato sul palco, ho avuto un blackout totale e allora ho iniziato a ripetere una battuta ricorrente del personaggio, ovvero ‘Ah che bellezza!’. Ho continuato così per tre minuti, poi hanno iniziato a suggerirmi le battute e io continuavo a dire ‘Ah che bellezza!’. Alcuni amici dopo la serata mi hanno detto che il momento del mio arrivo è stato meraviglioso”. Per quel che concerne il Caprino studente, precisa che lui è stato in quattro scuole diverse: “Devo dire la verità, anche se non è una cosa educativa, ma io la scuola l’ho odiata dall’asilo, avrei smesso di andarci sin dal giorno uno, ma non era possibile. Mi sono iscritto al Classico, poi all’Agraria, alla Ragioneria e a Odontotecnico. Quest’ultimo l’ho portato a termine”. Sul rapporto con la storia e con la memoria: “La memoria è quando studio una parte che mi coinvolge ad un altro livello, emotivo, tocca una parte dell’intelligenza diversa rispetto al semplice apprendimento, mi ricordo molto in quel caso. Ad esempio, su Felice Orsini avevo dedicato un bel po’ di ricerche, che è la parte del lavoro che mi piace di più in assoluto, è scoperta, ci sono molte cose che mi ricordo che in anni di scuola non ho appreso minimamente. La storia mi piace tantissimo. ‘Noi credevamo’ di Mario Martone, in questo senso, è la pellicola più importante a cui ho preso parte”. Passando ad indicare il momento in cui ha capito e deciso che l’attore sarebbe stato il suo mestiere, Caprino spiega che “questa cosa è avvenuta attraverso diversi passaggi: il primo momento è stato quando per la prima volta ho avuto modo di approcciarmi ad una scena, con un mio cugino che aveva una compagnia amatoriale in Sicilia che creava dei piccoli laboratori, dove c’era una passione vera e sentita. Io avevo 16 anni e interpretavo un personaggio più grande di me, un emiliano, un donnaiolo impenitente, e questa cosa mi divertì da morire. Da lì si insinuò il seme della volontà e cominciai a pensarci in maniere molto seria”. Nella lunga intervista c’è spazio anche per il racconto personale, a cominciare dalla sua paura più grande: “Avere rimpianti”. Sul giudizio che ha della sua carriera sin qui: “Credo che debba ancora raccogliere qualcosa di quanto ho seminato, sento che stia per nascere un nuovo momento. Ad esempio, quando ho avuto il provino per ‘In Treatment’, quello era un periodo in cui volevo smettere, anche se stavo avendo le parti di personaggi popolari, questi non mi avevano dato abbastanza artisticamente (sebbene non rimpianga niente) però mi sentivo un po’ stanco, sentivo che i ruoli che avrei voluto non arrivavano. Poi arriva questo provino dal mio agente, erano 15 pagine di provino, era estate e io non avevo voglia di prepararlo. Poi ne riparlammo e mi convinse, andai al provino e incontrai Saverio Costanzo, lui mi piacque da subito, ci siamo piaciuti da subito. Il provino andò bene e da lì per la prima volta sentii che stavo entrando in una cerchia di lavoro e di personaggi che mi piaceva veramente”. Sulla serie Sky ‘1992’, dove ha vestito i panni di Pietro Bosco, parlamentare della Lega Nord, invece svela: “Anche lì non volevo andare al provino. Di tutte le mie parti migliori inizialmente non volevo avere provini, non ho un buon intuito. In questo caso mi convinse il produttore della serie, Lorenzo Mieli, che ha sempre creduto molto in me e lo ringrazio per questo. In un primo momento mi sono chiesto per quale motivo avrei dovuto interpretare un leghista, ma il lavoro dell’attore è proprio questo, ovvero esplorare e viaggiare. Mai mi sono divertito come in questo ruolo, scritto molto bene”. A domanda diretta sulla questione del credere o meno in Dio, Caprino risponde: “Credo nella natura, in un’energia superiore, che in qualche modo ha creato tutto questo, credo nella natura come Dio, non in modo canonico, anche se sono stato chierichetto da piccolo”. In chiusura, l’attore rivela anche che nel corso della sua vita ha rischiato più volte la vita: “Mi sono sempre piaciuti gli sport estremi, come il windsurf sulle onde grosse. C’è stato un periodo in cui ero in Sudafrica e lì qualche volta l’ho rischiata, che un’onda più grossa di quello che avevi calcolato ti porti via tutto, poi ho rischiato una volta anche a cavallo e anche in apnea. È andata bene”.
STORIES: “GUIDO CAPRINO – L’ARTE DELLA SCENA” IN ONDA GIOVEDÌ 13 MARZO ALLE 21:00 SU SKY TG24 (CANALI 100 E 500 DI SKY E CANALE 50 DEL DTT), SABATO 15 MARZO ALLE 13.20 SU SKY ARTE E DISPONIBILE ON DEMAND E SU SKYTG24.IT
Fonte : Sky Tg24