Il presidente Rakhmon ha reinserito nel caledario il Tirgon, la “festa della pioggia” che secondo la tradizione ricorreva nel giorno più lungo dell’anno. Una ricorrenza legata ai racconti dell’epica locale, ma che oggi assume un signifiato nuovo nella lotta contro la siccità di fiumi a bacini in tutta l’Asia centrale.
Dušanbe (AsiaNews) – Il presidente del Tagikistan, Emomali Rakhmon, ha deciso di inserire la festa del Tirgon nella lista dei giorni di festa nazionale del Paese, aggiungendola nella legge “Sui giorni festivi” già approvata dalle due camere del parlamento di Dušanbe. Il Tirgon fa parte delle celebrazioni più antiche dei tagichi, insieme a Sada, Nawruz, Mekhrgon e altre legate al succedersi delle stagioni, e indica la “festa della pioggia”. Si osserva nel giorno più lungo e nella notte più breve dell’anno, quando tutte le colture nei campi giungono a maturazione, soprattutto il grano, portando a compimento le attività agricole dell’autunno e della primavera.
Ora dunque il calendario delle feste tagiche è ancora più completo, a partire del Capodanno e la festa “della Madre” dell’8 marzo, il Nawruz del 21-24 marzo, la festa sovietica della Vittoria del 9 maggio e il Giorno dell’Unità Nazionale del 27 giugno, l’Indipendenza si ricorda il 9 settembre e il 6 novembre la Costituzione. Si osserva l’inizio del Ramadan (in tagico Ramazon) e la festa del Kurbon, la variante linguistica del Kurban-Bajram o ‘Īd ’al-’Aḍḥā, la festa islamica del sacrificio che conclude il pellegrinaggio alla Mecca, che si tiene 70 giorno dopo l’Uraza-Bajram, la conclusione del digiuno o Id-al-Fitr, le principali feste islamiche.
Il Tirgon viene indicato dal governo, e si è cominciato a festeggiare nell’estate del 2023 con il festival delle albicocche e la mostra della frutta secca. Come e quando verrà solennizzato quest’anno non è ancora stato chiarito, in base alle previsioni meteorologiche ed altre considerazioni legate allo sviluppo delle attività agricole, considerando l’attesa delle piogge di fine estate nel mese di Tir, il quarto del calendario iranico, composto da 31 giorni e corrispondente al periodo 22 giugno – 22 luglio.
Si rievocano molte antiche storie sull’origine e l’essenza del Tirgon, nel recupero del folclore e dell’epica dei tagichi, quando alla fine del mese di Tir le persone si riunivano per invocare la pioggia per l’irrigazione dei campi, inondandosi reciprocamente di scrosci d’acqua, come riporta la leggenda epica Šakhnam di Firdousi e molte opere dei tempi antichi, risalenti a prima del XIV secolo. In particolare, il Tirgon si realizza quando appare l’arcobaleno dopo la pioggia, che viene chiamato il Tiru kamon, l’arco del bogatyr (eroe cavaliere) di Tir e “angelo della pioggia”.
In un altro testo, Avesta, questi viene ricordato come Tištar, mentre nella maggior parte dei testi rimane il Tir, colui che raccolse l’acqua dal fiume Farokhkart per lanciarla come frecce di pioggia per tutte le terre di Akhura Mazda, lottando con il demone della siccità, chiamato Apaoša, che voleva distruggere ogni essere vivente sulla terra. Nella prima battaglia, il demone ottenne una vittoria e bloccò il corso del fiume, ma nella seconda l’angelo Tir si prese la rivincita, e la terra diede grandi frutti dopo gli scrosci della pioggia tanto attesa.
Queste leggende vengono oggi riviste in chiave augurale e anche scientifica, nella lotta contro la siccità di fiumi a bacini in tutta l’Asia centrale, dove si cercano angeli della pioggia in tutte le università e le istituzioni dedicate alle opere agricole e allo studio dei cambiamenti climatici. Sembra in effetti di tornare al regno mitologico di Puruza Sasani, che vide sette anni di siccità, durante i quali morirono gli stormi degli uccelli, le piante, gli animali e anche gli uomini. Allora il re fece riunire il popolo per celebrare i riti di invocazione della pioggia da parte dei servitori del fuoco, che ottennero il risultato sperato con la preghiera di Obrezgon, che gli iranici celebrano annualmente in ricordo dell’ennesima salvezza dalle maledizioni celesti.
Questi riti si fondano oggi nell’aspersione del Tirgon, versando l’acqua dentro e fuori dalle case, purificando ogni lerciume e rivestendosi di vesti immacolate, mettendo al braccio i braccialetti dei sette colori dell’arcobaleno in tessuti di seta detti Tiru bod, che vengono sciolti e gettati al vento dieci giorni dopo, nel giorno del Vento, il Ruzi Bod, esprimendo la gioia profonda dell’anno che rinnova la vita per il popolo intero.
Fonte : Asia