Il 13 marzo ricorre la Giornata mondiale del rene, un’occasione di sensibilizzazione per fare aumentare la consapevolezza sulla salute di questo organo, con iniziative di informazione sui comportamenti preventivi e screening gratuiti per identificare le persone a rischio. E per ricordare l’importanza dei trapianti. “La malattia renale cronica (Mrc) è una malattia complessa e invalidante che, a causa della mancanza di sintomi, viene diagnosticata tardivamente, quando è già in stadio avanzato. “In Italia e nel mondo, circa il 10% della popolazione adulta è affetta da malattia renale cronica e” – spiega Massimo Morosetti, presidente della Fondazione italiana del Rene e direttore del reparto di Nefrologia e Dialisi dell’ospedale Grassi di Roma – “la maggior parte non ne è consapevole. Si può perdere fino al 60-80% della funzionalità renale prima che si manifesti qualsiasi sintomo, momento in cui l’efficacia terapeutica si riduce notevolmente e la terapia sostitutiva diventa sempre più probabile”.
Nel 2024 sono stati 2.110 i donatori di rene
Mai così tanti trapianti e donazioni di organi in Italia nel 2024: lo scorso anno sono stati 2.110 i donatori di organo con un +2,7% rispetto all’anno precedente; 4.692 invece i trapianti (+5,1%). Sono alcuni dei dati che emergono dal Rapporto sulle donazioni e i trapianti in Italia presentato oggi al ministero della Salute, che tuttavia segnalano un elemento di preoccupazione: tra quanti dichiarano le proprie volontà in sede di rinnovo di carta di identità, più di 1 su 3 (36,3%) dice no alla donazione degli organi. “Questi dati sono la testimonianza del valore e del livello del nostro sistema sanitario pubblico, di come si possano avere delle prestazioni di eccellenza gratuitamente”, ha commentato il ministro della Salute Orazio Schillaci a gennaio 2025, quando sono stati resi noti i dati, ricordando che “la donazione d’organo sono sintomo di civiltà e sono aumentate. Ma credo si possa fare ancora di più”.
Crescita delle donazioni “a cuore fermo”
I numeri mostrano un costante miglioramento del sistema dei trapianti nel nostro Paese. Le donazioni salgono e per la prima volta si supera il tetto dei 30 donatori per milione di persone, un livello che colloca il nostro Paese ai primi posti europei. Di pari passo si registra un incremento dei trapianti: circa la metà (2.393) sono di rene (+6,6% rispetto al 2023); quelli di cuore sono stati 418 (+13%). In aumento anche i trapianti di fegato 1.732 (+1,8%), mentre sono in lieve calo quelli di polmone (passati da 188 a 174); stabili quelli di pancreas (36). A trainare i trapianti nello scorso anno è stata soprattutto la crescita della donazione a cuore fermo, cioè quella da pazienti la cui morte viene accertata dopo un arresto cardiaco di almeno 20 minuti. Questa modalità rappresenta il 13,2% di tutti gli interventi realizzati. Numero record anche per le donazioni (410) e i trapianti (1.095) di cellule staminali ematopoietiche da non consanguinei, con una crescita anche dei potenziali donatori di midollo osseo che per la prima volta hanno superato il mezzo milione.
Lombardia e Veneto in testa alla classifica
Intanto, si confermano le forti differenze territoriali, con quattro Regioni del Nord che, da sole, realizzano il 55% dei trapianti: Lombardia (904), Veneto (718), Piemonte (504), Emilia Romagna (497). Tuttavia migliora il Sud, in termine sia di attività di trapianto sia di donazione. “È importante sottolineare una crescita della capacità di donazione del Sud, che quest’anno ha contribuito in maniera più significativa rispetto agli anni precedenti alla capacità globale di donazione dell’Italia. Ci auguriamo che questo trend prosegua”, ha affermato il direttore del Centro nazionale trapianti Giuseppe Feltrin.
Ancora troppi rifiuti alle donazioni
Preoccupazioni, invece, esistono sul fronte del rifiuto alle donazioni. Mentre l’opposizione al prelievo degli organi registrato nelle rianimazioni è leggermente calato nel 2024, passando dal 30,3% al 29,3%, negli uffici anagrafe il trend è inverso e, tra quanti hanno espresso la propria volontà al momento del rinnovo della carta di identità, il 36,3% ha optato per l’opposizione al prelievo degli organi. È un dato che, nell’immediato, incide poco sul trend dei trapianti, ma che potrebbe avere un forte impatto in futuro. “Ci preoccupa molto soprattutto la crescita dell’opposizione nei giovani tra i 18 e 30 anni”, ha proseguito Feltrin. “Dobbiamo ambire a risultati migliori, in particolare a ridurre le opposizioni al momento del rilascio della carta di identità”, ha afferma il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Rocco Bellantone. Si tratta di un lavoro soprattutto culturale.

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Fonte : Sky Tg24