Per circa trent’anni la cura dei pazienti con lesioni spinali non ha compiuto grandi passi avanti: non esistono ancora terapie davvero risolutive che consentano a coloro che hanno subito un trauma di ricominciare, per esempio, a camminare. Questo scenario sta rapidamente cambiando, secondo Nicholas Theodore, Professore di neurochirurgia, ortopedia e ingegneria biomedica presso la Johns Hopkins University, nonostante gli scarsi investimenti in questo settore.
“Uno dei problemi nella ricerca nel campo delle lesioni del midollo spinale è la carenza di fondi. Le aziende puntano molto sui farmaci per le malattie croniche e comuni, come l’obesità, l’ipertensione, il diabete o il morbo di Alzheimer. Quello delle lesioni traumatiche viene considerato un ambito più ‘piccolo’, nonostante gli effetti devastanti che la patologia ha sul paziente e sulla sua famiglia”, commenta l’esperto. “Le aziende semplicemente non ricaverebbero molti soldi da questo ambito”.
Come un cavo telefonico reciso
Per il momento, quando un paziente, in seguito a un incidente stradale, sul lavoro o in ambito sportivo, si lesiona il midollo spinale, la prima cosa che si fa è portarlo in sala operatoria per limitare il danno. “I chirurghi riducono la pressione esercitata dal sangue o dalle ossa sul midollo spinale e stabilizzano la colonna vertebrale. Più l’azione è rapida, maggiori saranno le possibilità di recupero”, spiega Theodore.
Il midollo spinale è una struttura spessa quanto un mignolo nella quale decorrono le fibre nervose che portano le informazioni dal cervello al resto del corpo e viceversa. Se viene reciso, si verifica un’interruzione nella trasmissione delle informazioni, un po’ come accadrebbe tagliando un cavo telefonico.
Nonostante l’operazione, in base alla gravità e alla sede della lesione, il paziente può perdere del tutto o in parte l’uso delle gambe, delle braccia, la sensibilità agli arti, alcune funzioni viscerali. Le lesioni si suddividono in due categorie: le parziali, in cui restano alcune funzioni, anche solo piccoli movimenti; e le complete, in cui motilità e sensibilità vengono perse del tutto.
L’unica cosa che si può fare attualmente dopo l’operazione, per cercare di ripristinare, anche solo in parte, le funzioni perse, è la fisioterapia.
“Nei decenni sono stato coinvolto in diverse sperimentazioni in cui venivano testati dei farmaci per le lesioni spinali. Sarebbe bello se esistesse una pillola o una soluzione iniettabile miracolosa che permetta ai pazienti di ricominciare a camminare, ma questo naturalmente non è possibile. Se non altro perché un danno di questo tipo è associato a una serie di fenomeni, come la carenza di ossigeno, lo scarso apporto di sangue, l’infiammazione. Perché un farmaco funzioni dovrebbe essere in grado di agire su tutti questi fattori”. Attualmente la ricerca è orientata verso altri approcci, come la bioingegneria, l’uso di cellule staminali e la stimolazione elettrica.
Impalcature biologiche intorno al midollo spinale
Contrariamente a quanto accade nel caso dei cavi telefonici usati prima come esempio, le fibre nervose del midollo sono plastiche, hanno cioè la capacità di crescere e riorganizzarsi in base agli stimoli ambientali. Per questo la riabilitazione in alcuni casi funziona: il midollo spinale è dotato di una certa capacità di guarire da solo. Ma a volte non basta.
Fonte : Wired