Aristotele sosteneva che la tecnica imitasse la natura. Dopo millenni, lo stesso concetto è stato applicato da una startup pugliese per sviluppare pannelli solari che “imitano” le foglie delle piante, sia nel nome sia nel funzionamento: insomma, un pannello multifunzionale che sfrutta l’energia solare per generare elettricità, per produrre idrogeno pulito e per depurare l’acqua.
“Proprio come una foglia, il nostro dispositivo trasforma sole e acqua in energia utile”, ha detto a Wired Alessandro Monticelli, fondatore e amministratore delegato di Green Independence, l’azienda in questione. “L’ispirazione per New Artificial Leaf è arrivata da un video del professor Daniel Nocera di Harvard in cui mostrava come una ‘foglia artificiale’ potesse, grazie alla luce solare, scindere l’acqua in idrogeno e ossigeno. Quel concetto – racconta – mi ha affascinato a tal punto da volerlo sviluppare in un’applicazione concreta e scalabile. Abbiamo quindi progettato il nostro pannello per imitare il processo della fotosintesi, catturando l’energia solare per produrre elettricità e purificare o desalinizzare l’acqua; l’elettricità generata, combinata con l’acqua trattata, viene poi utilizzata per produrre idrogeno verde direttamente in loco”.
Green Independence è stata fondata nel 2020 da Alessandro Monticelli e da Marta Pisani. Ha sede a Brindisi e ha ricevuto investimenti privati da 1,4 milioni in euro: tra i sostenitori c’è anche il fondo Cdp Venture Capital di Cassa depositi e prestiti. Recentemente la startup si è aggiudicata i bandi Smart&Start di Invitalia e TecnoNidi della Regione Puglia, per un totale di 850mila euro. “I prossimi passi sono focalizzati sull’industrializzazione della tecnologia e sull’implementazione dei primi impianti pilota”, ha spiegato Pisani, direttrice operativa di Green Independence.
Come funziona New Artificial Leaf
I pannelli solari di Green Independence fondono diverse tecnologie all’interno di un unico dispositivo. Come un classico pannello fotovoltaico, convertono l’energia solare in elettricità; ma il calore, anziché andare sprecato, fornisce l’input alla dissalazione. I dispositivi contengono, infatti, anche un elettrolizzatore miniaturizzato per la produzione di idrogeno con un processo che scinde l’acqua attraverso il passaggio della corrente elettrica. L’idrogeno verde, poi, può venire utilizzato come combustibile pulito o come vettore di accumulo dell’energia generata in eccesso durante la giornata: ‘ridiventa’ elettricità attraverso una cella a combustibile (a parte), producendo anche acqua pulita. Il dispositivo è indipendente dalla rete elettrica e può permettere agli impianti industriali di valorizzare le acque di scarto.
“La nostra tecnologia si rivolge principalmente ai settori industriali e dei trasporti, che necessitano di soluzioni sostenibili per ridurre le emissioni e ottimizzare i costi energetici, con particolare attenzione alle aziende che puntano alla decarbonizzazione delle proprie attività”, spiega Monticelli. New Artificial Leaf può soddisfare anche i fabbisogni del settore agricolo, delle comunità non collegate alla rete elettrica e delle aree con scarsità idrica, alle quali – aggiunge Pisani –. “Può anche garantire accesso a energia pulita e acqua potabile, contribuendo alla creazione di comunità energetiche e all’autosufficienza locale, eliminando la dipendenza da infrastrutture centralizzate e diminuendo la necessità di stoccaggio e trasporto dei vettori come l’idrogeno”.
La competizione con la Cina e i metalli rari
L’integrazione dei processi di generazione elettrica e di accumulo, secondo i fondatori, potrebbe rendere New Artificial Leaf una valida alternativa – almeno in alcuni contesti – ai pannelli fotovoltaici tradizionali e alle batterie al litio, due tecnologie cruciali per la transizione ecologica di cui la Cina domina la manifattura. Green Independence insiste sulla maggiore efficienza della sua “foglia artificiale”, dato che un chilo di idrogeno può accumulare duecento volte più energia di una batteria dalla stessa massa.
Fonte : Wired