Caso Ramy Elgaml, c’è la perizia del consulente della procura milanese. L’esperto incaricato dai magistrati ha prodotto una relazione in cui assolve, di fatto, l’operato dei carabinieri coinvolti nell’inseguimento del giovane italiano. Il Corriere della Sera ne ha riportato alcuni passaggi.
“In conclusione, a parere tecnico dello scrivente consulente, l’operato del conducente dell’autovettura Giulietta nell’ambito dell’inseguimento, risulta essere stato conforme a quanto prescritto dalle procedure in uso alle Forze dell’Ordine”, scrive il consulente nelle conclusioni della perizia cinematica stesa su incarico della procura.
“Per quanto attiene al Vice Brigadiere conducente dell’autovettura di servizio Alfa Romeo Giulietta, la disamina di tutti i video e l’attenta analisi cinematica condotta hanno confermato che questi, aderendo al dovere d’ufficio, ha proceduto nell’inseguimento dei due fuggitivi attenendosi alle procedure previste nei casi di inseguimenti di veicoli, quando si è trovato nell’impossibilità di poter attuare un’azione difensiva efficace in relazione alla manovra improvvisa ed imprevedibile attuata dal conducente del motoveicolo, di taglio della propria traiettoria”.
Ramy Elgaml, cosa dice la perizia sull’inseguimento
La sintesi dell’ingegnere che ha redatto la perizia insiste sui processi mentali automatici, riconducendo l’azione alle procedure in uso alle forze dell’ordine in casi del genere.
“Per quanto più sopra esposto, si deve concludere che, nei limiti dell’esito imprevedibile e drammatico del seguito della manovra difensiva obbligata (l’investimento del corpo del trasportato, evoluzione non prevedibile all’atto della decisione della manovra), sia la risposta attentiva del conducente dell’autovettura Giulietta, sia la sua reazione, sono state adeguate e controllate, costituendo dei processi mentali automatici (nella attivazione immediata della reazione) e governati (nella decisione di non sterzare). La concausa determinante dell’evento che ha cagionato il decesso del trasportato a bordo del motoveicolo, Elgaml Ramy Yehia Awwad Nady – al di là dei fattori umani connessi ai conducenti – è stata, purtroppo, determinata dalla presenza del palo semaforico che ha arrestato la caduta del trasportato, bloccandone la via”.
“Per quanto attiene al conducente del motociclo Yamaha Bouzidi Fares – prosegue la perizia – questi, opponendosi all’Alt dei Carabinieri, dava avvio a un inseguimento anomalo e tesissimo, ad elevatissima velocità lungo la viabilità urbana cittadina, con una guida spregiudicata ed estremamente pericolosa, transitando con semafori rossi, a pochi centimetri da veicoli in marcia regolare con rischio di collisioni, affrontando di notte, in contromano, curve alla cieca. Questi, con il suo comportamento sprezzante del pericolo, ha determinato l’inseguimento e le sue modalità e si è assunto il rischio delle conseguenze, per sé e per il trasportato”.
Il perito quindi assolve di fatto i carabinieri, che avrebbero eseguito le procedure nell’inseguimento in cui ha perso la vita Ramy Elgaml. Resta da valutare l’adeguatezza dei metodi in questione. Soprattutto dopo la diffusione di video in cui si sentivano i militari dispiacersi di non essere riusciti a far cadere il motorino speronandolo.
Se una fuga in scooter non può essere un lasciapassare per qualunque crimine, resta da comprendere se un ragazzo che non era un terrorista ma probabilmente autore di reati lievi costituisse motivo per un inseguimento nel centro di Milano. Una città sempre più violenta, dove la frustrazione e l’invidia sociale dovute alle disuguaglianze hanno superato il livello di guardia. E ogni tanto ci scappa il morto.
Fonte : Wired