Arriva venerdì 14 marzo l’atteso capitolo conclusivo della trilogia di Rose Villain: si intitola radio vega (Warner Music Italy) ed è un viaggio cosmico, di cui Rose ama definirsi un’esploratrice, per superare i confini terreni e abbracciare l’arte in tutte le sue forme. La costellazione della Lira, illuminata dalla splendida stella Vega, non è solo un punto di riferimento nel cielo, ma è soprattutto simbolo dell’amore sofferto tra Euridice e Orfeo, che porterà quest’ultimo, dopo la morte dalla sua amata, a passare tutta la vita a suonare canzoni tristi. Sono 13 i brani, sotto la direzione artistica di Sixpm, che completano la Radio Trilogy di Rose Villain, iniziata con Radio Gotham e proseguita con RADIO SAKURA. Al suo fianco, in questo nuovo progetto, ci sono Guè, Lazza, Geolier, chiello e Fabri Fibra, legati da sempre da una grande stima e amicizia reciproca con l’artista. Dopo l’estate l’esordio nei palazzetti organizzato da Magellano Concerti: 23 settembre Milano, 26 settembre Padova, 2 ottobre Roma e 3 ottobre Napoli.
Rose, quanto New York è stata importante per radio vega?
A New York mi si attivano i ricettori. Mi ero svegliata alle 5, era buio e avevo il disco pronto. Ho scritto tutto su un foglio, mi piacciono gli amori struggenti e ho scelto come ispirazione Orfeo ed Euridice. Loro si amavano, lui convince gli dei a restituirgliela ma non deve voltarsi a guardarla finché non sarà libera, lui cede alla tentazione, si gira, lei non lo raggiungerà più e dunque passa il resto dei suoi giorni a cantare canzoni tristi.
New York ti lega anche a Sixpm, alias Andrea Ferrara, tuo marito nonché produttore discografico.
Ci siamo prima innamorati musicalmente. Io gli dico una immagine: Tu Sai è la canzone d’amore più semplice che ho mai scritto e Andy interpreta tutto alla perfezione, per me è magia e mistero. Lui mi sorprende sempre.
Cosa ti resta dell’ultimo Festival di Sanremo?
Da artista vedo la musica al centro. Poi lì c’è anche attenzione su altro, non vivo la vita pensando che sono figa e Sanremo vorrebbe anche quello. Il pop è una missione possibile e significa arrivare a più persone possibile. Ma ti dico pure che il pop delle donne è sottovalutato.
Come sei nella vita?
Caotica e disorganizzata, ma quando entro in studio sono precisissima.
I temi dell’album?
Intanto non sapevo che i tre dischi sarebbero stati una trilogia, in realtà era una storia in evoluzione, è la mia metamorfosi, è un po’ il mio diario segreto anche se non ne ho mai avuto uno. Le mie canzoni sono il mio diario e dentro c’è un po’ tutto, ci sono le fatiche, gli amori finiti male, ci sono i litigi, c’è la rivalsa: ad esempio Millionaire parla di persone che non credevano in me, la verità è che c’è sempre tutta la mia storia raccontata. E in questo disco l’ho fatto in maniera più semplice, prima volevo di più l’approvazione del pubblico, volevo sciogliere la complessità invece per questo disco non ho pensato a niente e dunque faccio fatica a spiegarlo, mi sembra che ogni canzone abbia la sua identità al punto che non so dirti cosa ci sia dietro le canzoni.
Musicalmente come ci hai lavorato?
Faccio quello che mi piace, se ci sono due sound simili è un caso. Fuorilegge nasce due anni fa e comunque io voglio sempre andare in studio. È la condanna di Rose Villain non avere un genere definito. Su certi argomenti, come la depressione e l’ansia, la mia musica è libera nel parlare, su argomenti più affini ai problemi delle donne sono stata più delicata, invece è bella la musica quando parla di tematiche specifiche. Non c’è una donna che mi abbia detto amo il mio corpo, sono felice così o non si sia lamentata di un trattamento da parte degli uomini. La musica ci unisce.
Il rapporto tra donne e Rap?
C’è sempre tanto lavoro da fare. Quando hai lo swag cosa ci può buttare giù? La musica è unisex, devi capirlo, poi puoi avere la tua visione femminile, l’empatia ci sta e nella musica diventa più dolce, romantica e cazzuta. E, ripeto, non ho mai conosciuto una donna fiera del suo corpo.
Quanto i social incidono sui giudizi estetici?
Impongono standard di bellezza irrealistici, noi sui social ostentiamo la parte migliore delle nostre vite. Sono felice di parlare anche delle mie insicurezze fisiche. Funzionava così anche per le modelle degli anni Ottanta. Voi uomini aiutateci un po’ di più a capire che è irrealistico e occorre guardare le donne per come sono e per quello che hanno da dire. Poi è vero, voglio mostrarmi sexy, carina e fare bella musica.
La tua canzone preferita di sempre?
Chi mi conosce lo sa quale può essere. Quindi non te lo dico.
Titoli una canzone Patrick Bateman e un altra L’Amore è un Serial Killer: ti affascinano?
Patrick è il personaggio del mio film preferito, American Psycho, e lo è da anni. Sono appassionata di criminologia, guardo tutti i film del genere. E mi piacciono i cimiteri.
Hai conosciuto Breat Easton Ellis?
No ma ho conosciuto Chuck Palahniuk, amo le cose un po’ crudeli. Ho letto La Città dei Vivi di Nicola Lagioia e ho anche il suo Ferocia. È moderno oggi avere una facciata, e Bateman è uno di noi che è scivolato e non ha retto il peso della società. Sono stata a un firma copie di Palahniuk, mi ha scritto sul libro “prendi il mondo per i testicoli” e ho una foto dove finge di strozzarmi.
Cosa puoi anticiparmi della scenografia del tour?
La sto affinando, non voglio ancora dire nulla se non che ho idee incredibili, budget permettendo. Vorrei sul palco acqua, luce, tutto quello che è meteorologia mi affascina. Amo l’arte in tutta le sue forme infatti scrivo poesie. Ho un libro pronto e non so se mi piacerà mai abbastanza. Per radio vega avevo in mente Basquiat anche se il mio quadro preferito, che sono andato a osservare più volte, è La zattera della Medusa di Théodore Géricault.
Hai parlato di gente che non ha creduto in te: ora che stai per fare i palazzetti, cosa gli dici?
Oggi da adulta capisco chi mi diceva che mi serviva un piano B. Io sognavo palazzetti e stadi, tanti sono intimiditi da chi è ambizioso e ancora di più dalle donne ambiziose. Penso a un ragazzo che mi diceva non ce la farai mai. È vero, ho preso tante porte in faccia, però mi è servito tanto: viva le porte in faccia e chi non crede in te, che oggi la goduria è ancora più forte.
Infine ci sono tanti giovani che hanno collaborato al tuo album, da Ok Giorgio a Fausto Cigarini per citarne un paio. Ti attrae la nuova scena?
Ero partita titubante, mi dicevo: posso io giudicare? Di fianco a Fabri Fibra e Geolier ero intimidita, poi ho capito che il rap è musica e arte. Quando incontro un artista mi interessa la passione, che per me batte il talento. Io sono solo “fotta” e se vedo un ragazzino che rappa male e sbaglia le rime ma ha la faccia rabbiosa vado su di lui! Sai, Fabri Fibra è il mio brontolone preferito e ha tante cose da dire ed è bello che uno come lui sostenga chi è bravo.
Approfondimento
Sanremo, il testo della canzone di Rose Villain: Fuorilegge
Fonte : Sky Tg24