A Toys Orchestra in tour: “La nostra musica è una piccola Resistenza”

Continua il tour che racconta Midnight Again, il nuovo album d’inediti di A Toys Orchestra. Si dice spesso che almeno una volta nella vita bisognerebbe vedere Vasco, Ligabue, i Coldplay, Beyoncé…beh almeno una volta nella vita bisognerebbe recarsi a un concerto di questi ragazzi nati artisticamente ad Agropoli nel 1998. In Midnight Again la band dà forma ai pensieri, agli spunti e alle suggestioni che si sono susseguiti in questi anni di stasi riportando indietro le lancette del tempo e chiudendo un percorso partito molto prima, in una sorta di “eterno ritorno musicale”. Le diverse storie di vita vissuta vengono raccontate tramite ballate evocative, accenni di soul e brani blues-rock dall’andamento squadrato e cubista, mantenendo nei propri testi un approccio velatamente ironico e restituendo un quadro sonoro dalle atmosfere internazionali. Ne ho parlato, prima di un concerto e dopo avere asisstito al soundcheck, con Enzo Moretto e Ilaria D’Angelis, che è colei che mi ha introdotto, nel 2007 in occasione dell’uscita dell’album Technicolor Dreams, nel loro mondo colorato e fantastico. Anzi fantasmagorico. Raffaele Benevento è il terzo elemento fondatore. Completano l’organico live Andrea PerilloJulian Barrett.

Ilaria ed Enzo partiamo da questo neverending tour che, con protagonista Midnight Again racconta la vostra storia: andrete avanti a oltranza o c’è l’idea di tornare in studio?

E’ andato meglio di quanto ci aspettassimo, pensando ai nostri tempi lunghi tra un album e l’altro è andata un gran bene. La lunga pausa ci ha messo nella condizione di essere come esordienti, negli anni sono cambiate così tante cose nel mondo dei live e degli ascolti. La band poi è cambiata nel corso del tour, c’è stato un movimento interno, quasi una dinamica circense.

Esattamente 25 anni con Soniche Avventure il sogno di Ilaria, Enzo e Raffaele è diventato realtà: pensate di celebrarlo nel concerto? O avete qualche altra idea?

A volte siamo prese dagli eventi e lasciamo indietro le ricorrenze, ci piacerebbe ristampare Midnight Talks. Le Soniche Avventure è uno dei momenti più belli della nostra storia, noi arriviamo dalle cantine di un paese. Abbiamo portato il demo col motorino e abbiamo affidato le nostre speranze a una cassetta senza numero di telefono. Quando li abbiamo risentiti ci hanno detto che ancora aspettavano il nostro contatto.

Sono anche i 15 anni di Midnight Talks che per me è l’album della consacrazione: oltre all’idea di ristamparlo, gli dedicherete un momento ad hoc nei concerti?

Dopo tanto tempo abbiamo rimesso in scaletta Look in Your Eyes, mentre Celentano c’è sempre, è uno di quei brani che non possiamo togliere, come Hallelujah. Pensa che Celentano lo ha scelto la gente come singolo perché non è mai uscito in quella veste.

Oggi la musica ha una scadenza brevissima: come riuscite voi a essere rivoluzionari rimanendo fedeli a voi stessi?

Quello che più ci rende aderenti è che non lo facciamo pensando a quello che potremmo ottenere come numeri, noi cerchiamo di fare qualcosa di bello. Il nostro godimento si traduce per gli altri in piacevolezza. In primis dobbiamo non annoiarci noi, dobbiamo sfidarci sempre. L’ultimo disco arriva dopo tanto tempo ma con fiati, archi e cori gospel. Lo abbiamo reso facile perché costruito noi con le nostre amicizie.

Ascoltando Midnight Again è netta la sensazione di una band che ha preservato l’entusiasmo degli esordi. L’album è del 2024 e voi nascete ad Agropoli nel 1998: come sono cambiati nel tempo gli equilibri tra voi?

Scazziamo dal 1998, siamo sempre stati un po’ burrascosi ma ci lasciamo subito alle spalle le tensioni. Le tensioni sono fermenti creativi.

L’album è stato frenato dalla pandemia e infatti sulla cover il tema del tempo è ben evidente: vi siete rappacificati col tempo? Vi sentite on time? Perché in Life Stars Tomorrow è evidente il tema della procrastinazione.

Viviamo con nonchalance il passatismo ma ci sentiamo figli scomodi del 2025, ne facciamo parte, non siamo solo coloro che vengono dagli anni Novanta. La nostra è una piccola resistenza.

Hallelujah ospita una bellissima frase d’amore: “I need what you need to find my place in the universe”. Quanto è difficile raccontare l’amore al tempo dei social?

E’ una delle cose più difficili che esistono. Far ridere e parlare d’amore è arduo perché sono sono sentimenti che travolgono. Non riusciamo a starne senza, sono la potenza che porta avanti la bellezza della vita.

Parlate della musica Rock che vi fa ammalare, con la consueta ironia: il rock oggi, soprattutto in Italia, è più immagine che sostanza?

Chi viene da un passato lo conosce, chi viene dalle nuove leve è spesso permeato dall’immagine. C’è qualcuno che resiste bene al tempo, citiamo per tutti i Verdena. Chi lo fa oggi è figlio dei tempi. Il Rock ha difficoltà a trovare frange per innestarsi in altri generi, molti altri generi sono più facili da contaminare. L’estetica del Rock finisce per diventare altro coi suoni di oggi.

Possiamo considerare chiuso il vostro rapporto con la mezzanotte visto che la trilogia si è completata oppure nel mondo dei A Toys Orchestra sarà sempre mezzanotte?

La mezzanotte ci divide anche come band: per qualcuno è un limbo temporale, è ieri, oggi e domani e pone in una situazione del tempo indecifrabile. Per altri è già il giorno dopo.

Che accadrà nei prossimi mesi?

Stiamo lavorando al party di fine tour che vorremmo fare a Bologna ma serve uno spazio importante perché invitando tutti quelli che hanno collaborato a Midnight Again saremmo 19 persone. Poi è in arrivo un progetto particolare, un vinile con inediti casalinghi che ripercorre tutto l’arco dei nostri tempi, conterrà canzoni non registrate, versioni casalinghe e qualche cover.

Approfondimento

Rose Villain: “Non avere un genere definito è una bellissima condanna”

Fonte : Sky Tg24