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Il film “Il Camorrista” rischiò di restare per sempre negli archivi, seppellito da querele. Dopo molti anni riuscì a tornare nelle sale dei cinema. E ora è in tv, nella versione serie televisiva.
Ben Gazzara nei panni del “Professore” del film “Il Camorrista”
Un film dal «destino curioso» . Così il suo stesso regista, Giuseppe Tornatore, definisce “Il Camorrista”, girato nel 1985 e quarant’anni dopo disponibile in streaming (sul canale Minerva di Amazon Prime) nella versione a puntate per la tv – restaurata e rimontata – realizzata all’epoca, ma mai andata in onda. Il lavoro ebbe una storia travagliata e fu ritirato dalle sale dopo una serie di azioni giudiziarie da parte di chi si sentiva tirato in ballo nella pellicola, liberamente ispirata all’omonimo libro del giornalista Joe Marrazzo, edito da Pironti, incentrato su vita e opere del boss della Nuova Camorra Organizzata Raffaele Cutolo, detto ‘o professore, nato ad Ottaviano, provincia di Napoli, alle falde del Vesuvio.
Fu il produttore Goffredo Lombardo della Titanus a proporre a Tornatore la realizzazione di una versione a puntate per la tv: cinque puntate di un’ora ciascuna, «un azzardo in anticipo sui tempi, eravamo nel 1985, la febbre della serialità era ancora lontana» spiega il regista siciliano. Nel cast attori eccellenti: Ben Gazzara (il Professore di Vesuviano), Leo Gullotta (il commissario Iervolino), Marzio Honorato, (il politico Salvatore); Luciano Bartoli (Ciro Perrella, amico d’infanzia e sodale); Franco Interlenghi (don Saverio), Laura Del Sol (Rosaria, la sorella del boss); Lino Troisi, (don Antonio ‘o Malacarne); Nicola Di Pinto, (Alfredo Canale, il fedelissimo del Professore).
Gazzara-Professore con Nicola Di Pinto, nel film Alfredo Canale
Le reazioni all’uscita del film “Il Camorrista” negli anni Ottanta
«Quando uscì il film, le critiche furono anche positive – ebbe a dire Tornatore, che pochi anni dopo vinse il Premo Oscar con “Nuovo Cinema Paradiso” -. Ma poi arrivarono le querele. La prima fu del presentatore televisivo Enzo Tortora (ingiustamente accusato di camorra in un clamoroso errore giudiziario ndr.). Sosteneva che in un personaggio si alludeva a lui. Poi, a querelare fu lo stesso Raffaele Cutolo. Infine, fu la volta di Ciro Cirillo (presidente della Regione Campania, rapito dalle Brigate Rosse, rilasciato dopo una controversa trattativa Stato-camorra ndr.). Dopo nove anni fummo assolti da ogni accusa, ma nel frattempo il film, poco dopo l’uscita, fu ritirato».
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Il nullaosta della censura per il film “Il Camorrista”
La sequenza delle disgrazie giudiziarie del lungometraggio è in effetti eloquente: primo ciak napoletano dinanzi al carcere di Poggioreale nel novembre 1985 ma già nel 1986, a pochi giorni dall’uscita, i legali di Cutolo chiesero sequestro della pellicola, accusandola di «lesione al decoro e alla reputazione», richiesta rigettata per incompetenza territoriale.
Successivamente fu il potente politico democristiano Cirillo a querelare gli autori per diffamazione aggravata. Nel settembre 1987, una pellicola originale fu in effetti sequestrata negli studi Titanus di Roma. Il processo per diffamazione fu rinviato più volte fino a concludersi con il dissequestro del film nel dicembre 1991, quando il giudice di Genova applicando l’amnistia permise la riprogrammazione dell’opera.
Perché “Il Camorrista” ebbe poi successo in tv
Erano passati molti anni dall’uscita della pellicola poi bloccata dall’azione legale. Di solito, in questi casi, il destino di un prodotto cinematografico è segnato – in negativo – per sempre. Per “Il Camorrista” è andata diversamente. Motivo? Le emittenti televisive locali, soprattutto quelle campane, ma più in generale tutte quelle meridionali, mandandolo in onda incessantemente, al ritmo di almeno una volta a settimana, ne decretarono il successo sul lungo periodo. La qualità della storia, con la regia di Tornatore ma anche delle musiche, affidate ad un altro premio Oscar (nel 1999), Nicola Piovani, di attori come Ben Gazzara (che divenne cult poi grazie ad un altro film, ” Il grande Lebowski“) fecero breccia nel pubblico che riconobbe il valore della storia.
Negli anni sociologi e osservatori dell’influenza della camorra sui media si sono spesso divisi sull’influenza che il film ebbe creazione del mito legato a Raffaele Cutolo. Secondo alcuni favorì la leggenda, dell’uomo che non si pentì mai di essere stato il boss di un sodalizio criminale feroce e sanguinario. Dall’altra parte c’è una scuola di pensiero che invece invita, semplicemente, a vedere la pellicola fino alla fine: il capo camorra finisce solo, confinato in un carcere di massima sicurezza (l’Asinara, in Sardegna) e costretto a fare su e giù in un angusto corridoio pensando a chissà quale vendetta che non arriverà mai, semplicemente perché lo Stato ha avuto la meglio, arrestandolo.
Fonte : Fanpage