Tesla, il calo in Borsa e nelle vendite non è solo colpa della discesa in politica di Musk

La corsa verso l’alto di Tesla sembrava inarrestabile, da anni. Poi, la frenata. Alla fine è dovuto intervenire persino Donald Trump: il presidente statunitense, principale avversario delle auto elettriche nonché fiero sostenitore dei motori a scoppio tradizionali, ha annunciato di voler comprare un’auto della casa texana per sostenere il marchio, travolto dal lunedì nero vissuto dall’intera Wall Street. Un abbraccio, quello di The Donald, che almeno a livello di marketing potrebbe non essere poi così vincente come pensato dal nuovo inquilino della Casa Bianca, dato che molti imputano alla sua presenza il momento critico vissuto dal produttore texano, in Borsa e nei principali mercati. Ma è davvero così?

Che succede a Tesla in Borsa

Le azioni Tesla hanno sfidato la gravità per anni, sottolineava Reuters poco prima che avesse inizio l’ultimo smottamento riprendendo un quesito posto a gennaio dall’analista di JP Morgan Ryan Brinkman: Per quanto tempo ancora il titolo rimarrà slegato dai fondamentali?.

In realtà, già con l’inizio del 2025 il titolo di Tesla era dimagrito del 45% rispetto alla sbornia di metà dicembre, quando la capitalizzazione della casa di Austin aveva toccato i 1500 miliardi di dollari a quasi 490 dollari per azione. Un risultato positivo ma slegato dal contesto prettamente automobilistico, che vede l’industria dell’auto attraversare una crisi storica, coi marchi occidentali assediati dagli omologhi cinesi che hanno sviluppato il know-how adatto per creare auto elettriche a basso costo. Parola, tra gli altri, dell’ad di Renault, Luca De Meo: il manager ha raccontato che, di fronte alla richiesta di realizzare un’auto in due anni e per meno di ventimila euro sottoposta ai collaboratori francesi, la squadra rispose “è impossibile”. “In Cina”, racconta però, “i ragazzi mi hanno detto ‘non è un problema’”.

Byd tallona l’auto elettrica americana

Non è dunque un caso che mentre le cedole di Tesla perdono appeal, la rivale cinese Byd (Build your dream) sia cresciuta del 24% dall’inizio d’anno e del 91 per cento nel 2024, con una capitalizzazione ormai a quota 133 miliardi di dollari.

Proprio in Cina le vendite di Tesla si sono dimezzate a febbraio (-49%): poco più di 30mila le unità vendute (30.688). Toyota, per non perdere ulteriormente quote di mercato, ha appena lanciato la Suv elettrica Bozhi 3X (bZ3X) prodotta con l’autoctona Gac che parte da un prezzo di 13.900 euro. L’auto economica di Tesla, la vociferata Model 2 (ma potrebbe essere la Model Q), non ha invece nemmeno ancora una data: e, comunque, si parla di un prezzo base decisamente più elevato, sui 25mila euro.

Fonte : Wired