La malattia di Lyme torna a far parlare di sé. L’ultimo caso riguarda il decesso di un ragazzo di 13 anni che era stato punto da una zecca nel 2023, e per cui la Procura di Genova ha disposto un’autopsia per stabilirne le cause esatte. Sul tavolo degli imputati, infatti, potrebbe esserci anche la malattia di Lyme, un’infezione batterica che viene trasmessa proprio tramite il morso di zecche infette. Ma di che patologia si tratta esattamente?
La malattia di Lyme
Nota anche come borreliosi di Lyme, la malattia prende il nome dalla città americana in cui nel 1975 fu scoperto il primo caso. Si tratta di un’infezione, causata da un batterio del genere Borrelia, (in Italia è presente la Borrelia burgdorferi sensu lato con tre sottospecie), che viene trasmessa agli esseri umani tramite il morso di zecche (vettori) appartenenti al genere Ixodes, precedentemente ospiti di animali selvatici, come uccelli, mammiferi, roditori infetti (serbatoi).
I sintomi
Uno dei sintomi più caratteristici della malattia è l’eritema migrante che nel 75% compare in corrispondenza del morso della zecca. Si tratta di “una eruzione cutanea rossa che aumenta di dimensioni e può a volte avere un’area centrale più chiara, assumendo il caratteristico aspetto a occhio di bue”, spiegano gli esperti dell’Istituto superiore si sanità (Iss). “Di solito non è doloroso o pruriginoso, ma potrebbe essere caldo al tatto”, e può presentarsi insieme a febbre, brividi, dolori al corpo, linfonodi gonfi e rigidità del collo. A distanza di settimane, ma anche mesi, possono comparire disturbi neurologici, caratterizzati da artralgie migranti, mialgie, meningiti, polineuriti, linfocitoma cutaneo, miocardite e disturbi della conduzione atrio-ventricolare. A distanza di anni, invece, si possono sviluppare disturbi a carico della cute, dell’apparato muscolo-scheletrico, di quello cardiovascolare e del sistema nervoso. Tra questi ci sono: artrite cronica, meningite, encefalomielite, atassia cerebellare, polineuropatie sensitivo–motorie, disturbi del sonno, acrodermatite cronica atrofica, miopericardite e cardiomegalia.
La malattia di Lyme può essere curata?
La diagnosi è generalmente molto complessa data la grande varietà di sintomi e viene effettuata tramite test sierologici, che tuttavia non sempre riescono a confermare o escludere definitivamente la malattia. “I test sierologici verificano la presenza di anticorpi prodotti in risposta all’infezione, ma richiedono diverse settimane per svilupparsi”, precisano gli esperti. “Se il test sierologico viene effettuato troppo presto potrebbe dare risultati negativi o inconclusivi ed è necessario ripeterlo dopo 1-2 settimane”. Tuttavia, la malattia di Lyme può essere curata grazie all’uso di antibiotici, come la doxiciclina, l’amoxicillina o il cefuroxime, che vengono prescitti per circa 14-21 giorni. “Se la malattia coinvolge il sistema nervoso centrale (neuroborreliosi) potrebbe essere raccomandato il trattamento con un antibiotico per via endovenosa per 14-28 giorni”, precisano dall’Iss.
Quali sono le complicanze
Nonostante le terapie, alcuni pazienti possono sviluppare la sindrome della malattia di Lyme post-trattamento, causata presumibilmente, ipotizzano gli esperti, da una risposta autoimmune. La complicanza più grave, ma rara, è la neuroborreliosi tardiva, che causa disturbi della memoria, deficit dell’attenzione e problemi comportamentali. “Le presentazioni più frequenti sono la meningoradiculite e una lesione dei nervi facciali”, concludono dall’Iss. “Molto più raramente, la neuroborreliosi può manifestarsi come meningite, encefalite, mielite, vasculite o polineuropatia”. La maggior parte dei decessi associati alla malattia di Lyme, tuttavia, è dovuta allo sviluppo di aritmie cardiache gravi.
Fonte : Wired