Un centinaio di profughi approdati nel 2022 hanno protestato di fronte all’Ufficio delle Nazioni Unite a Colombo. “Sopravissuti al genocidio. Ora moriremo di fame e abbandono?”. Presentato un appello alle istituzioni: “Grazie allo Sri Lanka e alla sua gente, ma basta vita da rifugiati”. Il rev. Marimuttu Sathivel ad AsiaNews: “Occorre agire subito, l’Onu si prenda le sue responsabilità”.
Colombo (AsiaNews) – “Siamo sopravvissuti al genocidio. Ora moriremo di fame e abbandono?”. ”Basta vita da rifugiati”. “Abbiamo bisogno di una soluzione permanente”. Recitano così alcuni dei cartelli che un centinaio di rifugiati Rohingya, comprese vedove e piccoli orfani, hanno mostrato ieri durante una protesta di fronte all’Ufficio delle Nazioni Unite a Colombo. Il tormento del popolo proveniente dal Rakhine, Myanmar, e approdato nel 2022 anche in Sri Lanka perché in fuga dalla violenze, non ha fine. All’Onu e al governo hanno chiesto giustizia per la loro drammatica condizione.
“il governo ha il dovere di prendersi cura di loro, e le organizzazioni internazionali quello di fornirgli protezione ed eventualmente la cittadinanza”, ha dichiarato ad AsiaNews il rev. Marimuttu Sathivel, sacerdote anglicano e attivista per i diritti umani. Le persone rifugiate hanno consegnato una petizione all’Ufficio delle Nazioni Unite: chiedono soluzioni permanenti.
Grazie a un rifugio temporaneo fornito dalla comunità locale di Panadura, nello Sri Lanka occidentale, il gruppo arrivato tre anni fa ha ottenuto un aiuto immediato, inclusi alloggio e assistenza alimentare. Nonostante ciò, gli sforzi non sembrano sufficienti a garantire loro una esistenza dignitosa. “Quanto ancora dobbiamo sopportare questa esistenza disumana?”, si legge su un altro cartello sorretto da un giovane. Espressa anche la gratitudine allo Sri Lanka per aver salvato le loro vite dal mare. Come accaduto anche lo scorso dicembre a 115 persone, dopo anni di permanenza nei campi al confine con il Bangladesh. “Ora però siamo lasciati a morire sulla terra”, hanno sottolineato. “Siamo sopravvissuti alla peggiore crisi della storia moderna, il genocidio in Myanmar. Le nostre case sono state ridotte in cenere. Le nostre donne sono state stuprate. I nostri bambini sono stati bruciati vivi. Siamo stati soggetti a pulizia etnica per decenni. Siamo stati cacciati dalla nostra terra natale. Le Nazioni Unite ci hanno identificato come il popolo più perseguitato al mondo”.
“Nel dicembre 2022, quando eravamo bloccati in mare per settimane – affamati, assetati e senza speranza – la marina dello Sri Lanka ci ha salvati. In quel momento, abbiamo sentito la compassione di questo Paese, per la quale saremo per sempre grati. Lo Sri Lanka ci ha salvato la vita, dandoci un’altra possibilità di sperare e sognare”, prosegue. “Speriamo che lo Sri Lanka possa ora lavorare con la comunità internazionale per trovare una soluzione duratura che garantisca la nostra dignità, sicurezza e futuro”, si legge ancora nella lettera.
Il rev. Sathivel ha spiegato ad AsiaNews che la missione cristiana è proteggere le loro vite e aiutarli a ottenere la loro dignità umana e vivere dove desiderano, in pace. “Molti srilankesi vivono come rifugiati in tutto il mondo, e alcune persone sono state anche rese cittadine. Se quei Paesi si occupano dei rifugiati dallo Sri Lanka senza trascurarli e proteggere le loro vite, anche il nostro ha il dovere di prendersi cura di chiunque arrivi come rifugiato in Sri Lanka nel nome della comune umanità”.
La Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e le organizzazioni internazionali per i rifugiati hanno un grande ruolo da svolgere nel fornire a queste persone i bisogni fondamentali, così come la cittadinanza. Pertanto, “la Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite dovrebbe assumersi la responsabilità su questi rifugiati”, ha aggiunto il sacerdote anglicano. “Sono persone che hanno assistito a numerosi decessi durante il loro viaggio, e hanno gettato i loro corpi in mare, arrivando fin qui – ha aggiunto -. Devono essere aiutati desso, senza ulteriori ritardi”.
Foto realizzata da Sampath Samrakoon.
Fonte : Asia