Ha avuto la sfortuna di entrare in scena poco dopo l’annuncio di DeepSeek, figurando come “la risposta europea alla Cina”, ma OpenEuroLLM era già nei programmi dell’Unione europea da oltre 12 mesi, e voleva essere non una semplice risposta, ma l’affermazione della sovranità digitale continentale. Abbiamo provato a capirne di più assieme al consorzio interuniversitario Cineca di Bologna, che ospita uno dei supercomputer più potenti al mondo. Lì Sanzio Bassini ricopre il ruolo di direttore del dipartimento Applicazioni di supercalcolo e innovazione. Bassini ci ha spiegato meglio il progetto.
Faccia a faccia con OpenEuroLLM
Supportato dall’Unione europea con un budget di 37,4 miliardi di euro, questo progetto nasce per realizzare modelli linguistici di nuova generazione e open-source che siano adatti al contesto specifico in cui operano, capaci di parlare la lingua più opportuna e disponibili a essere controllati dalle organizzazioni che li vorranno utilizzare.
Nonostante l’investimento possa apparire molto minore rispetto alle cifre profuse dagli Stati Uniti nelle iniziative legate all’intelligenza artificiale, su OpenEuroLLM l’Europa punta molto e lo dimostra sfoderando per la prima volta nella storia il suo marchio Step (Strategic technologies for Europe platform). Assegnandolo, vuole riconoscere ufficialmente al progetto il il valore strategico, oltre a rafforzarne il profilo di investimento e facilitarne l’accesso ai fondi: non si tratta, inoltre, di una singola AI ma di un consorzio che realizzerà un modello dietro l’altro per diversi anni, probabilmente già a partire dal 2026. A comporre la squadra oggi ci sono già 20 realtà provenienti da tutto il continente, tra centri di ricerca, aziende e istituti di calcolo ad alte prestazioni. L’Italia è presente grazie al Cineca.
Innovare senza (dati) compromessi
Proprio dalla sua sede bolognese, con il nome del supercomputer Leonardo che si intravede alle spalle, Bassini si collega per spiegare perché “OpenEuroLLM è semplicemente OpenEuroLLM: DeepSeek e OpenAI sono altro. Dalle Big tech non possono che arrivare iniziative con fini commerciali, ma dall’Europa ci si aspetta altro”. Infatti, quanto appena annunciato è “l’abilitazione di un intero e ampio sistema pubblico europeo che non si limita a inseguire performance e verticalizzazioni di mercato, ma vuole servire pubbliche amministrazioni e aziende di ogni dimensione provenienti da tutta Europa, garantendo loro la possibilità di innovare senza dover scendere a compromessi sulla sovranità dei propri dati”.
Essendo una tecnologia che ha continuamente bisogno di nutrirsi di dati, l’intelligenza artificiale “ci pone davanti a una scelta che può impattare sul nostro vantaggio competitivo, limitandolo o amplificandolo – aggiunge Bassini -. Presto saremo in grado di decidere come”. Grazie all’opportunità offerta da OpenEuroLLM, secondo Bassini nessuno, perlomeno in Europa, sarà più obbligato a cedere i propri dati a modelli AI privati per innovare. “Questo non vuol dire che non si debbano più usare gli strumenti offerti dalle Big tech – precisa -: tutti probabilmente continueremo a utilizzarli, ma sapendo che ne abbiamo a disposizione anche altri e che quella dei modelli di intelligenza artificiale non è una battaglia persa, ma deve ancora iniziare”.
I primi modelli made in Italy
In questa battaglia, Cineca, come unica nave battente bandiera italiana, gioca in più ruoli. È partner diretto, fornisce risorse di supercalcolo e sta lavorando ad alcuni modelli in lingua italiana da offrire a pubblica amministrazione e aziende come base “semilavorata” per innovare nel proprio settore, nella propria lingua, secondo i propri bisogni. Il primo che è stato rilasciato, basato su dati in formato testo, è il modello Italia, in collaborazione con iGenius e Minerva e addestrato dagli esperti dell’università La Sapienza di Roma.
Fonte : Wired