Enea Tech e Biomedical, il fondo per le startup italiane del biotech ha iniziato finalmente a investire i suoi soldi

E così la fondazione è stata rimodellata a colpi di decreto, con un passaggio particolarmente critico nel 2021 quando, con l’avvicendamento all’allora ministero dello Sviluppo economico (Mise) del pentastellato Stefano Patuanelli (che l’aveva voluta) al leghista Giancarlo Giorgetti, si era verificato un vero e proprio reboot della macchina, col decreto Sostegni Bis che dirottava su obiettivi farmaceutici il fondo da mezzo miliardo destinato all’innovazione. Il colpo per la fondazione fu tale che, annotava un articolo dell’epoca di Avvenire, “il sito è sospeso, gli account social chiusi ed è sparito anche il blog.”

Alla fine la quadra è stata trovata con un cambio di nome spia anche del mutato scopo esistenziale, verticale sul finanziamento di dispositivi medicali, biotecnologie e nella prevenzione delle emergenze sanitarie. Erano del resto i tempi della corsa al vaccino e anche il nostro paese provava a dire la sua con lo sviluppo di un prodotto proprietario. Come sia andata in merito è altra storia.

Continui cambi al vertice

C’è però un dato che permette di intuire cosa ha provocato il lungo stallo della fondazione: il carosello di nomi che si sono succeduti al vertice in nemmeno cinque anni e quattro governi. Salvo Mizzi, direttore generale nominato all’avvio, è stato sostituito dopo neanche due anni da Marco Baccanti che si è insediato nel marzo del 2022 per essere sostituito nel marzo dell’anno successivo dall’attuale dg, Maria Cristina Porta. Pare invece che riuscirà a vedere la fine del proprio mandato, dalla durata di quattro anni, il presidente, Giovanni Tria, ex ministro alle Finanze del Conte I, che svolge il ruolo a titolo gratuito. Intanto non sono mai finiti i ritocchi interni: lo scorso ottobre l’ultimo maquillage all’organigramma.

Simili giri di poltrone renderebbero difficile proseguire le operazioni anche a una realtà ben avviata, figurarsi cosa possono aver provocato a una che doveva mettersi in strada, peraltro in piena crisi di identità. Anche perché, nel mentre, aumentavano pure gli enti che potevano mettere il naso negli affari della fondazione: all’Enea, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile e allo Sviluppo economico si sono aggiunti infatti, per competenza, pure i dicasteri della Salute e dell’Università. Attualmente, la fondazione gestisce per conto del ministero delle Imprese e del Made in Italy il Fondo per il trasferimento tecnologico e quello per la ricerca e lo sviluppo industriale biomedico.

A proposito di soldi, sul sito della fondazione non è stato ancora pubblicato il bilancio del 2024. Per ciò che concerne quello dell’anno precedente, al 31 dicembre 2023 il risultato ante imposte era negativo per oltre 3 milioni e 757mila euro (in crescita rispetto al rosso di 3 milioni e 126.872 euro dell’esercizio precedente), per un disavanzo nel 2023 di 3.759.023 euro. Proprio nel medesimo periodo sottolineava L’Espresso: “La fondazione […] in tre anni non è riuscita a usare un euro, ma ha speso milioni soltanto per immobili, arredi, assunzioni, consulenze”. Adesso però qualcosa sembra essersi finalmente messo in moto. Fino al prossimo decreto?

Fonte : Wired