Con la sua azienda opera in Europa da poco più di un anno, ci dia il suo punto di vista: cosa rappresenta il mercato europeo per il comparto dei biosimilari?
“L’Europa è un mercato chiave, tanto per l’elevata domanda di biosimilari quanto per l’attenzione alla sostenibilità economica dei sistemi sanitari nazionali. Se da un lato (il Vecchio Continente, ndr) si distingue per una regolamentazione ben definita e per politiche di contenimento della spesa farmaceutica che incentivano al risparmio, dall’altro permangono sfide legate alle disparità di adozione tra i vari paesi. Ci sono alcuni stati più aperti all’introduzione dei biosimilari, mentre altri sono ancora legati ai farmaci di riferimento, per motivi culturali oppure regolatori. La competizione con le aziende farmaceutiche che potremmo definire tradizionali, le strategie di mercato dei produttori di farmaci di riferimento e le resistenze iniziali di alcuni sistemi sanitari hanno in passato rallentato la diffusione dei biosimilari, ma il trend di crescita ora è evidente”.
Quali fattori stanno rallentando (o accelerando) l’adozione dei trattamenti biosimilari nella pratica clinica?
“La diffusione dei biosimilari dipende da una combinazione di fattori normativi, economici e culturali che influenzano le decisioni di medici, pazienti e sistemi sanitari. Le regolamentazioni stringenti in Europa favoriscono la sicurezza e l’affidabilità, ma l’eterogeneità tra i vari paesi crea disparità nei tassi di adozione. I sistemi sanitari che incentivano economicamente l’uso dei biosimilari, come in Germania o gli stati del nord Europa, registrano un’accelerazione nel loro utilizzo, mentre laddove c’è una maggiore influenza delle aziende farmaceutiche tradizionali si osservano ancora resistenze. La formazione medica e la consapevolezza dei pazienti giocano un ruolo chiave: dove vengono promossi programmi di informazione e aggiornamento, l’adozione risulta più rapida. Inoltre, la disponibilità di dati clinici consolidati rafforza la fiducia nell’efficacia dei biosimilari, favorendo la competitività del mercato”.
D’altra parte, per l’Europa il contesto è influenzato dall’aumento dell’età media della popolazione e dai costi crescenti dei trattamenti disponibili…
“L’incidenza in crescita di malattie croniche e tumori impone ai governi di trovare strategie per contenere la spesa sanitaria senza compromettere l’accesso alle cure. I biosimilari offrono un’opportunità in questo scenario, perché con il contenimento della spesa consentono di ampliare la platea di pazienti che possono beneficiarne. I dati dimostrano che l’introduzione di questi nuovi farmaci ha generato risparmi di miliardi di euro nei sistemi sanitari di diversi paesi, contribuendo a riequilibrare i bilanci pubblici e a garantire una maggiore equità nell’accesso ai farmaci innovativi.
Fonte : Wired