Riarmo, il piano di Giorgetti: una garanzia pubblica per mobilitare gli investimenti privati

L’Italia proporrà un piano di riarmo europeo. Non è chiaro se la proposta sarà alternativa a quella della Commissione europea, quantificata da Ursula von der Leyen in 800 miliardi di euro, ma sarà proprio il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a chiedere ai suoi omonimi europei di istituire uno schema di garanzie pubbliche, dal nome “European Security & Industrial Innovation Initiative”. Secondo le stime del Mef potrebbe arrivare a mobilitare 200 miliardi di euro di investimenti privati nel giro di qualche anno nel settore della difesa, riuscendo, al contempo, a non affossare i bilanci statali, specie di Stati con debiti pubblici elevati come l’Italia. A quanto si apprende, il ministro dovrebbe presentare la proposta questa sera nella cena dei ministri delle Finanze a Bruxelles, dopo l’Eurogruppo.

Come funziona il piano italiano sul riarmo europeo

Lo scopo dell’iniziativa è coinvolgere l’industria privata, sfruttando una garanzia pubblica costituita da poco meno di 17 miliardi di euro, che potrebbero mobilitare 200 miliardi nell’arco di 3-5 anni, fino ad arrivare a 12, secondo le stime. Il piano italiano potrebbe così risolvere il dilemma di spesa in cui si trova al momento l’Unione Europea: investire massicciamente nella difesa in vista di un disimpegno militare degli Stati Uniti dalla Nato a causa delle politiche di Donald Trump a fronte, però, di bilanci statali appesantiti da debiti pubblici che sono saliti molto negli ultimi anni post pandemia.

Tecnicamente, si tratterebbe di una garanzia europea con diverse tranche (first-loss, mezzanine e senior), con diversi livelli di rischio, per incanalare i fondi privati verso le imprese ad alta tecnologia del settore della difesa, ad esempio nella sicurezza informatica, nella produzione avanzata, nell’intelligenza artificiale e nelle tecnologie a duplice uso.

Il piano ReArmEu proposto da Ursula von der Leyen si basa principalmente, per 650 mld di euro su 800, sull’attivazione della clausola nazionale di salvaguardia, che dovrebbe consentire di effettuare investimenti pubblici nella difesa pari all’1,5% del Pil ogni anno, per 4 anni, senza incorrere in procedure per deficit eccessivo.

Ma i Paesi membri, più che con il patto di stabilità, devono fare i conti con i mercati: l’Italia ha registrato un debito/Pil del 135% circa nel 2024, in lieve rialzo rispetto al 2023 e non ha un enorme spazio di manovra, a prescindere dal patto di stabilità. E il nostro non è il solo Paese europeo ad avere questo problema.

Fonte : Today