Ecco perché le donne vivono più a lungo degli uomini

Nell’ultimo secolo l’aspettativa di vita degli esseri umano è (quasi) raddoppiata, un trend evidente soprattutto nel genere femminile. Se prendiamo ad esempio l’Italia, i dati riportano che le donne vivono mediamente fino a 85,2 anni mentre gli uomini non superano gli 80,8. Ma perché le donne vivono più degli uomini, e presentano un invecchiamento cognitivo più lento? Un nuovo studio dell’Università della California di San Francisco (UCSF) ha ora scoperto che il segreto della longevità femminile viene custodito nel cromosoma X “secondario”, che non sarebbe così “dormiente” come ritenuto sino ad ora, ma a quanto pare si “risveglia” con l’avanzare dell’età nelle aree del cervello chiave per l’apprendimento e la memoria. In questo modo determina nelle donne una vita più lunga e un minor declino cognitivo rispetto agli uomini, in condizioni non patologiche.

“In genere, durante l’invecchiamento, il cervello delle donne appare più giovane e presenta meno deficit cognitivi rispetto agli uomini – spiega la neurologa Dena Dubal, autrice dello studio -. Questi risultati dimostrano che la X silenziosa nelle femmine in realtà si risveglia più avanti nella vita, contribuendo probabilmente a rallentare il declino cognitivo”. Una scoperta che traccia la strada a possibili futuri trattamenti contro l’invecchiamento cerebrale e le malattie a questo correlate. I dettagli dello studio sono stati pubblicati su Science Advances.

I cromosomi X e Y

Il corredo cromosomico degli esseri umani è costituito da 46 cromosomi, divisi in coppie di cromosomi tra loro omologhi: 22 coppie di cromosomi detti “autosomi” (presenti sia nei maschi che nelle femmine) e una coppia di cromosomi sessuali (XY nei maschi e XX nelle femmine), che determinano il sesso dell’individuo. La coppia XX identifica un individuo geneticamente femmina, quella XY uno geneticamente maschio. Mentre la X contiene circa 900 geni che svolgono ogni sorta di lavoro non correlato al sesso, la Y – che sta andando incontro a un misterioso processo di degenerazione nella nostra specie – al contrario, pochi geni (circa 55) e molto DNA non codificante (cioè che non porta informazioni genetiche ma è essenziale per regolare la loro espressione).

Ogni cellula del corpo femminile possiede dunque due copie del cromosoma X: una è attivata (Xa) mentre l’altro è inattivata (Xi). Tuttavia, alcuni geni selezionati del cromosoma X possono sfuggire all’inattivazione. Secondo il nuovo studio infatti sarebbe proprio la riattivazione di geni silenti su Xi durante l’invecchiamento a determinare una vita più lunga nella donna in condizioni non patologiche. Ciò significa che l’espressione di entrambi i cromosomi X potrebbe potenzialmente determinare il modo diverso in cui il cervello maschile e quello femminile invecchiano.

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Lo studio

Per dimostrare la loro tesi, i ricercatori hanno studiato le cellule cerebrali dell’ippocampo femminile, una regione del cervello coinvolta nell’apprendimento, nella memoria e nell’elaborazione delle emozioni. In primo luogo, il team ha condotto esperimenti su topi ‘ibridi’, con cromosomi X provenienti da due diverse “ceppi” di roditori, Mus musculus (il topo domestico) e Mus castaneus (Il topo selvatico asiatico). 

Poiché è noto il completo genoma di ciascun ceppo, i ricercatori sono riusciti a scoprire, attraverso l’analisi dell’espressione genica di 40.000 cellule dell’ippocampo in 4 topi femmina giovani e 4 topi femmina anziani, che dal 3 al 7 percento dei geni presenti sul cromosoma Xi riuscivano in qualche modo a sfuggire all’inattivazione. Ciò era vero per la maggior parte dei tipi di cellule nell’ippocampo e ancora di più nei cervelli più vecchi. “Molti di questi geni svolgono un ruolo nello sviluppo del cervello, così come nella disabilità intellettiva”, hanno spiegato gli scienziati. 

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Il gene PLP1

Gli scienziati hanno focalizzato la loro attenzione in particolare su un gene: PLP1. Questo gene aumenta in particolare la sua espressione con l’età nei neuroni, negli oligodendrociti (che supportano la formazione di connessioni neurali) e negli astrociti del giro dentato (che svolgono un ruolo critico nella memoria). Il gene PLP1 esprime una proteina coinvolta nella formazione delle guaine mieliniche che circondano i neuroni e consentono loro di inviare messaggi in modo più efficiente. Nelle femmine di topo anziane era presente una maggiore espressione di PLP1, che secondo i ricercatori sarebbe alla base del miglioramento della cognizione nelle femmine anziane, poichè potenzia l’apprendimento e la memoria. I ricercatori hanno così aumentato artificialmente l’espressione di questo gene in topi anziani sia maschi e femmine, e visto che questo migliorava apprendimento e memoria nei test cognitivi.

Prospettive future di ricerca

Per vedere se questo era vero anche negli esseri umani, i ricercatori hanno esaminato il tessuto cerebrale di persone anziane donato alla scienza e scoperto che solo le donne anziane avevano un’espressione superiore di PLP1 nel paraippocampo (che corrisponde all’ippocampo dei roditori). Alla luce di questi risultati, i ricercatori ritengono che sviluppare trattamenti che amplificano l’espressione di geni come PLP1 potrebbero aiutare a contrastare il declino cognitivo e le malattie che questo causa.

Fonte : Today