Sembra ieri quando il regista sudcoreano Bong Joon-ho faceva la storia con il suo Parasite, primo film di lingua non inglese nella Storia a vincere un Oscar come miglior film (e quella sera ne ha portati a casa altri tre: miglior regia, sceneggiatura originale e film straniero). Sembra ieri, appunto, e invece era il 2020. In questi cinque anni molta è stata la curiosità su cosa avrebbe fatto questo bizzarro filmmaker asiatico che nel suo curriculum già prima dell’acclamazione dell’Academy vantava le esperienze più disparate, dal thriller Mother al distopico Snowpiercer, passando per il manifesto animalista targato Netflix Okja. Un po’ a sorpresa, è invece tornato con Mickey 17 (tratto dal romanzo Mickey7 di Edward Ashton), con protagonista Robert Pattinson: si tratta di un mix tra una parodia fantascientifica e una dark comedy, incentrata sul personaggio del titolo, un “Sacrificabile”, ossia un uomo rigenerato tramite stampa 3D ogni volta che muore e usato quindi come cavia in situazioni pericolosissime.
Il film, ben accolto dalla critica, sta facendo un po’ più di fatica al botteghino invece, a fronte di un budget consistente. Erano in molti a chiedersi come si sarebbe comportato Bong Joon-ho di fronte alla sua prima mega-produzione americana dopo gli Oscar, ma di sicuro lui di tutta questa pressione non si cura: “Una volta che trovo una storia, un personaggio o una situazione che mi affascinano vado semplicemente avanti e ci faccio un film. Non penso ai rischi, forse non ne sono capace”, ha detto in una recente intervista al Los Angeles Times. Ha infatti sempre altri progetti che gli frullano per la testa. Subito dopo la vittoria agli Academy Awards, c’era chi giurava avrebbe preso le redini di qualche franchise colossale, tipo Star Wars o James Bond. Un’ipotesi che lui in realtà non disdegna, ma ovviamente a suo modo: “Non sono molto attratto dalle saghe filmiche, ma credo che a un certo punto mi piacerebbe fare un film di Alien”, ha dichiarato nella stessa intervista: “Un musical di Alien”, ha precisato subito dopo, lasciando già i fan della serie horror a fantasticare.
Noto per il suo umorismo molto affilato, quella del regista potrebbe essere una battuta, ma l’intera sua filmografia si gioca sull’inganno delle aspettative soprattutto per quanto riguarda i generi delle pellicole su cui lavora: sono sempre un mix di cose diverse e si trasformano sotto gli occhi dello spettatore. Vedere dunque gli Xenomorfi cantare e ballare nella sua poetica stralunata non sarebbe poi così improbabile, anzi assumerebbe di certo una valenza di significato più profonda: “Per me questo è il punto di fare un film di fantascienza”, ha detto Bong di Mickey 17 ma in un discorso che si può estendere in generale: “Sembra che sia una storia sul futuro, su un altro pianeta, ma è in realtà il ritratto di noi oggi e della realtà attorno a noi, non di qualcosa lontano nello spazio”.
Fonte : Wired