AGI – La malattia rara che ha causato la morte del principe Frederik del Lussemburgo si chiama sindrome di Alpers, o sindrome di Alpers-Huttenlocher, e la sua incidenza è stimata in un caso su 100.000-250.000. Si tratta di una grave patologia a esordio infantile caratterizzata da regressione dello sviluppo neurologico, crisi epilettiche refrattarie al trattamento, insufficienza epatica e, in alcuni casi, ipotonia e moderato ritardo dello sviluppo.
La sindrome è principalmente causata da mutazioni nel gene nucleare Polg, responsabile della replicazione del Dna mitocondriale, presente in numerose copie all’interno di organelli chiamati mitocondri. “L’eredita’ – si legge sul sito di Telethon – è di tipo autosomico recessivo: per manifestare i sintomi occorre ereditare una mutazione da ciascun genitore, che risultano portatori sani. Come conseguenza delle mutazioni, i pazienti presentano una severa deplezione, cioè livelli fortemente ridotti, del Dna mitocondriale, soprattutto nel tessuto muscolare, nel sistema nervoso e nel fegato”. La diagnosi si basa sui risultati di analisi di laboratorio.
“La spongiosi neuronale (perdita di neuroni) – si legge ancora sul sito di Telethon – non è individuabile dalla risonanza magnetica (MRI), ma determina atrofia cerebrale e lesioni multiple con accumulo d’acqua mobile, segni visibili con MRI. Le analisi biochimiche mostrano un deficit, nel fegato e nei muscoli, della catena respiratoria mitocondriale, un sistema fondamentale per la produzione di energia nel mitocondrio. Questa e’ una diretta conseguenza della riduzione della quantità di Dna mitocondriale”.
La diagnosi è confermata da un’analisi genetica che mostra la presenza di mutazioni su entrambe le copie geniche di Polg. La consulenza genetica è possibile, e la diagnosi prenatale e’ disponibile nelle famiglie in cui sono note le specifiche mutazioni del gene coinvolto. Non è disponibile una cura risolutiva e il trattamento è sintomatico e palliativo. La terapia occupazionale, la fisioterapia e/o la logopedia sono consigliate per preservare la funzione neurologica il più a lungo possibile. Con il progredire della malattia, possono essere necessari la tracheotomia, la ventilazione artificiale e il posizionamento di un sondino gastrico. In caso il paziente si trovi in età post-infantile, può essere considerato – su esclusiva raccomandazione medica – il trapianto di fegato per il trattamento dell’insufficienza epatica. La prognosi e’ sfavorevole, con un’aspettativa di vita che varia dai tre mesi ai 12 anni dall’esordio della malattia.
Fonte : Agi