Polistrumentista, produttore e compositore Stefano Pilia espande la sua poetica di scrittura senza confini con il nuovo album Lacinia. La costante ricerca e l’apertura verso nuovi stimoli, manifesto della neonata etichetta discografica SZ Sugar, che è anche casa editrice di Pilia, sono le basi per il ciclo di composizioni che proseguono l’indagine di Pilia sulla dimensione dello spirituale attraverso il numero e la geometria.
Stefano partiamo dalla storia di Lacinia: quando ha cominciato a germogliare e come lo hai costruito.
E’ un lavoro che continua Spiralis Aurea del 2020. Contiene composizioni accomunate per individuare i principi generativi che accolgano tutta la forma della composizione, motori immobili che attivano poi tutto il resto. Si tratta di forme logico-matematiche che sono gli aspetti di congiunzione tra il nostro pensiero e il mondo esterno per come noi lo osserviamo.
Il teaser in bianco e nero mostra l’immagine di un uccello e mi ha ricordato la celebre foto di Eugenio Montale con l’upupa: è una suggestione giusta?
Uno dei punti principali era partire da immagini d’archivio e contenuti video che sono curati da Matilde Piazzi. C’è stata sorpresa ogni volta che abbiamo unito i materiali. A me affascinavano l’uccello e la meccanica del movimento delle ali. Sembra ricalcare un po’ il movimento meccanico della musica, ci sono più piani di interpretazione. E’ stato fondamentale lavorare con l’archivio come contenitore della memoria che possiamo sempre interrogare.
Avevi scelto Lacinia Off Axis come primo singolo: in cosa lo hai identificato come manifesto dell’album?
C’è un aspetto formale che viene riutilizzato per costruire tutta la setlist dell’album. L’idea della frattalità in Lacinia è un punto importante, il titolo trasmette una idea di reticolo e merletto, una linea che viene costantemente ritessuta. Tra un brano e l’altro volevo riecheggiasse l’auto similarità.
Spiralis Aurea e Lacinia, pur indagando mondi sonori diversi, si basano su precise architetture sonore: a proposito di confine, quanto la tua musica è filologia e quanto creatività pura?
La vivo come una scoperta sempre, a volte cose che sono già state fatte le ritrovi e diventano riferimenti. Questo modo di comporre va indietro nel tempo, va alla musica rinascimentale che ha riferimenti numerici. Oggi anche i minimalisti si appoggiano ai numeri. Mi interessa trovare la possibilità di costruire partendo da considerazione poetico-creative e filosofiche.
Lacinia significa orlo, merletto: in questo tuo sfidare l’infinito ti senti più colui che osa andare oltre le Colonne d’Ercole o un Icaro che deve stare attento a non bruciarsi le ali?
Dipende dai momenti, a volte mi sento anche un Icaro ma per me fare musica è sempre un tentativo. Non è detto che le intenzioni espressive che cerco arrivino o funzionino.
Apri la tua opera con Cadux, che nell’etimo latino è un qualcosa che è destinato a cadere: è la tua visione del folle volo di Ulisse raccontato nell’inferno dantesco?
Non la ho pensata così ma mi interessa il raffronto che mi hai posto: in ogni composizione ci sono più possibilità interpretative ed è appropriata la tua come osservazione. C’è un sottotesto che riguarda la fine di un’era, la necessaria caduta. Dietro c’è la mia riflessione personale sull’attraversamento di un’epoca buia.
Il finale invece Cycle, ovvero la circolarità: il tuo cerchio è perfetto come quello di Giotto o è nell’imperfezione che si sublima l’arte?
Non è perfetto. E’ imperfetto: le cose in qualche modo tornano dunque non è perfetto.
La tua musica può essere definita atomistica nel senso di Democrito, nel senso che trasmette movimento?
Penso di sì. Io la penso leggendo i principi di filosofia pitagorica e neo pitagorica, l’idea di partire dal numero mi affascina.
Eve con quattro oscillatori, chitarra e voce e forse la composizione più sperimentale di questo progetto: è quella la direzione che seguirai nei prossimi mesi?
Penso di sì, in generale seguirò questa direzione, è l’inizio di un nuovo ciclo. Non so se solo quello ma probabilmente il lavoro potrebbe essere anche meno classico in termini di scelte strumentali e di articolazione. Questi sono due lavori che mi servono a mettere una base rispetto a principi di funzionamento.
Come Lacinia verrà raccontato dal vivo?
I brani saranno riadatti con due chitarre o una chitarra e due violoncelli o anche tre chitarre. Ora lo sto presentando da solo in una versione per chitarra ed elettronica con modalità elettroacustiche inconsuete per questa musica. La musica nasce per essere adattata a vari organici, non ci sono limiti produttivi né vincoli.
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