Da giovedì in alcune zone del Paese sono in corso scontri armati fra le forze di sicurezza di Damasco e i miliziani alawiti, minoranza sciita che sosteneva il regime di Bashar al Assad, accompagnati da stragi di civili. “Quello che sta succedendo è fra le sfide che erano prevedibili. Possiamo vivere insieme”, ha detto il presidente ad interim Ahmad al-Sharaa (al-Jolani). Dopo le pressioni internazionali, annunciata la creazione di una “commissione d’inchiesta” indipendente per indagare sui massacri di civili
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In Siria da giovedì scorso sono in corso scontri armati fra le forze di sicurezza di Damasco e i miliziani alawiti, accompagnati da stragi di civili. Secondo i dati dell’Ong Osservatorio siriano dei Diritti umani, negli ultimi tre giorni i morti sono stati oltre mille, di cui 830 civili alawiti uccisi dalle forze filo-governative. Gli alawiti sono una minoranza sciita che sosteneva il regime di Bashar al Assad. “Quello che sta succedendo nel Paese è fra le sfide che erano prevedibili”, ha detto Ahmad al-Sharaa (al-Jolani), presidente ad interim della Siria, in un appello a tutti i siriani perché ritrovino la pace e l’unità nazionale. La presidenza siriana, dopo le pressioni internazionali (compresa quella degli Usa), ha annunciato la creazione di una “commissione d’inchiesta” indipendente per indagare sui massacri di civili avvenuti nel Paese. “Riterremo responsabile, con fermezza e senza clemenza, chiunque è coinvolto nello spargimento di sangue di civili o che ha oltrepassato i poteri dello Stato”, ha detto al-Jolani in un video pubblicato dall’agenzia di stampa statale Sana, aggiungendo che sarebbe stato formato un comitato per “proteggere la pace civile”
Le parole del presidente ad interim
Ahmad al-Sharaa ha parlato da una moschea di Damasco, ostentando calma e invitando alla concordia. “Possiamo vivere insieme”, ha detto. E ancora: “Quello che sta succedendo nel Paese è fra le sfide che erano prevedibili”, ma “dobbiamo preservare l’unità nazionale e la pace civile per quanto possibile. E, a Dio piacendo, (noi siriani) potremo vivere insieme in questo Paese”. Ex jihadista, al-Sharaa è diventato presidente ad interim dopo aver guidato la riconquista della Siria da parte delle milizie di opposizione, con la caduta del regime degli Assad nel dicembre scorso e la fuga di Bashar al Assad con la famiglia in Russia.
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La situazione
Sul terreno la situazione è gravissima. Nella giornata di oggi le forze di sicurezza siriane hanno aperto il fuoco per disperdere alcuni gruppi di manifestanti rivali che protestavano a Damasco. La situazione è degenerata nella capitale della Siria quando dei dimostranti filo-governativi si sono scontrati con un raduno di civili in lutto per gli alawiti uccisi nel nord-ovest del Paese. Secondo fonti di stampa internazionali presenti a Damasco, circa 200 manifestanti da entrambe le parti si sono radunati nella capitale, dove gruppi di attivisti hanno indetto una protesta silenziosa “per piangere le anime dei civili e dei martiri tra le forze di sicurezza”, in riferimento al migliaio di membri della minoranza alawita morto nel corso degli scontri in corso da giovedì scorso nelle province di Latakia e Tartus. Decine di persone si sono radunate a Damasco, alcune delle quali hanno esibito cartelli con la scritta “Le vite dei siriani non hanno prezzo”. Successivamente sono state aggredite da altri manifestanti che scandivano invece slogan anti-alawiti e invocavano uno “Stato musulmano sunnita”. Per porre fine agli scontri tra i gruppi rivali di manifestanti, le forze di sicurezza sono intervenute, sparando colpi di arma da fuoco in aria.
I morti
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani molti civili alawiti sono stati giustiziati in un “massacro settario” per mano delle forze di sicurezza governative nelle province costiere di Latakia e Tartus – roccaforti alawite – e in quelle centrali di Hama e Homs. L’Osservatorio e altri gruppi di attivisti hanno fatto sapere di aver verificato negli ultimi giorni un gran numero di video di esecuzioni sommarie, sparatorie a bruciapelo, torture e maltrattamenti compiuti dalle forze di sicurezza e da altri gruppi affiliati su civili disarmati. Oltre ai civili, negli scontri hanno perso la vita anche 125 membri delle forze di sicurezza e 148 combattenti fedeli ad Assad, per un bilancio totale di oltre mille morti. Secondo la Ong, però, il numero dei morti potrebbe essere molto più alto.
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Le reazioni internazionali
La comunità internazionale sta seguendo con attenzione l’evolversi degli eventi in Siria e molte cancellerie, per la maggior parte schierate con le nuove autorità siriane, non nascondono preoccupazione. Le uccisioni di civili in Siria “devono cessare immediatamente”, ha dichiarato in un comunicato Volker Turk , Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha condannato i “massacri” delle minoranze in Siria e ha chiesto all’amministrazione provvisoria siriana di perseguirne gli “autori”. “Le autorità provvisorie della Siria devono rendere conto degli autori di questi massacri contro le comunità minoritarie siriane”, ha dichiarato Rubio in un comunicato.
L’Ue e la Lega araba
Sia l’Unione europea sia la Lega araba hanno stigmatizzato le azioni dei miliziani alawiti contro le forze governative. L’Ue condanna “fermamente i recenti attacchi” che sarebbero stati compiuti “da elementi pro-Assad contro le forze del governo provvisorio nelle zone costiere della Siria e ogni violenza contro i civili”, si legge in una nota del portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Kaja Kallas. Anche la Lega araba si è schierata con le forze fedeli al presidente al-Sharaa, dopo che venerdì la Siria era stata riammessa nell’Organizzazione per la cooperazione islamica da cui era stata sospesa 13 anni fa. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha invece attaccato i nuovi governanti islamisti della Siria, definendo il nuovo presidente del Paese “un terrorista di al-Qaida”.
L’appello del Papa
Anche nel testo dell’Angelus scritto da Papa Francesco, ricoverato al Gemelli di Roma, c’è un riferimento alla Siria. “Ho appreso con preoccupazione della ripresa di violenze in alcune zone della Siria: auspico che cessino definitivamente, nel pieno rispetto di tutte le componenti etniche e religiose della società, specialmente dei civili”, si legge. Un accorato appello è arrivato anche dei patriarchi delle Chiese cristiane con sede a Damasco, che hanno condannato “con forza” l’escalation di violenza in Siria che ha preso di mira i civili e hanno chiesto “la fine immediata di queste azioni orribili che contraddicono tutti i valori umani e morali”. In un comunicato congiunto, il patriarca greco-ortodosso John X, quello siriaco ortodosso Mor Ignatius Aphrem II e il patriarca melchita cattolico Youssef Absi hanno chiesto la “rapida creazione di condizioni che portino alla riconciliazione nazionale del popolo siriano”.
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