Sull’eutanasia legale gli italiani sono più avanti dei politici che dovrebbero rappresentarli

La fecondazione assistita e l’eutanasia, l’inizio e la fine della vita. Si potrebbe sintetizzare così la giornata organizzata a Roma dall’associazione Luca Coscioni per fare il punto su due grandi battaglie portate avanti in questi anni. Sul suicidio medicalmente assistito c’è soddisfazione per l’approvazione, da parte del consiglio regionale della Toscana, della prima legge che regola l’accesso alla “dolce morte”: i malati terminali potranno ottenere, in un tempo ragionevole di circa 50 giorni, l’iniezione letale che metterà fine a tante sofferenze. “Un forte messaggio di civiltà” secondo il presidente della Regione, Eugenio Giani, “una grande sconfitta per tutti” secondo il presidente della Conferenza episcopale Toscana, il cardinale Lojudice.

La battaglia sul fine vita dopo l’approvazione della legge in Toscana

A Roma, nella sala del Capranichetta, all’ombra di quel palazzo in cui certi argomenti sono ignorati, se non trattati come un “reato universale” come nel caso della gestazione per altri, a presiedere l’iniziativa c’erano la segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo e il tesoriere Marco Cappato. “L’aiuto alla morte volontaria è già legale in tutta Italia – spiega Marco Cappato a Wiredperché le persone che sono in condizione di patologia irreversibile e sofferenza insopportabile o dipendenti da trattamento sanitario hanno diritto di chiedere di essere aiutate a morire e di ottenere la risposta dal Servizio sanitario pubblico. La differenza è che in Toscana, da oggi, ci saranno regole certe sulle procedure e sui tempi. È quello che abbiamo chiesto a tutte le Regioni italiane e per noi è importante che le cose si stiano muovendo perché è disumano che una persona che soffre sia tenuta anche due anni in attesa di una risposta, come è accaduto nel caso di Federico Carboni nelle Marche”.

Il parlamento non batte colpi, ma tra la gente cresce la consapevolezza

Sul fine vita il parlamento non batte colpi: le leggi depositate sono nei cassetti a prendere polvere e l’attuale governo non sembra avere intenzione di affrontare l’argomento in nessun modo. “Sia in questa legislatura che nelle precedenti – continua Cappato -, quando le maggioranze erano diverse, c’è stato il rifiuto a discutere il tema. Il timore è che ora lo vogliano fare riducendo i diritti che già ci sono invece di ampliarli. Noi puntiamo alla legalizzazione dell’eutanasia legale contro l’eutanasia clandestina, ma questa volontà nel ceto politico italiano non c’è assolutamente mentre tra le persone c’è, perché sono in molti ad aver avuto familiari che hanno sofferto inutilmente e non hanno bisogno di un capo partito che spieghi loro che posizione avere”.

Marco Cappato

Simona Granati – Corbis/Getty Images

Un disallineamento evidente tra la società civile e la politica, tra i cittadini e chi avrebbe il compito di rappresentarli. “È evidente che dal caso Welby in poi ci sia stata un’enorme crescita di consapevolezza tra le persone – spiega ancora il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni – perché negli ultimi vent’anni sono tantissimi che hanno compreso l’importanza di poter essere liberi di decidere quando sottrarsi a quella che è di fatto una condizione di tortura. I gruppi dirigenti della politica e di parte dell’informazione sembrano invece terrorizzati dai veti motivati o immotivati da parte del Vaticano”.

“Ricordo l’impegno di Simone Cristicchi per la battaglia di Piergiorgio Welby”

C’è ancora l’idea, che alberga negli ambienti più vicini alla Santa Sede e nelle correnti più tradizionaliste di alcune forze politiche, che la malattia vada affrontata con spirito di sacrificio, sia da parte degli stessi malati che da parte dei loro più stretti familiari. Un’idea che in qualche modo è stata riproposta anche al Festival di Sanremo dal cantautore Simone Cristicchi, da alcuni criticato per aver affrontato il tema delle malattie degenerative in maniera superficiale. “Per me l’arte deve essere libera sempre e comunque – sottolinea Cappato – e ricordo l’impegno di Simone Cristicchi quando sosteneva la campagna di Piergiorgio Welby. Ognuno può dare un senso e un significato anche al dolore, l’importante è che il dolore non diventi obbligatorio: perché in quel caso più che dargli un senso lo si trasforma in un elemento di disperazione” (Cristicchi, nel 2007, dedicò a Welby il brano “Legato a te”, ndr).

La discussione sul fine vita nelle altre Regioni

Le prossime regioni che discuteranno le proposte di legge di iniziativa popolare promosse dall’associazione Luca Coscioni sono l’Abruzzo e la Valle d’Aosta, ma è partito l’iter anche in Sardegna e in altri consigli regionali. A breve inizieranno delle raccolte firme in Umbria e Basilicata. Anche dove la legge è stata bocciata, come nel Veneto, si discute su regolamenti e delibere di giunta che possono andare nella direzione di regolamentare la materia. Sono diversi anni che Luca Zaia si muove in questo senso – conclude Cappato – e quello del fine vita è forse l’unico caso in cui la sua maggioranza non lo ha seguito. Va ricordato che la sua è la Regione dove ci sono stati due dei sei casi di aiuto alla morte volontaria in Italia”.

Filomena Gallo: “Grazie alle nostre battaglie sono nati 16 mila bambini”

Veniamo all’altra battaglia, quella sulla “Pma per tutte”, ovvero la possibilità, anche per le donne single, di accedere alla procreazione assistita. Una mobilitazione che si unisce a quella per contrastare la legge Varchi, fortemente voluta dal governo Meloni, che rende la procreazione assistita un “reato universale”. A ventuno anni dall’approvazione della Legge 40, l’associazione ha fatto il punto sulle tante battaglie vinte nelle aule di tribunale e guarda a una data, l’11 marzo 2025, quando la Consulta dovrà pronunciarsi sulla legittimità del divieto imposto dall’articolo 5 della legge. A sollecitare l’Alta Corte il caso di Evita, una donna single che ha denunciato la discriminazione nell’accesso alla tecnica.

Filomena Gallo

Associazione Luca Coscioni

I tribunali hanno cancellato molti divieti che erano stati anche oggetto di quesiti referendari – ricorda a Wired la segretaria nazionale, Filomena Gallo – e abbiamo ottenuto una legge diversa. Nell’ultima relazione fornita dal parlamento leggiamo che grazie alle nostre battaglie, che hanno abbattuto molte limitazioni, sono nati circa 16 mila bambini che non sarebbero mai nati. Ora stiamo combattendo per abbattere gli ultimi divieti: la possibilità di utilizzare gli embrioni non idonei per la ricerca scientifica, l’accesso per le coppie dello stesso sesso e per le donne singole. Quanto alla legge Varchi, in Italia la Gpa non è mai stata legale. Negli altri paesi ci sono i diritti di tutti i soggetti coinvolti. Noi abbiamo presentato una proposta sulla gravidanza per altri in linea con la legge anti-tratta approvata dal parlamento europeo: la nostra legge per la gravidanza per altri solidale prevede il carcere fino a 20 anni per chi induce la donna, contro la sua volontà, a portare avanti una gravidanza per altri”.

Fonte : Wired