Riarmo europeo, volano di investimenti in startup della difesa: 5,2 miliardi nel 2024

C’è stato il boom delle startup legate ai servizi internet. C’è stato quello delle startup delle consegne di cibo a domicilio. Quello dei corsi online. Quello delle soluzioni ambientali, dell’energia. Ora è il turno un po’ inatteso delle startup della difesa. Non solo negli Stati Uniti e in Cina.

Anche l’Europa si sta giocando una buona partita sul settore. Complice il mutato quadro geopolitico e il conflitto in Ucraina, il settore della difesa, quello che nelle conferenze tech è stato a lungo considerato un argomento tabù, oggi è diventato un mercato enorme e un’opportunità da non farsi sfuggire.

Il boom di investimenti in startup e il piano europeo da 800 miliardi

Due dati da cui partire. Il primo è che mai come i questi ultimi 12 mesi le startup europee che si occupano di difesa hanno visto un incremento nei propri investimenti del 30%, che hanno raggiunto i 5,2 miliardi di dollari, ha calcolato l’ultimo rapporto Dealroom-Nato. L’incremento tocca il 70% se si guardano gli ultimi 3 anni.

Il secondo è che con il piano di riarmo europeo e gli 800 miliardi promessi dall’Unione europea, questo mercato è destinato ad aumentare. Un giro d’affari enorme. Che coinvolge colossi e piccole startup. A volte insieme per creare soluzioni nuovi. Potenziare sistemi. Creare armi cinetiche e informatiche, o un mix dei due.

Accordi sulla difesa: droni e intelligenza artificiale

Non è difficile immaginare quello che succederà nei prossimi anni. L’accordo firmato dall’italiana Leonardo con la turca Bayakar Technologies per mettere su una joint venture per i sistemi di aerei senza pilota (droni) capace di guardare a un mercato da 100 miliardo di dollari è solo un esempio di cosa si muoverà nel prossimo futuro.

Perché accanto ai droni – dentro i droni – c’è comunque una tecnologia che riguarda sviluppo digitale, intelligenza artificiale, capacità di riconoscere gli obiettivi, ottimizzare gli attacchi. Un mondo di tecnologia, ricerca e sviluppo.

E questa tecnologia porta con sé un intero mondo che si riorganizza. Solo a guardare le ultime 24-48 ore, ci sono decine, centinaia di startup che hanno raccolto fondi milionari. Qualche esempio.

Anche Y-Combinator cambia pelle. Gli ultimi round di investimento Usa

I primi a muoversi sono stati gli americani. Lo scorso anno Y-Combinator, il più grande acceleratore di startup al mondo, ha accettato diverse startup militari nei suoi programmi. È stata una decisione storica, non era mai accaduto. E dagli Stati Uniti arrivano i primi colossi del settore.

Epirus, Leonidas (credit Epirus)

Epirus, California, ha da poche ore raccolto 250 milioni per potenziare il loro scudo anti droni (si chiama Leonidas, dal nome del re spartano diventato con il suo scudo un simbolo anche cinematografico). Utilizza semiconduttori di nitruro di gallio per generare impulsi elettromagnetici in grado di disabilitare in pochi secondi l’elettronica dei droni. Sia singolarmente sia a sciami.

Sempre negli Usa Saronic sta creando intere flotte di navi autonome, di medie e grandi dimensioni, destinate alla difesa marittima. La soluzione risponde all’esigenza delle difese mondiali di creare flotte ibride: alcune guidate da personale militare umano, altre autonome. Due giorni fa ha raccolto 600 milioni.

Helsing hx-2 (Credit Helsing)

Le startup europee che si occupano di difesa: veicoli, scudi e protezioni batteri

Anche l’Europa si muove. E il piano “Rearm Europe” è destinato ad aumentare gli investimenti in questo settore. A Monaco c’è quella che forse è la realtà europea più evoluta: Helsing, vale circa 6 miliardi e sviluppa software di intelligenza artificiale per la difesa: droni da combattimento autonomi in particolare. Il loro HX-2 – si legge sul sito dell’azienda – è progettato per identificare e attaccare bersagli senza necessità di una connessione dati continua, ma mantenendo comunque il controllo umano. Un quadro a cui si aggiunge il programma Nato: il suo fondo per l’innovazione lo scorso luglio ha stanziato 1 miliardo di euro per potenziare la sicurezza europea, sostenendo startup tecnologiche di difesa. L’obiettivo è colmare il divario con gli USA, incentivando lo sviluppo di tecnologie.

L’estone Milrem Robotics ha sviluppato Themis, un veicolo terrestre senza pilota modulare utilizzato per supportare le truppe in operazioni di combattimento, trasporto e sorveglianza. Ma in questo ambito c’è spazio anche per neoimrpese che riescono a prendere i vecchi veicoli militari e trasformarli in veicoli autonomi come Arx Robotics.

Milrem Robotics, THeMIS (Credits Milrem)

Fondata da militari che si sono reinventati imprenditori, nella pagina del loro sito dicono in maniera piuttosto esplicita: “Il nostro team è impegnato a rafforzare la resistenza e la sovranità europea”. Un messaggio che sembra particolarmente attuale in un momento in cui l’Europa si sente minacciata a Est dall’espansionismo russo. Se qualcosa si muoverà per arginarlo, è il messaggio, si dovrà passare anche da chi offre soluzioni tecnologiche avanzate in grado di irrobustire i sistemi di difesa e di attacco europei. In Italia non ci sono molte realtà.

Ma ci sono centinaia di startup europee che hanno raccolto round di investimento. Dealroom le ha elencate di recente: aziende che si occupano di comando, controllo, comunicazione e sorveglianza come Sensus, Ardarga, Revobeam; altre che si occupano di soluzioni Ai per la difesa come LatticeFlow, Grayscale, Preligens.

E ancora Cybersecurity, semiconduttori, armi, sistemi di simulazione di scenari di guerra, robot, satelliti, sistemi di produzione di energia in caso di attacchi alle infrastrutture, aziende che producono sistemi di difesa immunitaria in caso di attacchi biologici o con batteri. Un mondo enorme, fatto di soluzioni tecnologiche non sempre pensate per scopi militari, ma che adesso attirano le attenzioni degli investitori e dei governi.

Fonte : Repubblica