Quando dare l’antibiotico ai bambini? I consigli del pediatra: “Vietato il fai-da-te”.

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Sempre più genitori somministrano antibiotici ai figli senza consultare il pediatra, ma l’abuso di questi farmaci può favorire l’antibiotico-resistenza, rendendo le infezioni più difficili da curare. L’esperto a Fanpage.it: “Importante rispettare le prescrizioni dello specialista e non spaventarsi al primo accenno di febbre”.

Intervista a Antonio Gatto

Pediatra dell’UOC di Pediatria del Policlinico Gemelli e docente di Pediatria all’Università Cattolica.

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Oggi sempre più genitori somministrano antibiotici ai figli non appena compaiono febbre o sintomi influenzali, spesso senza consultare il pediatra. Un uso indiscriminato, però, non solo è inefficace – non tutte le malattie si curano allo stesso modo – ma può persino compromettere la salute dei bambini nel lungo periodo.

L’utilizzo improprio degli antibiotici contribuisce infatti allo sviluppo dell’antibiotico-resistenza, un fenomeno per cui i batteri diventano insensibili ai farmaci, rendendo le infezioni più difficili da trattare. Questo può portare a cure inefficaci, degenze ospedaliere più lunghe e persino a un aumento della mortalità per infezioni che un tempo erano facilmente curabili. Per contrastare questa pessima abitudine l’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, ha persino messo a punto un’app per aiutare i genitori – e gli stessi specialisti – a orientarsi nella corretta somministrazione di simili medicinali.

Ma allora quando è davvero necessario l’uso degli antibiotici nei bambini? Fanpage.it lo ha chiesto ad Antonio Gatto, Pediatria Pronto Soccorso Policlinico Gemelli – Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

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La febbre, si sa, è sempre un motivo di preoccupazione per i genitori“, spiega Gatto. “Tuttavia le infezioni virali sono molto diffuse nell’età pediatrica e in simili casi la terapia antibiotica è assolutamente inappropriata“.

Come si può sapere quando si deve ricorrere all’antibiotico?

Quando nel bambino compaiono sintomi come una faringite da streptococco, facilmente diagnosticabile con un tampone, un’otite con secrezioni o una patologia polmonare delle basse vie respiratorie, allora la terapia antibiotica è la via da percorrere per la guarigione del piccolo. Se invece non vi sono segnali che possano far sospettare un’infezione batterica, allora è meglio aspettare nella prescrizione dell’antibiotico e vedere l’evolversi della situazione. In tutti questi casi, però, è sempre e solo il pediatra a dover effettuare una valutazione clinica e a decidere sulla terapia da adottare. Sono vietate in ogni modo le soluzioni fai-da-te.

Antonio Gatto (Pediatra)

Antonio Gatto (Pediatra)

Se è rimasto in casa dell’antibiotico, un genitore può somministrarlo senza prescrizione?

La risposta è tassativa: no, ci vuole sempre e comunque una visita specialistica che permetta al pediatra di valutare il bambino, riscontrare quelli che sono gli elementi di sospetto che possono indicare la presenza di un’infezione batterica e quindi dare la prescrizione per cominciare una terapia antibiotica.

Cosa causa un’assunzione impropria di antibiotico nei bambini?

Qui il discorso è un più ampio e riguarda l’antibiotico-resistenza. Se le terapie antibiotiche diventano troppo numerose e ricorrenti, si generano delle resistenze che faranno sì che quando l’antibiotico verrà nuovamente utilizzato, in quel soggetto potrebbe risultare meno efficace. Questo avverrà perché la flora batterica patogena del bambino, sarà diventata più resistente, rendendo il farmaco poco efficace. La questione però riguarda non solo il singolo soggetto, ma anche la trasmissione da individuo a individuo: se iniziano a circolare dei ceppi resistenti, tutte le infezioni diventano ancora più difficili da gestire. Per questo il ricorso all’antibiotico va mirato per quelle situazioni in cui è necessario, perché altrimenti selezioneremo con il tempo dei ceppi via via più resistenti e quindi più pericolosi.

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Quali sono le buone pratiche da seguire per la somministrazione del farmaco?

Ci sono grossomodo tre passaggi fondamentali. L’individuazione della giusta molecola da utilizzare per la terapia (che dunque non può prescindere dalla diagnosi di uno specialista), il rispetto del dosaggio prescritto e il rigore nel seguire gli intervalli di tempo stabiliti tra una somministrazione e l’altra.

L’AIFA ha anche brevettato un’app in grado di dare tempi e dosaggio degli antibiotici a seconda della patologia ai genitori. Può essere uno strumento d’aiuto?

Tutto ciò che diffonde corrette informazioni, sostenute da una letteratura scientifica, non può che essere un aiuto sia per i medici che per i pazienti. L’app indica anche i dosaggi del farmaco e le molecole per il tipo di patologia, quindi può essere uno strumento utile per il genitore in modo che possa avere conforto di quella che è stata l’indicazione che gli è stata fornita dal pediatra. Chiaro, per quanto utile, questo strumento non deve mai sostituire la valutazione del pediatra

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Fonte : Fanpage