Cambio al vertice delle forze armate israeliane: dopo poco più di due anni in carica, Herzi Halevi ha passato il testimone a Eyal Zamir, nuovo capo di Stato maggiore. A lui il compito di guidare l’Idf, impegnato su sette fronti all’estero, con l’ottavo in patria nella sfida di contenere le ingerenze politiche – in primis dell’estrema
destra, alleato fondamentale del premier Benjamin Netanyahu nel governo – e ristabilire il rapporto di fiducia con l’opinione pubblica. Non e’ stata una luna di miele con l’esecutivo e andando via, due anni in anticipo, Halevi non lo ha nascosto. Alla cerimonia di passaggio di consegne, davanti a Netanyahu e ai capi di Mossad e Shin Bet, David Barnea e Ronen Bar, così come al capo del Centcom, Michael Kurilla, il capo di Stato maggiore uscente ha ribadito la richiesta dell’istituzione di una commissione d’inchiesta statale sul 7 ottobre, “necessaria e vitale, non per dare la colpa, ma per scoprire prima di tutto la radice dei problemi e rendere possibile risolverli”. Questa è vista come fumo negli occhi dal premier che continua a respingerla: di recente ha denunciato che il risultato sarebbe “già scritto”, tutto diretto contro una sola parte, e ne ha chiesta una “non politicizzata” dopo la fine della guerra a Gaza. . – Del resto, Netanyahu non si e’ mai assunto chiaramente e pubblicamente la responsabilità di quanto avvenuto, puntando il dito piuttosto proprio contro militari e intelligence. Al contrario, Halevi fin da subito aveva dichiarato il “fallimento” dell’esercito sotto il suo comando nella “sua missione di proteggere i cittadini di Israele” e aveva prospettato le dimissioni non appena fosse stato possibile. Quel momento e’ stato annunciato a fine gennaio, in concomitanza con l’avvio della prima fase dell’accordo per il cessate a fuoco a Gaza. Una tempistica precisa, secondo un ex alto funzionario israeliano citato dal Washington Post, convinto che in questo ci fosse un “messaggio” da parte dell’allora capo di Stato maggiore. “Halevi non crede che avverrà la seconda fase, in cui la guerra finisce e il resto degli ostaggi viene restituito. Poiché’ sa che la seconda fase non avverrà e crede che dovrebbe (avvenire), si dimette. Sta dicendo, ‘non mi farete combattere di nuovo, nella seconda fase'”. Una previsione che si è avverata, vista l’impasse in cui si trova l’accordo per il cessate il fuoco nella Striscia, dopo la fine della prima fase e il mancato avvio dei negoziati per la seconda, come previsto dall’intesa. Ma non c’è stato solo il riferimento alla commissione d’inchiesta statale. Nel suo discorso di commiato Halevi, rivendicando “il bene dello Stato come valore principale” e di non essere “mai stato leale solo a una persona”, ha citato altre due questioni delicate: gli ostaggi e la leva militare obbligatoria per i giovani ultraortodossi. Quest’ultima è una necessità secondo il generale, che in più occasioni nell’ultimo anno e’ tornato a chiedere l’arruolamento degli haredi, il cui numero deve aumentare per ridurre la pressione sui riservisti, condividere il peso della difesa del Paese e onorare il sacrificio dei caduti. Quanto al dramma degli ostaggi, Halevi nel suo discorso ha ricordato che l’Idf non può mai lasciare soldati feriti “in territorio nemico”. “Dobbiamo fare di tutto per riportare a casa tutti i rapiti, questo e’ fondamentale per la vittoria”, ha sottolineato. E come primo atto dopo il passaggio di consegne, ha fatto visita alla ‘Piazza degli Ostaggi’ a Tel Aviv e ha parlato con familiari e attivisti presenti. Ora il comando passa a Zamir. Il cinquantanovenne subentra in un momento delicato, con l’accordo di cessate il fuoco bloccato in un’impasse, l’estrema destra che fa pressioni per “aprire le porte dell’inferno a Gaza” e il presidente Usa Donald Trump che sogna una ricostruzione della Striscia in stile ‘Riviera’ di lusso, senza palestinesi. Alta tensione anche in Cisgiordania, dove per la prima volta in 20 anni sono stati schierati di nuovo i carri armati israeliani, a Jenin, mentre resta sul tavolo il dossier nucleare iraniano, con le discussioni in corso su come affrontare Teheran, alla luce dei duri colpi subiti dal suo ‘Asse del male’ in Libano e Siria. “L’Idf ha ottenuto risultati impressionanti sul campo. Abbiamo vinto battaglie a Gaza e in Libano, abbiamo colpito lontano in Yemen e in Iran. Hamas ha ricevuto un duro colpo, ma non e’ stato ancora sconfitto. La missione non è ancora stata completata”, ha affermato il nuovo capo di Stato maggiore, che ha rassicurato i familiari degli ostaggi sul “dovere morale” di “riportare tutti a casa, in qualsiasi modo possibile e il piu’ rapidamente possibile”. Il generale ha poi fatto riferimento alla questione dell’obbligo militare per gli ultraortodossi, mettendo l’accento sul bisogno di “coesione” ed esortando “tutti i segmenti della società
Fonte : Sky Tg24