Dazi, che effetto avranno quelli voluti da Trump sull’economia italiana?

Dal prosecco alle auto di lusso, dai farmaci ai componenti elettronici, l’industria italiana si prepara ad affrontare l’impatto dei nuovi dazi statunitensi, che a partire dal 2 aprile potrebbero sconvolgere gli equilibri del commercio globale. Durante il primo consiglio dei ministri della nuova amministrazione, il presidente americano Donald Trump aveva annunciato l’introduzione di tariffe doganali del 25% sui prodotti europei, una mossa che potrebbe avere gravi ripercussioni per l’Italia. Secondo il Corriere della Sera, nel 2024 le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti hanno raggiunto i 65 miliardi di euro, con un surplus commerciale di 39 miliardi. Questo dato rende l’Italia tra i Paesi più esposti a tali restrizioni, considerando che il 22,2% delle sue esportazioni extra-Ue è destinato proprio agli Stati Uniti, una quota superiore alla media europea del 19,7%.

I settori più colpiti

I dazi americani potrebbero costare alle aziende italiane tra 4 e 7 miliardi di euro, come calcolato da Prometeia, istituto che si occupa di previsioni economiche citato dal Corriere. Il colpo sarà particolarmente duro per quattro settori che esportano molto negli Stati Uniti: le bevande italiane, che vendono il 39% della loro produzione sul mercato USA, le automobili (30,7%), altri mezzi di trasporto come yacht e moto (34%) e i medicinali (30,7%).

Il vino italiano, soprattutto il prosecco che negli ultimi anni è diventato molto popolare in America, sarà tra i prodotti più penalizzati. Anche le borse, le scarpe e gli altri beni di lusso made in Italy dovranno affrontare prezzi molto più alti per i consumatori americani. Lo stesso vale per i macchinari industriali, che da sempre rappresentano un punto di forza dell’export italiano. La situazione, secondo le previsioni di Sace (l’agenzia che assicura le esportazioni italiane), diventerà più grave dal 2026, quando l’impatto annuale sull’export potrebbe arrivare a 6,8 miliardi di euro.

A rendere il quadro ancora più complesso è la questione delle piccole e medie imprese, che rappresentano l’ossatura del sistema produttivo italiano: molte di queste non hanno la capacità finanziaria per assorbire i costi aggiuntivi dei dazi o per trasferire rapidamente la produzione in territorio americano, come invece potrebbero fare le grandi multinazionali.

Strategie di risposta

Di fronte alla minaccia dei dazi americani, appare chiaro che l’Europa si trovi nella necessità di ripensare come gestire i propri scambi commerciali a livello mondiale. Oltretutto questa situazione arriva in un momento già difficile, perché secondo quanto sostiene Confindustria, le aziende stanno affrontando maggiori spese a causa delle nuove regole ambientali introdotte negli ultimi anni con il Green deal europeo. Il piano per la transizione ecologica imporrebbe alle aziende investimenti significativi che ne ridurrebbero la competitività globale. Secondo l’associazione degli industriali, l’Europa rischia perciò di perdere quote di mercato proprio mentre sta affrontando una fase di rallentamento economico, con la produzione industriale in calo in diversi paesi membri, Italia compresa.

Fonte : Wired