Papa Francesco ha una visione sull’intelligenza artificiale controcorrente rispetto alle big tech

L’attenzione di Papa Francesco nei confronti dell’intelligenza artificiale era emersa in particolare con la pubblicazione, nel 2020, del documento “Rome Call for AI Ethics”, promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita con il supporto di Microsoft, Ibm, Cisco e altre realtà del mondo tecnologico. Il documento sostiene uno sviluppo etico, trasparente e responsabile della tecnologia, ispirandosi al concetto di “algoretica”: l’etica applicata agli algoritmi.

I principi indicati nella Rome Call che, secondo il Vaticano, devono guidare lo sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale sono sei: trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità e tutela della sicurezza e della privacy. Principi ulteriormente sottolineati nel corso dell’intervento più significativo che il Papa ha tenuto sul tema, durante il G7 dello scorso anno in Puglia: “Condanneremmo l’umanità a un futuro senza speranza se privassimo le persone della capacità di prendere decisioni per se stesse e per la propria vita, condannandole a dipendere dalle scelte delle macchine”.

Impatto dell’intelligenza artificiale e disuguaglianza: le priorità del Papa

“La priorità del Papa in materia di intelligenza artificiale è che la tecnologia venga compresa per il suo impatto sociale, poiché rappresenta una forma di potere che ridefinisce le relazioni tra le persone”, spiega a Wired Paolo Benanti, francescano, studioso di Etica delle Tecnologie, docente alla Pontificia Università Gregoriana e presidente della Commissione governativa sull’intelligenza artificiale.  “È una consapevolezza che anche la Chiesa ha maturato. Se costruiamo una ferrovia, la scelta di dove posizionare i binari e le stazioni determina chi potrà usufruirne e chi ne resterà escluso. Il punto non è giudicare la ferrovia in sé, ma valutarne l’impatto sulla società”.

“Un secondo aspetto cruciale riguarda la distinzione tra le decisioni che devono restare prerogativa dell’uomo e quelle che possono essere delegate alle macchine: quali scelte devono rimanere esclusivamente umane? Infine, l’intelligenza artificiale agisce come un moltiplicatore. Può amplificare le risorse e le opportunità, ma anche accentuare le disuguaglianze, a seconda di come viene sviluppata e utilizzata”.

Un aspetto che colpisce è la vicinanza tra i valori espressi dal Vaticano in materia di intelligenza artificiale e quelli sostenuti dall’Unione Europea tramite l’AI Act e non solo. È una coincidenza o ci sono elementi culturali e politici che hanno generato questa sintonia? “La Santa Sede dispone di una rete di organismi diplomatici, tra cui i nunzi apostolici, che partecipano attivamente ai tavoli di discussione internazionale. Non si è limitata a seguire i lavori su questi temi, ma vi ha anche contribuito direttamente, instaurando un processo di scambio. C’è probabilmente anche una sintonia culturale, a partire dalla stessa matrice legata al diritto romano. Nel caso dell’AI Act, per esempio, la Santa Sede ha posto l’accento sulla necessità di tutelare la dignità delle persone, contribuendo all’elaborazione di una serie di posizioni in questo senso”.

Fonte : Wired