Eleonora Giorgi voleva provare una cura sperimentale per il cancro al pancreas e aveva tentato di curarsi anche a Verona, all’Istituto del Pancreas al policlinico di Borgo Roma considerato il primo centro in Italia e in Europa per la ricerca e la cura del cancro tra i più aggressivi.
“La signora Giorgi si era rivolta al nostro reparto nel 2024 perché aveva avuto informazioni sulle nostre cure sperimentali” spiega al Corriere della Sera il professore Davide Melisi dell’Unità Terapie sperimentali in oncologia dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona: “Come facciamo per tutti i nostri pazienti che ne hanno i requisiti clinici, l’abbiamo inserita nel programma sperimentale di immunoterapia. È venuta tre o quattro volte per le terapie in day hospital, ma le sue condizioni erano ormai troppo compromesse per tollerarle. Sono molto dispiaciuto, ma è importante ricordare che le sperimentazioni vanno perseguite da subito, nelle fasi troppo avanzate della malattia non hanno la stessa efficacia”.
Eleonora Giorgi, scomparsa ieri, lunedì 3 marzo a 71 anni, aveva manifestato pubblicamente la sua speranza nel poter iniziare quanto prima il trattamento a ottobre scorso: “Spero di essere presa in carico dai medici veronesi, lì c’è un’eccellenza sanitaria dove curano la malattia andando a colpire i geni mutati e spero proprio di poter entrare in questi programmi sperimentali”, aveva detto l’attrice in un’intervista tv. Il suo organismo, però, era già troppo compromesso per rispondere alla terapia.
L’ultima (bellissima) foto di Eleonora Giorgi: in clinica col nipotino
La malattia deve essere presa precocemente
“Dieci anni fa la sopravvivenza a cinque anni del tumore operabile, con intervento chirurgico e chemioterapia, era del 20%. Oggi si avvicina al 50%, più del doppio. Chiaramente non è ancora soddisfacente, ma le cose sono cambiate e in maniera importante” spiega il professore Michele Melilla, direttore dell’Istituto del Pancreas e dell’Oncologia. La malattia, ribadiscono i medici, deve essere presa precocemente, ma non è facile: “Una malattia con ancora una prognosi severa, ma oggi disponiamo di una tripletta di cure: una chemioterapia con farmaci di nuova generazione, che vengono veicolati con nanotecnologie e che sono più efficaci e meno tossici. Poi ci sono migliori tecniche chirurgiche e migliori dispositivi diagnostici radiologici”, prosegue Melilla. “E ci sono anche i nuovi farmaci che vanno ad agire sulle alterazioni genetiche, ma per il pancreas siamo ancora indietro, conosciamo le alterazioni genetiche del tumore, ma i farmaci sono ancora in fase di sviluppo e di sperimentazione clinica”.
Fonte : Today