Le merci canadesi saranno soggette a tariffe del 25%, con le risorse energetiche colpite da un tasso inferiore del 10%, mentre i prodotti messicani saranno soggetti a un’imposta generale del 25%. Il leader canadese: “Usa ci hanno dichiarato una guerra commerciale”. Pronta la risposta di Pechino, con un inasprimento fra il 10 e il 15% a seconda dei beni. Il presidente Usa: “Niente tasse a imprese che delocalizzano in Usa”
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Sono entrati in vigore i dazi sui prodotti canadesi e messicani: il termine imposto da Donald Trump è infatti scaduto senza trovare un accordo con il Paese nordamericano. Le merci canadesi saranno soggette a dazi del 25%, con le risorse energetiche colpite da un tasso inferiore del 10 percento, mentre i prodotti messicani saranno soggetti a un’imposta generale del 25 percento, in base agli ordini esecutivi firmati da Trump. Il presidente Usa ha giustificato l’aumento delle tariffe citando la mancanza di progressi nella lotta al traffico di droga.
Salgono anche le tariffe contro la Cina, con un aumento al 20%. E proprio da Pechino arriva una risposta dura sulla stessa linea della mossa degli Usa.
I dazi
Secondo uno studio di Bloomberg, hanno un valore di 1,5 trilioni di dollari anno su anno i dazi che l’amministrazione Trump sta introducendo sulle merci importate da Canada e Messico, oltre all’aumento di quelli che colpiscono le merci provenienti dalla Cina. Secondo Washington, queste misure vengono adottate a causa di inaccettabili afflussi di droga e migranti illegali negli Usa. Per quanto riguarda la Cina, secondo la Casa Bianca anche Pechino non ha preso alcuna misura per limitare le forniture di fentanyl agli Stati Uniti. I trader prevedono che, a causa dei dazi e del loro impatto sulla crescita economica globale, la Fed effettuerà tre tagli dei tassi di interesse da un quarto di punto quest’anno. Il timore di una guerra commerciale aumenta le preoccupazioni sulle prospettive dell’economia statunitense, che potrebbe ulteriormente rallentare e trovarsi a far fronte a un’inflazione elevata. Trump ha offerto la sua ricetta alle aziende che vogliono sottrarsi all’incremento della tassazione. “Niente dazi per le imprese che si spostano negli Stati Uniti” ha scritto il Presidente sul suo social Truth.
Canada risponde a Trump: “Dazi 25% su merci Usa”
Non ha tardato ad arrivare anche la risposta del Canada. Il Paese introdurrà a partire da oggi dazi del 25% sulle importazioni dagli Stati Uniti. “Dopo una pausa di 30 giorni, l’amministrazione Usa ha deciso di procedere con dazi del 25% sulle esportazioni canadesi e del 10% sulle risorse energetiche”, ha affermato in una dichiarazione diffusa nelle ultime ore il premier canadese Justin Trudeau, aggiungendo che “non c’è alcuna giustificazione per queste azioni”. “Il Canada non permetterà che questa decisione ingiustificata resti senza risposta”, ha ribadito, annunciando che “se i dazi americani entreranno in vigore il Canada risponderà dalla mezzanotte con tariffe del 25% su 155 miliardi di dollari di merci americane, iniziando immediatamente con dazi su merci per un valore di 30 miliardi di dollari e tariffe sui restanti 125 miliardi” entro “21 giorni”. Misure che, ha puntualizzato, “resteranno in vigore fin quando non verranno ritirate” le misure decise dall’amministrazione Trump. Secondo Mélanie Joly, ministro degli Affari esteri, i dazi sono una “minaccia esistenziale” per il Canada. “Sappiamo che questa è una minaccia esistenziale per noi e che migliaia di posti di lavoro sono in gioco in Canada”, ha aggiunto.
Trudeau: “Usa ci hanno dichiarato una guerra commerciale”
“Oggi gli Stati Uniti hanno lanciato una guerra commerciale contro il Canada”, ha detto nel pomeriggio il premier canadese Justin Trudeau, sottolineando che in una guerra commerciale non ci sono vincitori. Trudeau quindi si è rivolto direttamente agli americani, spiegando che il loro governo ha lanciato una battaglia che fa male alle famiglie statunitensi. “Non c’è giustificazione o bisogno di questi dazi”, ha aggiunto. Donald Trump “vuole distruggere l’economia canadese e annettere il Canada. Ma non saremo mai il 51/o Stato americano”, ha continuato. Trudeau ha poi spiegato che i dazi americani non hanno niente a che fare con il fentanyl, che è solo un pretesto legale, sottolineando di attendersi di parlare con Trump nei prossimi giorni. Dopo aver affermato che le accuse al Canada sul fentanyl “false”, il premier canadese ha definito “stupida” la decisione americana sui dazi. “Non mi capita spesso di essere d’accordo con il Wall Street Journal, ma ha ragione nel dire che una guerra commerciale nord americana sarebbe una delle più stupide della storia”, ha messo in evidenza Trudeau. Il presidente Usa non ha mancato di rispondere provocatoriamente: “Per favore spiegate al governatore Trudeau che se decide dazi di ritorsione contro gli Stati Uniti, le nostre tariffe reciproche aumenteranno immediatamente dello stesso ammontare”, ha detto Trump.
Approfondimento
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Cina: dazi al 15% sull’import di alcuni beni Usa
La Cina difenderà con forza “i suoi diritti e interessi legittimi” dopo l’entrata in vigore degli dazi aggiuntivi Usa al 10% su tutto l’import di beni made in China. In una nota, il ministero delle Finanze ha annunciato l’adozione di tariffe al 15% su alcuni beni quali pollame, grano, cotone e mais e altri dazi al 10% sulle importazioni di una serie di popolari beni Usa. Si tratta di soia, sorgo, carne di maiale e manzo, prodotti ittici, frutta, verdura e prodotti lattieri caseari. “Le misure tariffarie unilaterali degli Stati Uniti violano gravemente le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) e minano le basi per la cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti”, ha affermato il ministero del Commercio cinese in una dichiarazione separata.
Cina: “Niente bullismo, con noi la massima pressione non funziona”
“I cinesi non possono essere influenzati da falsità, né scoraggiati da intimidazioni, né hanno mai tollerato egemonia e bullismo”, ha chiarito il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Lin Jian, come riporta il Global Times. La Repubblica Popolare accusa gli Stati Uniti di usare il “problema” del fentanyl, la droga killer, come “pretesto” per imporre dazi sulle merci cinesi e rivendica la “legittimità” delle sue “contromisure”, giudicate “necessarie” a “tutela dei suoi interessi e diritti”. “Pressioni, coercizione e minacce non sono il modo giusto di trattare con la Cina – ha ripetuto Lin – Tentare la massima pressione sulla Cina è un errore di calcolo”. La Repubblica Popolare chiede “consultazioni” basate sul”rispetto” e un ritorno “al più presto sulla strada giusta del dialogo e della cooperazione”, ritenendo che i dazi degli Stati Uniti sui prodotti cinesi comporteranno “un duro colpo al dialogo e alla cooperazione nella lotta al traffico di stupefacenti”.
Cina: “Lotteremo se gli Usa spingono per la guerra commerciale”
Pechino ha avvertito di essere pronta a reagire “fino alla fine” alla guerra commerciale lanciata dall’amministrazione americana. Se Washington dovesse persistere nel portare avanti una “guerra di dazi, una guerra commerciale o qualsiasi altra forma di conflitto, la Cina sarà pronta a sostenerla fino alla fine”, ha affermato un portavoce del ministero degli Esteri cinese in conferenza stampa.
Cina: “Inserite aziende Usa in ‘lista nera’”
Come riporta il Global Times, il ministero del Commercio del gigante asiatico ha riferito di aver inserito 15 “entità” Usa in una “lista di controllo delle esportazioni” e di altre dieci aziende americane nell’elenco delle “entità inaffidabili” motivando la decisione con “le vendite di armi a Taiwan” o la “cosiddetta cooperazione tecnico-militare” con l’isola di fatto indipendente che Pechino considera una “provincia ribelle” da “riunificare”.
Cina contro Trump: “Violano norme Wto, avviamo contenzioso”
La Cina porta davanti all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) il contenzioso con gli Stati Uniti sui dazi. Pechino ha “avviato un’azione legale contro gli Usa nell’ambito del meccanismo di risoluzione delle controversie commerciali del Wto riguardo l’aumento dei dazi sui prodotti cinesi”, ha fatto sapere il ministero del Commercio di Pechino, come riporta l’agenzia ufficiale cinese Xinhua. Si tratta, evidenzia il Wall Street Journal, di un meccanismo di fatto non operativo dal primo mandato di Trump alla Casa Bianca. Per Pechino la mossa di Washington “viola le norme del Wto e compromette le fondamenta della cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti”. La Repubblica Popolare promette di “tutelare con determinazione i suoi interessi e diritti legittimi”.
Cina vieta l’import dei sequenziatori genetici di Illumina
La Cina ha annunciato anche il divieto con effetto immediato delle importazioni di sequenziatori genetici dal produttore americano Illumina. Illumina, inserita a febbraio nella lista cinese delle “entità inaffidabili”, genera il 7% delle sue vendite dai mercati della Repubblica popolare. I sequenziatori genetici aiutano a determinare la sequenza di Dna o Rna, consentendo agli scienziati di studiare le variazioni genetiche associate a malattie e diagnosticare rare condizioni genetiche. Il ministero del Commercio, in una nota, ha spiegato che Illumina aveva sospeso le normali transazioni con le imprese cinesi e adottato misure discriminatorie nei loro confronti. A febbraio, la Cina ha anche inserito Pvh Corp, la holding che controlla marchi cone Calvin Klein e Tommy Hilfiger, nella sua lista di entità inaffidabili e ha annunciato un’indagine su Google come parte di un’ampia gamma di misure mirate alle aziende statunitensi. Le aziende aggiunte alla lista possono essere soggette a multe e a una vasta serie di altre sanzioni, tra cui il congelamento del commercio e la revoca dei permessi di lavoro per il personale straniero.
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Presidente messicana sentirà Trump prima di ritorsioni sui dazi
La telefonata tra la presidente messicana Claudia Sheinbaum e il leader Usa Donald Trump programmata per questa settimana, potrebbe essere chiave in una soluzione a breve dei dazi entrati in vigore oggi. Uno scenario che confermerebbe le previsioni degli analisti della BBVA, che stimano una veloce uscita di scena della misura. A differenza del capo di Stato canadese Trudeau, che ha subito risposto con contromisure, Sheinbaum ha preso tempo. La presidente ha annunciato che risponderà con iniziative, ma che tuttavia le annuncerà domenica. Di fatto solo dopo la chiamata con l’inquilino della Casa Bianca, probabilmente giovedì. D’altra parte, la presidente messicana ci ha tenuto più volte ad evidenziare di voler trovare una “soluzione negoziata” e che “i dazi non servono a nessuno”, mentre “occorre – ha evidenziato – trovare un coordinamento” comune. I dazi voluti da Trump, ha spiegato la presidente, finiranno per ritorcersi contro gli stessi Stati Uniti, vista anche la difficoltà “di delocalizzare un’impresa”. Gli investimenti Usa in Messico negli ultimi anni sono infatti cresciuti in modo imponente, proprio grazie al ‘nearshoring’, ovvero la possibilità di produrre in Messico (a costi più bassi). E anche secondo gli analisti della BBVA con i dazi al Messico, “gli Stati Uniti perderebbero competitività a livello globale”. Inoltre, anche l’Accordo di libero scambio nordamericano ne potrebbe uscire ammaccato. Sheinbaum ha avvertito che l’imposizione di dazi contraddice la sua essenza, e potrebbe essere oggetto di azioni legali. D’altro canto, in uno scenario in cui i dazi dovessero restare in vigore, Moody’s stima una contrazione dell’economia messicana dello 0,5%-1% nel 2025. Una tendenza che Sheinbaum si impegna a invertire, con “programmi per diversificare la destinazione dell’export”, ora diretto per oltre l’80% negli Stati Uniti.
I dazi Usa bruciano 5,9 miliardi di utili per le auto europee
Secondo gli analisti di Bloomberg Intelligence, i dazi di Trump rischiano di cancellare 5,88 miliardi di dollari di utili operativi per i grandi produttori europei. Se non verranno attuate misure di mitigazione, le più colpite sarebbero Stellantis e Volkswagen. Le case automobilistiche europee, tra cui anche Bmw e Mercedes, producono in Messico e vendono negli Usa 620.000 veicoli, mentre Stellantis importa anche dal Canada circa 170.000 unità. Nel dettaglio sono 417 mila veicoli Stellantis, 301 mila Volkswagen, 59 mila Bmw e 516 mila Mercedes. E si traduce in un impatto sull’ebit di 3,44 miliardi per Stellantis, di 1,77 miliardi per Volkswagen, di 552 milioni per Bmw e di 123 milioni per Mercedes. “Le case automobilistiche dell’Ue hanno la possibilità di spostare la produzione negli stabilimenti statunitensi, ma questo richiederà tempo e comporterà costi più elevati” spiegano gli analisti che stimano in 3.500 dollari per veicolo, complessivamente un costo di quasi 2,8 miliardi. Se invece, ma gli analisti ritengono improbabile l’ipotesi, il costo venisse trasferito sugli acquirenti, le case automobilistiche dovrebbero aumentare i prezzi dei veicoli fino a 10.000 dollari.
Fonte : Sky Tg24