I tumori del colon-retto rappresentano la terza neoplasia negli uomini e la seconda nelle donne. Sebbene la maggior parte dei casi riguardi persone anziane, l’incidenza è aumentata negli ultimi trent’anni soprattutto tra i giovani sotto i 50 anni. Un incremento registrato a livello globale dovuto, secondo gli esperti, alla diffusione di diete ricche di carne lavorata, sale e zuccheri aggiunti, un consumo eccessivo di alcol e tabacco, insieme alla scarsa attività fisica e l’obesità.
Tuttavia, si stanno esplorando anche nuove aree di ricerca come il microbiota intestinale (l’insieme dei microrganismi presenti nell’intestino). Gli esperti sospettano da tempo che il tumore del colon possa essere collegato all’azione di qualche batterio patogeno. La maggior parte delle nuove diagnosi riguarda infatti tumori “sporadici” (cioè che non hanno cause genetiche) o correlati alla presenza di malattie infiammatorie intestinali (come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa), un fattore di rischio noto per lo sviluppo di tumori, a loro volta collegate alla disbiosi intestinale, cioè alla presenza eccessiva di batteri nocivi nel microbiota intestinale, che causano infiammazione. In questo scenario si inserisce una nuova ricerca dell’Università di Toronto che ha dimostrato come un certo tipo dieta puo’ peggiorare gli effetti dannosi sul DNA di alcuni microbi intestinali, provocando il cancro del colon-retto. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Nature Microbiology.
Lo studio
“Si ritiene che il cancro del colon-retto sia causato dall’interazione di diversi fattori, come la dieta, il microbiota intestinale, l’ambiente e la genetica – ha affermato l’autore principale, Alberto Martin -. Con la nostra ricerca volevamo capire se la dieta può influenzare la capacità di specifici batteri nel causare il cancro”. Per rispondere a questa domanda, i ricercatori hanno esaminato un gruppo di topi con l’intestino colonizzato da una delle tre specie batteriche collegate precedentemente al cancro del colon-retto (il Bacteroides fragilis enterotossigeno, l’Helicobacter hepaticus o l’Escherichia coli), alimentati con tre tipi di diete diverse: una dieta equilibrata, una a basso contenuto di carboidrati e una di tipo occidentale (ricca di grassi e zuccheri).
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Una dieta a basso contenuto di carboidrati aumenta il rischio di cancro al colon
Dall’esperimento hanno scoperto che l’interazione tra un ceppo di batteri Escherichia coli e una dieta povera di carboidrati e fibre solubili, è in grado di stimolare la crescita di polipi nel colon, un precursore del cancro al colon-retto. I ricercatori hanno inoltre scoperto che una dieta carente di fibre aumentava l’infiammazione nell’intestino e alterava la comunità di microbi che normalmente vi risiedono, creando un ambiente che consentiva all’Escherichia coli, produttore di colibactina (un composto dannoso per il DNA) di prosperare, portando allo sviluppo del cancro del colon-retto. “Il nostro studio – hanno affermato i ricercatori – ha evidenziato i potenziali pericoli associati a una dieta a basso contenuto di carboidrati e fibre, un regime alimentare comunemente usato per perdere peso”.
Dieta, genetica e cancro al colon
I ricercatori hanno anche dimostrato che i topi alimentati con una dieta a basso contenuto di carboidrati avevano uno strato più sottile di muco che separava i microbi intestinali dalle cellule epiteliali del colon. Lo strato di muco agisce come uno scudo protettivo tra i batteri nell’intestino e le cellule sottostanti. Con una barriera indebolita, la colibactina può raggiungere più facilmente le cellule del colon causando danni genetici e guidare la crescita del tumore. Questi effetti erano particolarmente evidenti nei topi con mutazioni genetiche nel percorso di riparazione dei mismatch che ostacolavano la loro capacità di riparare il DNA danneggiato. La riparazione dei mismatch è un processo cellulare cruciale per il mantenimento della stabilità genomica. In poche parole, corregge gli errori che si verificano durante la replicazione del DNA, e regola diversi processi della funzione cellulare.
Difetti nella riparazione dei mismatch del DNA si riscontrano frequentemente nei pazienti con cancro colonrettale. Si stima che il 15 percento di questi tumori presenti mutazioni nei geni della riparazione dei mismatch. Le mutazioni in questi geni sono anche alla base della sindrome di Lynch, una condizione genetica che aumenta significativamente il rischio di una persona di sviluppare determinati tumori, tra cui il cancro colonrettale. “La nostra ricerca – ha spiegato Martin – suggerisce che questi pazienti dovrebbero evitare una dieta a basso contenuto di carboidrati per ridurre il rischio”.
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Fibre solubili contro il rischio di cancro al colon
I ricercatori hanno sottolineato che un ceppo di E. coli, chiamato Nissle, che si trova comunemente nei probiotici, produce anche colibactina. Sulla base di questa intuizione, i ricercatori stanno ora esplorando se l’utilizzo a lungo termine di questo un batterio probiotico sia sicuro per le persone con sindrome di Lynch o per coloro che seguono una dieta a basso contenuto di carboidrati. Con questo nuovo studio vogliono anche dare seguito a una loro ricerca precedente che ha dimostrato come l’aggiunta di fibre solubili alla dieta a basso contenuto di carboidrati è in grado di abbassarre i livelli di Escherichia coli, riducendo i danni al DNA e di conseguenza il rischio di tumore al colon.
“Abbiamo integrato la fibra e abbiamo visto che riduceva gli effetti della dieta a basso contenuto di carboidrati – hanno affermato i ricercatori -. Ora stiamo cercando di scoprire quali fonti di fibra sono più benefiche e quali lo sono meno”. Per raggiungere questo obiettivo, stanno collaborando con Heather Armstrong, ricercatrice presso l’Università di Alberta, per verificare se l’integrazione con una fibra solubile chiamata inulina possa ridurre il ceppo di Escherichia coli, produttore di colibactina, e migliorare la salute intestinale negli individui ad alto rischio, come le persone affette da malattie infiammatorie intestinali.
Malattie infiammatorie intestinali e rischio di cancro al colon
Ad oggi si calcola che in Italia soffrano di malattiie infiammatorie intestinali (IBD) circa 250mila persone, in gran parte giovani tra i 20 e i 40 anni. Se non trattata, l’IBD può irritare la parete intestinale e causare la formazione di cellule precancerose anomale. Circa 3 persone su 10 con queste cellule anomale svilupperanno un cancro intestinale entro 10 anni. Attualmente, tutte le persone affette da neoformazioni precancerose (note come displasia di basso grado (LGD)) causate da IBD sono classificate ad alto rischio di cancro intestinale. Per ridurre tale rischio esistono due opzioni: l’asportazione chirurgica dell’intestino o il monitoraggio regolare tramite colonscopie.
Fonte : Today