Il medico di famiglia rischia di scomparire

Mancano oltre 5.500 medici di medicina generale e sempre più cittadini faticano a trovare un professionista, soprattutto nelle grandi regioni. In più, a fronte di migliaia di pensionamenti, il numero di giovani medici che scelgono questa professione continua a diminuire. Una situazione allarmante al punto che la figura del medico di famiglia rischia di scomparire?

L’allarme sulla carenza di medici di medicina generale – spiega Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe – riguarda ormai tutte le regioni e affonda le radici in una programmazione inadeguata, che non ha garantito il ricambio generazionale in relazione ai pensionamenti attesi. Negli ultimi anni poi, la professione ha perso sempre più attrattività, rendendo oggi spesso difficile per i cittadini trovare un medico di medicina generale vicino casa, con conseguenti disagi e rischi per la salute, soprattutto per anziani e persone fragili”.

La crisi della professione in numeri

La fondazione Gimbe ha analizzato dinamiche e criticità normative che regolano l’inserimento del medico di famiglia nel Servizio sanitario nazionale, stimando l’entità della loro carenza nelle regioni italiane. Nonostante questo, specifica Cartabellotta “è stato possibile effettuare solo una stima media regionale delle carenze, perché la reale necessità di medici di medicina generale viene determinata dalle singole Asl nei rispettivi ambiti territoriali. Inoltre, i 21 differenti Accordi integrativi regionali introducono notevoli variabilità nella distribuzione degli assistiti per medici di famiglia, con il rischio di sovra- o sotto-stimare il fabbisogno reale rispetto alle specifiche situazioni locali”.

La carenza di medici di medicina generale in Italia è una delle principali criticità del Servizio sanitario nazionale. Secondo il presidente della fondazione Gimbe “i criteri per definire il numero massimo di assistiti per medici di medicina generale non hanno mai considerato l’evoluzione demografica degli ultimi 40 anni, né tengono presente le proiezioni per il prossimo decennio”. Dal 1984 al 2024, la popolazione con età pari o superiore a 65 anni è quasi raddoppiata, passando dal 12,9% (7,29 milioni) al 24% (14,18 milioni), mentre la percentuale di over 80 è più che triplicata, raggiungendo il 7,7% (4,5 milioni). Le previsioni Istat indicano che entro il 2034 gli over 65 rappresenteranno il 29,4% della popolazione e gli over 80 il 9,1%, con un aumento significativo della domanda di cure per patologie croniche.

Circa il 51,7% dei medici ha in carico più di 1.500 assistiti – limite fissato dall’Acn, l’Accordo collettivo nazionale -, con picchi del 74% in Lombardia e del 68,7% in Veneto. Questo sovraccarico riduce il tempo dedicato ai pazienti e compromette la qualità dell’assistenza. Una situazione aggravata anche dall’aumento delle zone carenti, dove il rapporto ottimale tra medici e popolazione è passato da uno ogni 1.000 residenti a uno ogni 1.200, una modifica che, secondo Cartabellotta, “è solo un escamotage per mascherare la carenza”.

Fonte : Wired