Il Tecnopolo di Bologna cambia nome e logo: da oggi è “Dama”

Un nuovo nome. Un nuovo logo. E nuovi investimenti per fare a Bologna la “Data Valley” italiana. Il Tecnopolo diventa il Dama, un acronimo che racchiude le parole dati e manifattura, con un chiaro riferimento a Leonardo, in particolare al suo capolavoro “La dama con l’ermellino”.

Un’operazione che porterà nell’ex Manifattura Tabacchi di via Stalingrado due miliardi di investimenti e farà salire il numero degli occupati nelle strutture a oltre 2.000. Lo stesso numero di persone che impiegava la lavorazione del tabacco di questa struttura negli anni di massima espansione. Progettata negli anni 50 da Pier Luigi Nervi, si estende per un’area industriale di 120 mila metri quadri ed è tuttora oggetto di una vasta opera di riqualificazione industriale che porterà nei prossimi mesi queste aree ad ospitare un’Università dell’Onu, la prima in Italia, e la quattordicesima nel mondo.

Il nuovo supercomputer Cineca, Poggiani: “Sarà 10 volte più potente di Leonardo”

Ma qui c’è già il consorzio inter-universitario Cineca. Qui c’è già il supercomputer Leonardo e la sua estensione, Lisa, costati 430 milioni e finanziati per metà da fondi europei. E qui arriveranno tra pochi mesi due computer quantistici e entro l’anno prossimo un altro supercomputer, “10 volte più potente di Leonardo e 40 volte più capace di addestrare sistemi di intelligenza artificiale”, ha spiegato Alessandra Poggiani, direttrice generale di Cineca. Mentre, ricorda Poggiani, è in corso di realizzazione una nuova AI Factory, il cuore del nuovo supercomputer in arrivo entro marzo 2026. Ancora. È in corso di assegnazione un bando per la creazione di un parco eolico che possa aiutare nella gestione dei costi di energia del supercomputer. Attualmente, ha spiegato Poggiani, ha un costo di circa 10 milioni l’anno. Che potranno triplicare quando saranno accese le nuove macchine. Una sfida nella sfida.

Una sfida a Big Tech: “Un’azione pubblica di questo tipo è pensabile solo in Europa”

Elementi di un progetto più ampio, che vede Bologna impegnata in una sfida all’innovazione guidata solo dai privati. Diversi sono stati i riferimenti ai colossi tecnologici americani. “Stare in questo settore per il pubblico è una sfida enorme”, ha spiegato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale. “Le classifiche corrono veloci. Le nuove tecnologie diventano presto obsolete. Ma dobbiamo dare ai cittadini la percezione di quanto investire in questo settore sia importante. Non può essere tutto nelle mani di Big Tech, che non hanno per forza gli stessi obiettivi di valori e di democrazia del pubblico. Credo che l’Europa sia l’unico posto al mondo dove si può pensare nel settore delle tecnologie avanzate un’azione pubblica. Speriamo che dal parlamento europeo arrivi un’ulteriore spinta in questa direzione”.

L’Università dell’Onu: a Bologna in arrivo altri enti

Nel Dama ci sono già diversi enti pubblici. Altri arriveranno. C’è il centro di ricerca Enea per le energie rinnovabili, l’Agenzia Italiana per la Meteorologia e il Clima ItaliaMeteo, il Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici. Un elenco lunghissimo che si amplierà per creare a Bologna nel tempo una città della scienza. La scelta dell’Onu di aprire lì una sua università non è un caso. Le ragioni le ha spiegate il vicepresidente della regione, Vincenzo Colla: “Sono tre, le hanno spiegate loro. Il primo è che Bologna è sede della più antica università del mondo. La seconda è la presenza del supercomputer. La terza è per gli studi sul clima”. Diventati già cruciali. Nel Dama c’è il Centro Europeo per le previsioni tecnologiche di medio termine (Ecmwf), capace di elaborare milioni di dati e dare previsioni meteo ai governi non solo su breve periodo, ma anche stagionali. Altro tassello di un polo che fa dei dati e della loro elaborazione la bussola per guidare ricerca e manifattura nel futuro.

Fonte : Repubblica