Grazie a un progetto sostenuto da Regione Lombardia, la Biblioteca Ambrosiana di Milano ha digitalizzato un’importante collezione di manoscritti in arabo. La piattaforma “Nainuwa” consentirà di consultare testi antichi appartenenti alla tradizione cristiana e islamica da remoto, facilitando le attività di ricerca e il dialogo interreligioso.
Milano (AsiaNews) – Consultare e fare ricerca su antichi manoscritti in arabo dal proprio computer o persino dal proprio cellulare grazie all’intelligenza artificiale. È questo il progetto realizzato dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano grazie a un finanziamento di Regione Lombardia e alla collaborazione con l’azienda viennese Treventus Mechatronics.
A partire dal 5 marzo 2025 sarà possibile accedere alla piattaforma “Nainuwa” che utilizza le funzionalità messe a disposizione dall’AI per il riconoscimento dei testi scritti a mano. Non saranno solo disponibili le immagini dei manoscritti, ma anche le trascrizioni dei testi. Il progetto, che prevede la digitalizzazione di un migliaio di manoscritti arabi nell’arco di circa tre anni anni, renderà subito disponibili online 250 testi e 96mila pagine, tra cui un Corano in scrittura sufica con miniature in oro risalente all’VIII-IX secolo (v. foto 1) e una traduzione dei Vangeli in arabo realizzata nel monastero di Sant’Antonio, in Egitto, nel 1280, copiando la traduzione originale di Abu l-Farag Hibatullah al-As’ad Ibn al’Assal (v. foto 2).
Nonostante già nel 2019 fosse stata inaugurata una versione digitale della Biblioteca, con il progetto “Arabic Manuscripts in the Veneranda Biblioteca Ambrosiana: the digital collection”, “per il quale siamo grati del supporto ricevuto da Regione Lombardia, la Biblioteca Ambrosiana conferma sia la propria vocazione di essere nata ‘per la gloria di Dio e per l’utilità comune’, sia la particolare attenzione che il suo fondatore, il cardinale Federico Borromeo, sempre ebbe per la lingua e la cultura arabe”, ha commentato mons. Francesco Braschi, viceprefetto e direttore delle classi Slavica, Africana e Orientalis dell’Accademia Ambrosiana, durante l’evento di inaugurazione che si è tenuto oggi 4 marzo a Milano.
Il cardinale Borromeo, che – come ha ricordato mons. Braschi – era stato membro della commissione incaricata di rivedere la Vulgata, la traduzione in latino della Bibbia, e per questo compito aveva consultato le Scritture anche nelle versioni delle varie lingue orientali, in seguito incaricò i propri agenti di acquistare codici e manoscritti cristiani e islamici dal Vicino Oriente. È infatti noto “il valore che egli attribuiva ai rapporti con le Chiese orientali, in particolare maronita e copta, per custodire e valorizzare il patrimonio culturale arabo cristiano”, ha continuato mons. Braschi.
L’Ambrosiana, inaugurata nel 1609, oggi dispone di un patrimonio di circa un milione di volumi a stampa e 35mila manoscritti raccolti tra il XVI e il XX secolo rappresentanti tradizioni culturali e religiose diverse, da quella turco-ottomana a quella irachena o egizia. Il fondo arabo è sicuramente “il più importante e il più prezioso di Milano”, ha ricordato mons. Marco Maria Navoni, prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, durante l’inaugurazione.
La parte più cospicua del fondo antico dell’istituto è composta da opere della letteratura musulmana, per cui lo stesso Borromeo, che nel 1627 realizzò un compendio per spiegare la fede cristiana alle popolazioni di tradizione islamica, ebbe sempre una particolare attenzione. Anche per questo la digitalizzazione dei manoscritti in arabo si colloca “in continuità assoluta con la sensibilità di Federico Borromeo”, ha ribadito mons. Braschi. Anche il direttore della Biblioteca, mons. Federico Gallo, ricordando le collaborazioni con la Notre Dame University (che negli anni ‘60 aveva raccolto su microfilm alcuni manoscritti conservati all’Ambrosiana) e con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nella divulgazione delle opere antiche, ha espresso la speranza che il progetto possa favorire il dialogo interreligioso.
L’assessore regionale alla Cultura, l’avvocata Francesca Caruso, ricordando l’imminente apertura di nuovi bandi per i programmi culturali, in riferimento alle attività dell’Ambrosiana, ha sottolineato che “questi sono i progetti che rendono orgogliosa Regione Lombardia”. Il dottor Fabio Cusimano, responsabile della catalogazione e della digitalizzazione delle opere dell’istituto, ha ribaditoo l’importanza di rendere accessibile a chiunque il patrimonio della Biblioteca Ambrosiana, utilizzando le nuove tecnologie che permettono di superare il concetto di “immagini digitali di oggetti analogici”.
Progressi su cui ha fatto affidamento la Treventus Mechatronics. Come ha spiegato il co-fondatore dell’azienda, l’ingegnere Stephan Tratter, l’acquisizione in forma digitale dei contenuti dei manoscritti è stata resa possibile grazie a uno ScanRobot che raccoglie i dati sulla pagina anche se il manoscritto non viene completamente aperto. Il nome della piattaforma, Nainuwa, ha continuato Tratter, corrisponde alla trascrizione latina del nome arabo di Ninive, antica città della Mesopotamia che ospitava una biblioteca, la Biblioteca reale di Assurbanipal, risalente al 1.800 a.C. e che al suo interno custodiva 25mila tavolette d’argilla in scrittura cuneiforme, l’intero sapere dell’epoca.
Fonte : Asia