Proporre una dieta molto varia fin dallo svezzamento riduce il rischio di allergie alimentari nei bambini: lo studio

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Le allergie alimentari interessano sempre più bambini del mondo, ma secondo uno studio svedese introdurre una dieta varia intorno ai nove mesi di vita potrebbe ridurre il rischio del 45 percento. Gli esperti: “Rivedere le linee guida pediatriche”.

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Le allergie alimentari sono un problema sempre più diffuso tra i bambini, tuttavia proporre una dieta più varia fin dai primi mesi dello svezzamento potrebbe ridurre significativamente il rischio di sviluppare reazioni indesiderate causate dal contatto con determinati ingredienti. A dirlo è un recente studio svedese pubblicato su Pediatric Allergy and Immunology che ha la relazione tra la loro dieta nei primi mesi di vita e lo sviluppo di allergie entro i 18 mesi.

Secondo gli autori della ricerca, uno dei motivi dietro al boom di allergie alimentari che sta interessando la fascia pediatrica risiederebbe infatti proprio nell’introduzione ritardata di alimenti allergenici. Una scoperta che, a detta degli esperti, dovrebbe portare a una seria revisione le linee guida pediatriche sull’alimentazione infantile.

Una questione globale

L’incremento vertiginoso delle allergie alimentari è un fenomeno che sta interessando praticamente tutti i Paesi industrializzati. Negli Stati Uniti il problema appare ormai evidente – oggi le allergie ad un dato alimento colpiscono circa 1 bambino americano su 13 – ma anche in Italia la questione si sta facendo sempre più seria: secondo il report del 2024 Epifa: Epidemiology of Pediatric Italian Food Allergy, tra il 2009 e il 2021 nel Belpaese si è infatti assistito a un incremento del 34 percento delle allergie alimentari tra i più piccoli, con i numeri che diventano ancora più importanti nella fascia sotto ai tre anni d’età, dove la crescita è stata addirittura del 120 percento.

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Questo fenomeno ha destato grande interesse nella comunità scientifica, che ha individuato diverse possibili cause, tra cui il cambiamento delle abitudini alimentari, la ridotta esposizione al sole e la cosiddetta “ipotesi igienica”, secondo la quale la minore esposizione ai microbi nell’infanzia renderebbe il sistema immunitario più propenso a reagire in modo eccessivo ad alcuni alimenti. La ricerca presentata dal team della Umeå University sembra aggiungere un nuovo tassello a questa complessa situazione.

L’importanza della varietà alimentare a 9 mesi

Lo studio ha analizzato i dati di 2.060 neonati per capire come la loro dieta influenzasse le successive possibilità di sviluppare un’allergia alimentare. I risultati hanno così mostrato che introdurre un’ampia varietà di cibi – almeno 13 o 14 diversi – già durante il nono mese di vita può contribuire a ridurre il rischio di allergie alimentari del 45 percento.

Curiosamente, lo stesso effetto protettivo non è stato riscontrato nei bambini che avevano una dieta altrettanto varia già a sei mesi, periodo che tra l’altro viene indicato dall’OMS come il limite minimo raccomandato per l’allattamento esclusivo al seno del bebè. Questo dato ha dunque suggerito agli studiosi l’esistenza di una finestra temporale ottimale per abituare il sistema immunitario a tollerare determinati alimenti, mentre un’introduzione troppo precoce potrebbe non garantire lo stesso beneficio.

L’analisi della dieta e le allergie più comuni

Per raccogliere i dati, i ricercatori hanno chiesto ai genitori di compilare alcuni questionari sulla dieta dei loro figli a sei e nove mesi. L’indagine ha considerato 14 alimenti, tra cui alcuni comunemente allergenici come grano, uova, pesce, latticini, frutta secca e soia. All’età di 18 mesi, 100 bambini tra quelli studiati sono risultati affetti da allergie alimentari. Tra queste, le più frequenti sono risultate essere l’allergia al latte vaccino (69 casi) e alle uova (35 casi), confermando che questi alimenti rappresentano le principali fonti di sensibilizzazione nei primi anni di vita.

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Durante l’analisi dei dati rilevati, i ricercatori hanno anche  tenuto conto dei vari elementi che avrebbero potuto influenzare i risultati, come la storia familiare in fatto di allergie, la durata dell’allattamento al seno e perfino il livello di istruzione materna. Anche dopo aver considerato questi aspetti, la correlazione tra una dieta diversificata a nove mesi e la riduzione del rischio allergico è però rimasta evidente. Anzi, gli approfondimenti degli studiosi hanno anche sottolineato che i bambini con una predisposizione all’eczema potrebbero trarre importanti benefici da questa strategia alimentare.

Prospettive per il futuro

Come sottolineato dal New York Post, questi risultati si allineano a studi precedenti che hanno evidenziato i benefici dell’introduzione precoce di cibi allergenici. Una ricerca del 2019 aveva ad esempio dimostrato che offrire alimenti contenenti arachidi tra i 4 e i 6 mesi riduce il rischio di sviluppare allergia alle arachidi. Questi studi suggeriscono chela modalità e il momento dell’introduzione degli alimenti nella dieta infantile possono giocare un ruolo cruciale nel determinare il rischio di allergie.

Se dunque fino a qualche decennio fa si riteneva che l’introduzione di troppi alimenti allergenici potesse scatenare reazioni avverse, spingendo molti genitori a evitarli, oggi, invece, gli esperti sottolineano l’importanza di un’esposizione regolare e ripetuta durante l’infanzia per facilitare lo sviluppo della tolleranza, favorendo, se possibile, un’alimentazione varia, ricca di frutta, verdura e legumi (molto apprezzati per il loro contenuto di fibre e vitamine) per ridurre ulteriormente il rischio allergico nei piccoli.

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Fonte : Fanpage