Trump e l’Ucraina, quanto contano gli aiuti Usa? E l’Europa può sopperire?

Il terzo canale di finanziamento è rappresentato dal Foreign military financing (Fmf), con 4,65 miliardi di dollari appropriati dal Congresso sia per l’Ucraina che per i paesi colpiti dalla situazione ucraina. A differenza degli altri strumenti, l’Fmf può assumere anche la forma di prestiti: il primo pacchetto supplementare ha infatti previsto 4 miliardi di dollari in autorità di prestito e altrettanti in garanzie di prestito per gli alleati Nato.

A questi si aggiungono le vendite commerciali dirette di armi, autorizzate per oltre 1,6 miliardi di dollari dal 2015 al 2023, principalmente per equipaggiamenti di puntamento, equipaggiamento protettivo personale e munizioni.

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Gli aiuti militari europei all’Ucraina

Sul fronte specifico del supporto militare, l’Ue ha già erogato 61 milioni, ma se si considerano gli impegni già presi si arriva a 72,2 miliardi di euro, cifra che supera i 65,6 miliardi promessi dagli Stati Uniti. Il contributo europeo comprende principalmente donazioni dirette di equipaggiamenti attraverso diversi meccanismi.

Il principale è lo European peace facility (Epf), un fondo fuori bilancio dell’Ue che ha stanziato circa 6,1 miliardi di euro come rimborsi agli Stati membri per le armi inviate all’Ucraina. A questo si aggiungono le forniture nazionali dirette da parte dei singoli paesi, con la Germania in prima linea (7,15 miliardi in armi pesanti), seguita da Paesi Bassi e Regno Unito.

L’assistenza finanziaria europea è coordinata principalmente attraverso il macro-programma di prestiti da 18 miliardi di euro lanciato nel 2023, sostituito nel 2024 da un nuovo piano quadriennale da 50 miliardi.

A differenza degli aiuti militari, che sono principalmente donazioni, questi pacchetti finanziari assumono la forma di prestiti a lungo termine con condizioni favorevoli garantiti dal bilancio comunitario.

A questi si affiancano i programmi bilaterali dei singoli paesi, con particolare attenzione alla ricostruzione di infrastrutture critiche e servizi essenziali. Una peculiarità dell’approccio europeo è inoltre l’elevato investimento nell’accoglienza dei rifugiati, quantificabile in oltre il 4% del Pil per paesi come Polonia (4,66%) ed Estonia (4,33%), una componente che non figura nei calcoli dell’assistenza americana.

Fonte : Wired