“Abbiamo iniziato con un servizio non critico come i pass disabili proprio per dimostrare i benefici dell’automazione“, racconta Curioni. Il successo è stato immediato: oltre 30 mila richieste gestite in automatico, con un risparmio di tempo enorme sia per i cittadini che per gli uffici. Da lì è partita una vera e propria rivoluzione silenziosa che sta prendendo sempre più velocità.
Oggi sono 24 i processi completamente digitalizzati: dall’assegnazione degli alloggi popolari ai servizi per i giovani, dall’urbanistica alla rateizzazione delle multe. Un esempio? “La rateizzazione delle cartelle esattoriali prima richiedeva settimane di lavoro manuale, oggi l’80% delle 10mila richieste annue viene gestito in automatico in pochi giorni“, spiega il dirigente.
La formazione come chiave
Il segreto del successo non è solo tecnologico. “Ho chiesto che i miei collaboratori venissero inserite nel team del fornitore, imparando sul campo come si lavora con questi strumenti in modalità Agile“, dice Curioni. Niente più specifiche infinite e attese di mesi, ma sviluppo incrementale e test continui.
L’approccio sta funzionando decisamente bene. L’avvio ha richiesto tempo perché molte componenti riutilizzabili dovevano essere implementate per la prima volta. Tuttavia, una volta creati i primi servizi digitali, in realtà quelli successivi si possono realizzare in tempi sensibilmente minori. Il processo di digitalizzazione ha funzionato così bene che oggi il Comune collabora con sei system integrator diversi per aumentare la velocità. La standardizzazione della piattaforma permette di scegliere il partner più adatto per ogni progetto, mantenendo il controllo interno delle competenze chiave.
La sfida più grande però deve ancora venire: ci sono altri 200 servizi da digitalizzare, rispetto ai 400 e più già digitalizzati. “Oltre a completare la trasformazione digitale, dovremo anche spegnere i canali ridondanti che creano complessità gestionale“, dice Curioni, che aggiunge “togliere è sempre più difficile che aggiungere“.
Il prossimo passo è la digitalizzazione completa di tutti i processi del welfare, con la gestione integrata di tutti i servizi sociali. Ma la vera rivoluzione sarà culturale: “Il digitale non è un optional ma lo strumento principale di interazione con il Comune“, dice Curioni. La tecnologia c’è, le competenze si stanno costruendo. La sfida è anche tenere i talenti, i programmatori ‘bravi’, sempre più corteggiati dal privato. Ma i risultati parlano chiaro: quando la pubblica amministrazione abbraccia davvero l’innovazione, i benefici per i cittadini sono immediati e tangibili. L’obiettivo è finire tutto entro la fine dell’attuale sindacatura.
L’integrazione è la chiave
Non è solo questione di digitalizzare moduli e procedure. I servizi sono già digitali, solo che funzionano su vecchi sistemi antiquati, eredità del passato (per questo gli informatici li chiamano ‘sistemi legacy’) che avrebbero costi proibitivi se dovessero essere fermati e riprogrammati da zero. “Invece, la piattaforma che abbiamo scelto può dialogare perfettamente con i sistemi legacy“, dice Curioni. Il vantaggio è duplice: non serve migrare database storici e si possono valorizzare gli investimenti già fatti. La vera innovazione sta da un’altra parte: nell’orchestrazione dei processi.
Fonte : Wired