Leonardo, le azioni schizzano su. I titoli delle aziende europee della difesa, produttrici di armamenti e sistemi militari, hanno registrato guadagni record in risposta ai piani di riarmo annunciati dai leader europei al vertice di Londra. Gli investitori hanno immediatamente reagito alla prospettiva di maggiori spese militari, facendo salire il valore delle azioni delle aziende che producono armamenti, con aumenti superiori al 10% in un solo giorno di contrattazioni. Si tratta di un’accelerazione di un trend già in atto da mesi, alimentato dalle crescenti tensioni geopolitiche e dalla corsa europea ad aumentare la propria autonomia difensiva.
Mai così in alto le azioni della difesa
Le azioni delle aziende che producono armi e sistemi militari hanno raggiunto livelli mai visti prima. L’italiana Leonardo è stata tra le protagoniste, con un balzo del 15% in Borsa a Milano, arrivando a toccare i 45,5 euro per azione. Comportamento simile lo si è visto per le “cugine” europee: la britannica Bae Systems è salita del 17%, la tedesca Rheinmetall del 14,4%, la francese Thales del 15% e Dassault Aviation addirittura del 16,7%. Anche le aziende che operano principalmente nel settore aeronautico civile, ma hanno divisioni militari, hanno beneficiato di questa tendenza. Airbus, il principale costruttore europeo di aerei di linea, ha registrato un aumento del 3%, mentre la francese Safran è cresciuta del 2,7%. Particolarmente notevole è stata la performance di Rolls-Royce, che ha guadagnato un ulteriore 6%, raggiungendo un nuovo record storico. Altre società del settore tecnologico militare hanno visto crescere le loro azioni: l’azienda britannica QinetiQ è salita dell’8% e la francese Dassault aviation del 14%.
Gli analisti di Jp Morgan, in una nota di questa mattina, hanno fatto sapere che nei prossimi 12 mesi le azioni delle aziende europee della difesa varranno in media il 25% in più rispetto alle loro stime precedenti. Questo entusiasmo ha contagiato tutte le Borse europee: Milano ha guadagnato l’1,43%, Francoforte il 3%, Parigi l’1,6% e Londra lo 0,9%.
I governi europei mettono mano al portafoglio
A spingere il rally del comparto sono state anche le dichiarazioni di Ursula von der Leyen al vertice londinese sul bisogno di riarmare l’Europa con urgenza, con un piano che la Commissione presenterà al Consiglio europeo del 6 marzo. I leader europei stanno già annunciando aumenti della spesa militare. Il presidente francese Emmanuel Macron ha proposto di portare rapidamente gli investimenti in difesa al 3,5% del Pil per tutti i paesi europei, un tema che sarà centrale nel vertice europeo straordinario di giovedì. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha firmato un accordo da 1,6 miliardi di sterline per fornire all’Ucraina 5mila missili di difesa aerea, che saranno prodotti a Belfast, creando nuovi posti di lavoro nel Regno Unito. Particolarmente significativo è il piano della Germania, dove si sta valutando la creazione di un fondo speciale di circa 400 miliardi di euro dedicato alla difesa. Con tutti questi piani in cantiere, quali sono le prospettive future per il settore?
Gli esperti prevedono una crescita sostenuta per tutto il comparto della difesa europeo negli anni a venire. Secondo le stime, la spesa militare in Europa aumenterà del 6,1% ogni anno fino al 2035, un ritmo molto più veloce rispetto a Stati Uniti (1,7%), Russia (3,2%) e Cina (3,1%). Gli analisti di JPMorgan sono convinti che siamo all’inizio di un nuovo ciclo di riarmo europeo e che molti dei 30 paesi della Nato annunceranno presto significativi aumenti dei loro budget militari.
Nel caso di aziende come Leonardo, le azioni trarranno vantaggio non solo dall’aumento della spesa per la difesa continentale (in particolare nell’elettronica e nella sua joint venture per veicoli terrestri con Rheinmetall), ma anche dal fatto che Bruxelles implementi un’indennità di bilancio per la difesa, come si è discusso di fare. Italia e Spagna, date le loro prospettive macroeconomiche, farebbero altrimenti fatica a raggiungere anche l’obiettivo del 2% del Pil entro il 2029.
Fonte : Wired