Che il bitcoin fosse un asset volatile si sapeva. Ma ultimamente la questione sta diventando sin troppo complicata da gestire anche per chi è del mestiere.
I fatti sono questi: la scorsa settimana la criptovaluta creata nel 2008 da Satoshi Nakamoto (nome di fantasia dietro il quale potrebbe nascondersi chiunque, e anche un governo: nessuno l’ha mai visto) è crollata attorno agli 80mila dollari. E’ accaduto all’improvviso, dopo che, qualche mese fa, aveva toccato massimi storici oltre sfiorando i 110mila dollari a gennaio 2025. Il picco si era registrato in coincidenza con l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump: il tycoon aveva mostrato grande interesse per le criptovalute fino a creare la figura di uno “zar” praticamente plenipotenziario che risponde al nome di David Sacks.
Gli investitori si preparavano a una discesa fino a 70mila dollari, cioè la quota cui l’asset stazionava fino all’elezione del nuovo presidente statunitense, e prima, cioè, del rally che al risultato è seguito.
Lunedì 3 marzo la notizia di una nuova risalita: il bitcoin ha sfiorato i 90mila dollari.
C’entra, manco a dirlo, ancora Trump: a gennaio, infatti, aveva emanato un ordine esecutivo in cui annunciava la creazione di un gruppo di lavoro sulle criptovalute che esplorasse la possibilità di creare una riserva strategica statunitense, senza specificare di quali si trattasse. Domenica 2 marzo, con un post sul proprio social network Truth, aveva fatto i nomi dei criptoasset che entrerebbero nell’ipotetico forziere: ether, XRP, solana and cardano.
Tanto è bastato per rincuorare gli investitori: nonostante non ci sia nulla di certo, le scommesse sono fioccate da subito e il bitcoin ha riguadagnato terreno nel giro di poche ore. Nessuno vuole perdersi il botto. Non solo: ether è salito del 20% dai minimi di venerdì scorso, Xrp e Solana del 30% (sempre rispeto alla chiusura di venerdì), mentre Cardano ha guadagnato addirittura il 60%.
“Mi assicurerò”, ha scritto Trump, “che gli Stati Uniti siano la criptocapitale del mondo”. Quella americana dovbrebbe essere una sorta di garanzia, nelle speranze di chi investe: se le detiene il Tesoro americano, si può fare. Non hanno fatto i conti con la volubilità di Trump.
L’effetto degli annunci su un comparto senza regole
Inutile fare analisi tecniche, commenta con Wired Roberto Garavaglia, consulente strategico in ambito blockchain. “Possiamo esercitarci coi grafici, ma non dobbiamo dimenticare l’effetto che questi annunci hanno sui mercati. Soprattutto in un comparto come quello delle criptovalute, e in un paese in cui le regole non ci sono; ma che, soprattutto, non ha alcuna intenzione di darsele”.
Fonte : Wired